In questo breve articolo abbiamo cercato di raccogliere tutte le domande che i video del nostro canale YouTube hanno raccolto in questi anni di lavoro nel tentativo di offrire una divulgazione seria di tematiche psicologiche.

Raccogliendo tutte le domande degli utenti abbiamo provato a fornire delle risposte a quanti hanno voluto approfittare della possibilità offerta, il team di Interapia spera con questo articolo di offre un valido aiuto a quanti vogliano approfondire la tematica.


Quali sono le cause che determinano lo sviluppo del Disturbo Borderline di Personalità e in che misura la componente genetica può essere considerata un fattore di rischio?

La componente genetica si configura certamente come una possibile vulnerabilità: alcune variabili di tratto, infatti, come ad esempio l’impulsività che spesso caratterizza questi quadri psicopatologici, ha una forte base genetica. Naturalmente tali variabili temperamentali rappresentano solo dei fattori di rischio, che possono contribuire allo sviluppo del disturbo se si combinano ad altri fattori psicologici e ambientali. Le relazioni di attaccamento insicuro e disorganizzato soprattutto, costituiscono un fattore di rischio significativo nell’eziopatogenesi del DBP. Una buona comprensione del singolo caso clinico va fatta considerando altri importanti aspetti, sia eziologici che di mantenimento del disturbo, legati ad esempio alla biologia, alla psicologia ed al contesto sociale dell’individuo.

La durata del Disturbo Borderline di Personalità è determinata da fattori specifici? 

Il Disturbo Borderline di Personalità, come tutti i disturbi di personalità, per la sua connotazione strutturale tende a mantenersi nel tempo. Gli episodi di scompenso si presentano durante l’intero arco di vita in maniera ricorrente,  solitamente a partire dall’adolescenza. 

Quali sintomi ci permettono di differenziare il Disturbo Borderline di Personalità da un disturbo dell’umore?

Nel Disturbo Borderline di Personalità sono presenti, con una certa frequenza, stati mentali che si possono definire depressivi, caratterizzati cioè da pensieri negativi su sé stessi e sugli altri, accompagnati talvolta anche da ideazione suicidaria, perdita di piacere, interesse, mancanza di energie e umore deflesso. Questi stati mentali però hanno una durata piuttosto breve (minuti oppure ore) e tendono rapidamente a lasciare il posto ad altri stati mentali anche molto diversi, ad esempio di euforia. Non si parla però di un vero e proprio episodio depressivo, in quanto per potersi definire tale deve avere una durata temporale ben precisa, ossia essere presente per quasi tutto il giorno per la maggior parte dei giorni e per un periodo di almeno tre mesi (DSM V). Naturalmente vi è la possibilità di una comorbilità, cioè della coesistenza di entrambi i disturbi: il DBP e la Depressione, che andrebbero trattati in modo differenziato sia farmacologicamente che a livello psicoterapico. Nel DBP sono talvolta presenti sentimenti cronici di vuoto, che potrebbero essere scambiati per sentimenti di ordine depressivo, ma di fatto appartengono ad un’altra area del funzionamento (l’identità anziché l’affettività). 

Il Disturbo Borderline di Personalità può essere considerato un disturbo psichiatrico?

Sì, il DBP è un disturbo psichiatrico che, a seconda della severità dei sintomi, può frequentemente essere considerato “grave”.

Sicuramente è importante anche una buona diagnosi differenziale con il Disturbo Bipolare, con la Schizofrenia ed i Disturbi Psicotici in generale, in quanto talvolta i gravi scompensi del DBP possono includere anche sintomi psicotici.

È ritenuto improbabile per chi soffre di questo disturbo mantenere una relazione stabile?

L’instabilità è un aspetto distintivo di questo tipo di funzionamento personologico, che si riflette anche nella vita relazionale. Non tutte le persone con DBP però sono uguali: alcuni individui possono riuscire a mantenere relazioni più stabili rispetto ad altri.

Che cosa si intende quando si parla di disturbo borderline ad alto funzionamento?

L’organizzazione borderline di personalità si può suddividere in un livello ad alto funzionamento, al confine con quello nevrotico e, uno a basso funzionamento più vicino alla sfera psicotica. Quello che determina l’entità della patologia è la rigidità con cui un comportamento viene messo in atto, la pervasività di un pensiero, l’intensità drammatica di un’emozione, la frequenza di un impulso. Il DBP ad alto funzionamento, dunque, si connota come tale in virtù del minore impatto dei sintomi sul funzionamento globale della persona, che riesce a mantenere un lavoro, una famiglia e una vita sociale stabile, quindi con minori tassi di invalidazione derivanti dala presenza del disturbo stesso. 

L’impulsività può essere considerata un normale tratto temperamentale dell’individuo, ma quando questa diventa disfunzionale e/o patologica?

La frequenza con cui si manifesta ed il grado di intensità dell’impulsività ne caratterizzano la disfunzionalità. Le estremizzazioni non corrispondono mai a nulla di funzionale poiché ciò può portare a conseguenze deleterie nella vita di una persona.

Qual è l’immagine e la percezione che i pazienti borderline hanno di sé stessi?

Una delle caratteristiche distintive del DBP è l’instabilità della rappresentazione di Sé, che oscilla fra attributi molto diversi e spesso difficilmente conciliabili.  Tutto questo genera confusione e stati emotivi di rabbia, tristezza e ansia anche molto intensi. E’ possibile ottenere miglioramenti apprezzabili rispetto ai sintomi ed al funzionamento globale attuando una psicoterapia efficace come la CBT ed un supporto farmacologico appropriato.

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Articolo realizzato dalla dott.ssa Roberta Cognata psicologa

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