La fibromialgia è un disturbo da dolore cronico diffuso che colpisce sia i muscoli e le articolazioni sia il tessuto molle o fibroso, caratterizzato da fragilità, stanchezza e sonno non ristoratore, dolore alla palpazione in particolari punti del corpo (tender points), rigidità e tensione muscolare, disturbi cognitivi tra cui difficoltà di apprendimento e di memoria (American College of Rheumatology ).

Le cause sono ancora sconosciute sebbene molteplici fattori di ordine biologico, genetico ed ambientale sono coinvolti nella sua insorgenza e sviluppo. Molto comune è la presenza di sintomi depressivi, in circa il 18% dei soggetti si rileva la presenza di Depressione Maggiore.

Il trattamento ordinario della fibromialgia è realizzato con antidepressivi, farmaci per il sonno e/o anti-infiammatori e analgesici, che spesso tuttavia risulta inefficace.

I più recenti dati della letteratura scientifica suggeriscono un piano di trattamento più articolato che preveda la combinazione di interventi medico-farmacologici, esercizio fisico ed interventi psicologici/psicosociali.

Tra questi sono risultati efficaci gli interventi basati sulla mindfulness, in particolare il protocollo MBSR messo a punto da Jon Kabat-Zinn allo scopo di ridurre la sofferenza tra quei pazienti che soffrono di dolore cronico. Si utilizzano delle tecniche e delle abilità di riduzione dello stress, tra le quali varie pratiche di meditazione formale, come la meditazione seduta, lo Hatha Yoga e una serie di altre tecniche con una focalizzazione sulla dimensione corporea, ad esempio il Body Scan.

I partecipanti sono invitati a dirigere e a mantenere l’attenzione all’esperienza immediata, nel presente, assumendo un’attitudine interiore di apertura, accettazione, curiosità e compassione. Basato sulla tradizione di pratica meditativa buddista vipassana, le abilità di mindfulness incoraggiano l’assunzione di una consapevolezza non giudicante nei confronti delle proprie esperienze, siano esse cognitive, emotive e somatiche, momento per momento.

La posizione decentrata è considerata la chiave per scollegarsi dai propri schemi mentali, cognitivi e affettivi, per giungere ad un miglior adattamento e ridurre l’impatto negativo di pensieri ed emozioni, sensazioni associati al dolore cronico.

A differenza di altre tecniche che promuovono il rilassamento, la pratica della mindfulness promuove l’auto-osservazione, l’accettazione, la compassione e la saggezza in risposta al dolore.


E’ stato osservato come l’accettazione è una variabile cognitiva che risulta particolarmente benefica in quei pazienti che soffrono di una malattia cronica e possiede una funzione adattativa a lungo termine per il benessere psicofisico.

Una maggior accettazione del dolore è associata con una minor intensità percepita del dolore stesso, minori livelli di ansia e depressione, un’aumentata attività quotidiana e un ridotto utilizzo di medicinali.

In sostanza, il ricorso alle abilità di mindfulness per fibromialgia correla positivamente con la riduzione nell’utilizzo della ruminazione e di altre strategie di evitamento, tipiche delle persone che soffrono di fibromialgia e dolore cronico; una pratica continuativa di meditazione indebolisce la relazione tra l’intensità del dolore percepito e la sua catastrofizzazione, aumenta il sentimento di accettazione del dolore ed il senso di auto-efficacia nella sua gestione.

Un intervento di natura comportamentale orientato alla mindfulness, che ha come obiettivo la riduzione della sintomatologia depressiva, può indirettamente apportare benefici su molteplici aspetti, non solo fisici ma anche personali, familiari, sociali, lavorativi, migliorando notevolmente la qualità di vita di questi pazienti.

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