Il Disturbo Bipolare è un disturbo dell’umore che colpisce circa il 3% della popolazione generale nell’arco della vita.

Esordio del disturbo

Generalmente ha un esordio brusco, che avviene di solito in adolescenza o nella prima età adulta, ma può essere anche meno evidente, manifestandosi con umore irritabile, discontrollo comportamentale e deficit attentivi. Colpisce allo stesso modo maschi e femmine.

È caratterizzato da continue oscillazioni del tono dell’umore ed è un disturbo complesso e difficile da riconoscere per diverse ragioni:

  • Non ha un andamento lineare nel tempo, poiché è caratterizzato da un tipico altalenarsi di periodi di maniacalità e depressione. Da un lato appare un atteggiamento generale di marcata lunaticità ed instabilità affettiva, dall’altro  ci sono periodi in cui l’umore si fissa o sul versante depressivo o sul versante maniacale;
  • È caratterizzato da un quadro sintomatologico molto variegato: le persone che presentano un disturbo bipolare possono presentare sintomi secondari di varia natura come abuso di sostanze, sintomi psicotici (come deliri ed allucinazioni), disturbi di personalità, disturbi d’ansia, disturbi del controllo degli impulsi, disturbi del sonno e dell’alimentazione;
  • il paziente non sempre ha una percezione di sé come sofferente. Quando si trova in fase depressiva sta male ma generalmente, in seguito ad un successo, il valore percepito di sé aumenta con anche l’impegno a voler perseguire traguardi sempre più grandiosi: questa è la fase di maniacalità, in cui la persona è talmente concentrata sui suoi successi da “dimenticare” quanto è stata male nella fase depressiva e da non rendersi conto dei pericoli a cui si espone (la fase maniacale è spesso accompagnata da comportamenti impulsivi e pericolosi). Quando però un certo risultato o non viene raggiunto o, per quanto positivo, è ritenuto insufficiente, il soggetto percepisce un vissuto di fallimento ed entra nuovamente nella fase depressiva, abbassando le aspettative di successo e ponendosi obiettivi molto modesti.  

La persona non ha consapevolezza di avere una psicopatologia poiché le fasi depressive sono limitate nel tempo e il malessere sperimentato in tali fasi viene annullato dalle fasi in cui l’umore diventa maniacale, che non solo sono percepite come normali dal paziente, ma ha addirittura la percezione di sentirsi davvero bene! E per questo non è motivato a chiedere aiuto.

Le fasi del bipolarismo

Vediamo più dettagliatamente in cosa consistono le varie fasi del disturbo bipolare:

  • L’ipomania è quella fase in cui la persona si sente eccitata, sente di avere maggiore energia fisica e psichica, riduce le ore di sonno, si sente più efficiente, è più euforica e loquace, sente di avere maggiori potenzialità, tutto sembra possibile e fattibile e la sua autostima aumenta. Tuttavia questo porta spesso a sottovalutare le conseguenze delle proprie azioni, che generalmente in questa fase sono impulsive, avventate e, di conseguenza,  pericolose per sé o per gli altri. La persona ipomaniacale si sente pi sicuro di sé e disinibito anche in ambito delle relazioni sociali, fino ad assumere anche comportamenti socialmente inappropriati.

Si parla di mania quando l’eccitazione e l’impulsività diventano talmente elevati da non parlare più semplicemente di maggiore sicurezza in se stessi ma addirittura di  comportamento caotico, lunatico, inconcludente, irritabile.

La persona può passare dal riso alla rabbia molto velocemente, la successione dei pensieri e delle parole diventa talmente rapida che i discorsi sono incoerenti e sconclusionati. L’attenzione salta da una cosa all’altra, la persona è letteralmente su di giri, sperimenta livelli talmente alti di energia da non avere bisogno di dormire o di mangiare.

La sensazione di avere enormi potenzialità personali può aggravarsi fino a divenire delirio di onnipotenza, di grandezza: si può arrivare anche ad avere allucinazioni uditive, visive o olfattive; possono tuttavia comparire anche deliri di persecuzione o controllo.

bipolarismo-cause

Anche il desiderio sessuale può aumentare, facilitando la messa in atto di comportamenti impulsivi; la persona appare totalmente disinibita, non smette un attimo di parlare (anche se in altri momenti è apparsa come timida e riservata). Inoltre non è capace di valutare le conseguenze delle proprie azioni né è consapevole di stare male, per cui è frequente che in questa fase vengano rifiutate le cure.

