IL DISTURBO AFFETTIVO STAGIONALE

Nel 1984 lo psichiatra di origini sudafricane Norman E. Rosenthaler, ricercatore presso il National Institute of Mental Health (NIHM) degli Stati Uniti, descrisse per la prima volta una sindrome affettiva da lui inizialmente denominata “winter depression”, cioè depressione invernale.

Il termine  fu successivamente sostituito con uno più tecnico, “Disturbo Affettivo Stagionale” (SAD, acronimo di Seasonal Affective Disorder, che curiosamente significa “triste” dall’inglese), con l’intento di descrivere un’entità nosografica sino ad allora non altrimenti specificata, che potesse categorizzare un particolare tipo di disturbo dell’umore connotato da una potente relazione con i cambiamenti stagionali connessi alle variazioni di luce solare.

Al fine di sviluppare un approfondimento ordinato sull’argomento, è interessante raccontare i passi che hanno orientato l’interesse di Rosenthaler sullo studio degli effetti dei cambiamenti stagionali sull’umore, in quanto essi muovono proprio dalle esperienze di vita dello scienziato.

STORIA DELLA NASCITA DI UNA NUOVA ENTITA’ NOSOGRAFICA

All’inizio degli anni ’80 Norman E. Rosenthaler migrò nel nord-est degli Stati Uniti d’America per ricoprire un incarico professionale presso il dipartimento di ricerca sui disturbi dell’umore di una prestigiosa università statunitense. Inevitabilmente l’uomo si trovò costretto ad immergersi nel clima freddo e perturbato dell’area geografica presso cui si era trasferito, dove le lunghe e miti giornate sudafricane rappresentavano per lo scienziato solo un piacevole ricordo.

Rosenthaler in questo modo ebbe occasione di constatare come il clima nordamericano stesse impattando negativamente sulla propria produttività lavorativa: notò infatti che durante le calde e soleggiate giornate sudafricane egli era molto più attivo ed in generale godeva di un tono dell’umore moderatamente più elevato rispetto a quei mesi trascorsi nelle fredde e meno illuminate giornate statunitensi.

Questa osservazione fu il primo elemento che consentì a Rosenthaler di elucubrare sulle possibili implicazioni delle variazioni di luce solare nel condizionare lo stato d’animo degli esseri umani, o almeno di una parte di essi, probabilmente più sensibile a tali variazioni luminose che si protraggono per periodi relativamente lunghi.

Come nelle migliori storie però, un altro avvenimento significativo consentì allo studioso di raccogliere un’ulteriore evidenza a favore di quella che si delineava come una teoria embrionale sulla correlazione luce-affettività.

In quel periodo presso il NIHM venne accolto un paziente con diagnosi di depressione che aveva osservato come il suo umore peggiorava significativamente durante l’inverno per poi migliorare in estate; questo paziente inoltre sembrava beneficiare della somministrazione di Melatonina (un precursore della Serotonina, neurotrasmettitore associato spesso al “buon umore”).

Simili evidenze lo portarono ad elucubrare in merito alla possibilità che l’esposizione dell’individuo alla luce contribuisse alla regolazione del suo tono dell’umore in quanto regolatore dell’attività di alcuni neurotrasmettitori implicati nell’affettività umana.

Per queste ragioni Rosenthaler impostò un trattamento basato sull’esposizione del paziente ad un particolare tipo di luce (utilizzando apposite lampade) ed osservò i conseguenti benefici del trattamento.

Lo studioso successivamente raccolse tutte queste evidenze in uno studio scientifico che fu pubblicato nel 1984. Rosenthaler aveva appena descritto il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), oggi ricondotto alla più generale categoria diagnostica del Disturbo Depressivo Maggiore di cui costituisce un sottotipo.

