Possiamo definire l’ansia come uno stato emotivo generato da una percezione della realtà come minacciosa e di se stessi come incapaci di fronteggiare gli eventi. La parola chiave è appunto “percezione”, in quanto non si tratta di una realtà oggettiva ma questo è il modo in cui chi prova ansia vede le cose.

Vediamo più da vicino quali sono le credenze centrali delle persone ansiose (Sassaroli, Lorenzini, Ruggiero):

  • Timore sproporzionato di danno e tendenza a previsioni negative o pensiero catastrofico: tendenza a prevedere una più larga gamma di conseguenze negative rispetto alle persone non ansiose e a vedere tali eventi negativi come inevitabili e irreparabili;
  • Timore dell’errore o perfezionismo patologico: tendenza a porre la propria attenzione sugli errori e le imperfezioni presenti nei compiti eseguiti invece che sui risultati positivi, e a credere che tali errori conducano inevitabilmente a conseguenze negative e catastrofiche;
  • Intolleranza dell’incertezza: tendenza a pensare di non poter sopportare emozionalmente il fatto di non conoscere perfettamente tutti i possibili scenari ed eventi futuri, di non poter sopportare il dubbio che tra i possibili avvenimenti futuri ve ne possano essere alcuni negativi e a temere che, qualora vi siano delle possibilità negative in un certo scenario, saranno queste che inevitabilmente si realizzeranno;
  • Autovalutazione negativa: tendenza a prevedere scenari catastrofici derivanti direttamente da una valutazione negativa di sé e dalla propria incapacità di far fronte agli eventi negativi;
  • Bisogno di controllo: estenuante perseguimento dell’illusoria capacità di poter impedire che si avverino tutte le possibilità negative temute attraverso il rimuginio e la manipolazione continua di alcuni aspetti della realtà;
  • Intolleranza delle emozioni: tendenza ad interpretare ogni stato emotivo intenso, persino positivo (gioia, felicità, soddisfazione), come disagevole e negativo;
  • Senso eccessivo di responsabilità: tendenza a ritenere se stessi come primi responsabili degli scenari negativi raffigurati.

stato emotivo ansiaQueste credenze, se eccessivamente frequenti e intense, portano chi le sperimenta a vivere in uno stato di continuo allarme e attivazione, a percepirsi come incapace e impotente di fronte agli eventi della vita, a vedere gli altri e il mondo esterno sempre come pericolosi e a vivere pensieri ed emozioni come qualcosa di travolgente e inarrestabile.

Il terapeuta cognitivo comportamentale aiuta la persona ansiosa ad avere un atteggiamento di distacco critico verso le proprie percezioni e i propri stati d’animo, cosicché che non vengano più vissuti come inevitabili e incontrollabili ma come analizzabili, criticabili e modificabili.

Stimola inoltre il paziente a giustificare la sua paura con dei ragionamenti logici e a dimostrare agli altri, ma soprattutto a se stesso, se e quanto i suoi timori siano fondati. Sono quattro i parametri attraverso cui il terapeuta cognitivo comportamentale aiuta la persona ansiosa a contrastare le sue credenze disfunzionali con delle argomentazioni più razionali:

  • Gravità: quanto è davvero pericoloso questo evento? Quali danni può portare? Possiamo determinare e quantificare con precisione questi danni?
  • Probabilità: quanto è davvero probabile che accada questo evento? Quante volte è accaduto in passato? A lei è mai successo?
  • Sopportazione: E se anche accadesse? Possiamo immaginare cosa accadrebbe dopo? Saremmo davvero del tutto annichiliti? Siamo sicuri che non saremmo in grado di sopportare lo stato d’animo negativo che ne conseguirebbe? Quanto dura uno stato d’animo negativo?
  • Rimediabilità: siamo sicuri che, una volta avvenuta la cosiddetta catastrofe, non si possa poi fare nulla per rimediare o attutire le conseguenze?

È possibile inserire questi quattro elementi all’interno di un’equazione:

  • gravità x probabilità
  • sopportazione x rimediabilità

ansia e stati emotiviQuesto vuol dire che l’ansia è direttamente proporzionale alla percezione di gravità del pericolo e alla probabilità che si verifichi, e inversamente proporzionale alla capacità di sopportare e rimediare (Salkovskis).

Sarà così possibile ristrutturare le credenze centrali dell’ansia e sostituirle con un atteggiamento più fiducioso, indulgente ma soprattutto più razionale verso se stessi, gli altri e il mondo.

 

Cuijpers, P., Sijbrandij, M., Koole, S.L., Huibers, M., Berking, M., Andersson G. (2014), “Psychological treatment of generalized anxiety disorder: A meta-analysis”. In Clinical Psychology Review, 34(2), pp. 130-140.

Dott.ssa Annarita Scarola

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