  • La depressione è invece la fase in cui l’umore è deflesso e la persona sperimenta tristezza profonda e continua per la maggior parte del giorno per almeno 14 giorni. La persona non prova più piacere o interesse per alcun tipo di attività, si sente svuotata, senza energie. Diminuiscono le capacità di memoria e concentrazione, può esserci insonnia o ipersonnia, l’appetito può aumentare o diminuire. Sono stabili i pensieri di inadeguatezza, colpa, morte, fallimento, miseria, malattia; si guarda al futuro senza speranza.
  • Sono frequenti anche pensieri o tentativi di suicidio o atti autolesionistici. La depressione solitamente dura di più dell’ipomania o della mania, che possono durare anche solo pochi giorni. Tendenzialmente i periodi di depressione sono più frequenti nell’arco della vita. A volte da una fase si passa immediatamente all’altra, altre volte intercorre un periodo di umore normale.

A seconda della durata delle fasi e del modo in cui si alternano è possibile diagnosticare tre tipi di disturbo bipolare:

  • Disturbo bipolare I: decorso clinico con uno o più episodi maniacali o episodi misti;
  • Disturbo bipolare II: alternanza di episodi ipomaniacali con episodi depressivi maggiori;
  • Disturbo ciclotimico: alterazione dell’umore cronica, caratterizzata da numerosi periodi con sintomi ipomaniacali e numerosi periodi con sintomi depressivi.

Un episodio misto è costituito da un periodo di rapide alternanze di umore, di almeno una settimana, in cui sono presenti quasi ogni giorno le caratteristiche dell’episodio depressivo maggiore alternate a quelle dell’episodio maniacale.

Cause del disturbo bipolare

I fattori che determinano l’insorgenza del disturbo bipolare e contribuiscono al suo mantenimento possono essere di natura genetica, biologica e psicologica:

  • Cause genetiche: si può affermare con certezza l’incidenza dell’ereditarietà genetica nell’esordio di questa psicopatologia. Se un parente stretto, come la madre o il padre, presenta questo disturbo, la probabilità di ammalarsene è dieci volte maggiore;
  • Cause biologiche: ci possono essere delle alterazioni nel funzionamento di alcuni sistemi neorotrasmettitoriali (per esempio serotonina, noradrenalina, dopamina, glutammato) o disfunzioni a livello di alcuni assi ormonali (per esempio gli assi ipotalamo-ipofisi-gonadi, ipotalamo-ipofisi-tiroide, ipotalamo-ipofisi-surrene);
  • Cause psicologiche: può trattarsi dell’esposizione ad eventi traumatici oppure di tratti di personalità tipici di persone con disturbo bipolare. Queste persone infatti, come abbiamo visto, sono molto lunatiche e hanno un umore facilmente oscillante ed altamente influenzabile dalla valenza positiva o negativa degli accadimenti esterni ma anche a seconda variazione delle ore di luce solare o delle stagioni, o delle variazioni nel ciclo ormonale nelle donne. Inoltre hanno difficoltà a tollerare le perdite e le frustrazioni e hanno spesso un’idea di scarso valore personale, anche se a tratti emerge anche una rappresentazione di Sé grandiosa, con desiderio di accrescimento delle proprie risorse personali e materiali, a seconda della fase del disturbo.

Trattamento del disturbo bipolare

Il bipolarismo è un disturbo che se non riconosciuto e curato correttamente può avere gravi conseguenze: rottura di relazioni affettive, periodi di spesa eccessiva e immotivata, periodi di maggiore disinibizione sessuale o di maggiore litigiosità e nervosismo, maggiore rischio di suicidio, messa in atto di comportamenti impulsivi e dannosi per sé e per gli altri, molte ore di lavoro perse, oltre a molta sofferenza soggettiva.

Gli obiettivi della terapia sono:

  • Dare strumenti per poter gestire e attraversare le varie fasi del disturbo;
  • Stabilizzare l’umore;
  • Prevenire le ricadute, riducendo frequenza, intensità e durata delle eventuali fasi successive.

Nel trattamento del disturbo bipolare è indispensabile la terapia farmacologica, vista l’importante incidenza dei fattori biologici nel mantenimento del disturbo.

Poiché il disturbo bipolare è una malattia cronica, è quasi sempre indicato un trattamento di lunga durata, talvolta a vita.

Associare una psicoterapia al trattamento farmacologico costituisce il miglior trattamento per il disturbo bipolare (e la psicoterapia cognitivo comportamentale è particolarmente indicata per questo tipo di patologia), in quanto migliora la gestione dello stile di vita della persona, l’aderenza alla terapia farmacologica, aiuta il paziente ad avere maggiore consapevolezza dei momenti in cui le varie fasi della malattia si stanno verificando potendo così ridurne l’impatto sulla vita, consente di padroneggiare meglio i sintomi, di ridurre la distruttività in ambito relazionale e di gestire in modo più efficace l’impulsività.

Tutto ciò si traduce in una diminuzione del numero e della durata degli episodi, una diminuzione dei ricoveri ospedalieri e dei tentativi di suicidio, una migliore qualità di vita percepita e una riduzione della sofferenza emotiva.

Autore

Articolo scritto dalla dr.ssa Annarita Scarola Psicologa Psicoterapeuta presso la sede di Milano

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