MANIFESTAZIONI E CAUSE DEL DISTURBO AFFETTIVO STAGIONALE

Il Disturbo Affettivo Stagionale è un particolare tipo di Disturbo Depressivo Maggiore, tanto che le persone che ne fanno esperienza soffrono molti dei sintomi tipici della depressione:

  • Sentimenti di disperazione e indegnità
  • Ideazione suicidaria
  • Perdita di interesse e piacere in attività che precedentemente erano gradite
  • Ritiro sociale
  • Insonnia o ipersonnia (con frequente difficoltà a svegliarsi il mattino)
  • Perdita di appetito o iperfagia
  • Difficoltà di concentrazione e nel prendere le decisioni
  • Riduzione della libido
  • Mancanza di energie o agitazione
  • Irritabilità

Ciascun individuo che soffre di SAD può manifestare solo alcuni specifici sintomi fra quelli elencati, con differenze significative a seconda della stagione in cui esso si manifesta. In primavera ad esempio prevarranno irritabilità ed insonnia, mentre in autunno e inverno tendono a prevalere ipersonnia ed iperfagia.

Come già accennato, Norman Rosenthaler attribuì un ruolo di primo piano alla variazione di luce solare nel condizionare il tono dell’umore.

Questa evidenza scientifica si fonda sul fatto che la luce solare che filtra attraverso la retina dei nostri occhi è in grado di condizionare, attraverso una via nervosa diretta, l’attività della ghiandola pineale (situata più o meno al centro del cervello) che è responsabile della produzione di melatonina, un ormone che regola il ritmo sonno-veglia.

Quando la luce cala ed aumenta il buio, l’organismo produce melatonina, la quale induce il sonno (ed altre risposte fisiologiche compatibili e coerenti con l’addormentamento).

Nei periodi più bui dell’anno si è rilevato che l’aumento dei livelli medi di melatonina nel sangue correlano con una deflessione del tono dell’umore che, in alcuni individui particolarmente vulnerabili sul versante affettivo, può configurare un quadro stabile di sintomi di matrice depressiva: un disturbo affettivo stagionale, appunto.

LA TERAPIA DELLA LUCE E LA PSICOTERAPIA

rapporto luce ed umoreIl trattamento che Rosenthaler in virtù delle proprie considerazioni valutò come indicato nel trattamento del DAS è quello basato sulla Terapia della Luce, cioè una terapia basata su programmi di esposizione controllata a fasci luminosi di specifica intensità (luce bianca a 10.000 lumen) attraverso l’ausilio di lampade ad incandescenza.

Queste stimolazioni luminose vanno infatti a surrogare l’esposizione alla luce solare e quindi a modulare il rilascio di melatonina nel sangue, in modo da ottenere un graduale miglioramento del tono dell’umore.

Sebbene supportato da numerose evidenze scientifiche, questo modello di trattamento dei disturbi depressivi raggiunge la massima efficacia se combinato ad una psicoterapia cognitivo-comportamentale: l’acquisizione di nuove e più funzionali abitudini di vita, ad esempio riguardo al sonno e alla comunicazione interpersonale, unitamente ad un lavoro di ristrutturazione dei pensieri negativi automatici ed alle credenze negative su di sé, così come sui traumi dell’attaccamento , è la strategia terapeutica ritenuta dalla comunità scientifica massimamente efficace nel trattamento di queste condizioni.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE IL DISTURBO AFFETTIVO STAGIONALE

  • American Psychiatric Association, 2014, “DSM – 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, Raffaello Cortina Editore;
  • Avery D. H. et al., 2001, “Dawn simulation and bright light in the treatment of SAD: a controlled study”, Biological Psychiatry;
  • Friedman R. A., 2007, “Brought on by darkenss. Disorder Needs Light”, New York Times;
  • Partonen T. et al., 1998, “Seasonal affective disorder”, Lancet, 352 (9137): 1369 – 74;
  • Roecklein K. A. et al., 2005, “Seasonal affective disorder: an overview and update”, Psychiatry, 2 (1): 20 – 6;
  • Rosenthal N.E. et al., 1984, “Seasonal Affective Disorder. A description of the syndrome and preliminary findings with light therapy”, Archives of General Psychiatry.

Articolo di psicologia scritto dal dott. Simone sottocorno psicologo e psicoterapeuta riceve a Saronno e Monza

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