L ‘educazione affettiva e sessuale merita un posto di rilievo per i ragazzi italiani, anche se ad oggi ancora non lo è.

L’Italia è ancora uno dei pochi paesi europei in cui l’educazione sessuale nelle scuole non è materia curricolare obbligatoria, mentre dal 1955 al 2003 molti paesi dell’Unione Europea l’ hanno inserita nei loro programmi scolastici 

Quali sono i rischi della mancanza di una corretta educazione sessuale?

I rischi principali legati alla mancanza di una adeguata educazione sessuale tra i ragazzi sono le malattie sessualmente trasmissibili (tra le più diffuse troviamo condilomi, herpes, vaginiti, papilloma virus), oltre che sifilide, gonorrea, clamidia, epatite ed HIV. 

La fascia d’età più colpita è quella tra i 14 e i 25 anni. Sempre presente il rischio di gravidanze indesiderate e di interruzioni di gravidanza in ragazze minorenni.

Negli ultimi 10 anni, inoltre, si è parlato molto dell’abbassamento dell’età del primo rapporto sessuale. Gli ultimi studi sembrano mostrare un’inversione di tendenza, con una età media di circa 15/16 anni. Resta allarmante, però, l’età minima di approcci sessuali che si colloca attorno ai 12 anni.

Spesso si pensa, erroneamente, che evitando di parlare ai giovani di affettività e sessualità, si allontani la loro curiosità.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta, invece, che proprio attorno ai 10 anni “aumenta l’interesse per la sessualità. Maschi e femmine fanno più fantasie sessuali e sentono e vedono cose di tutti i tipi sui libri, alla TV o su internet, che alimentano la loro curiosità. In questa fase possono esserci i primi passi verso l’amore: maschi e femmine cominciano ad uscire insieme e fanno timidi passi di avvicinamento l’uno l’altra (si tengono per mano, si danno baci sulla guancia, etc.).

Quando inizia l’educazione sessuale?

L’educazione sessuale inizia al momento della nascita: in quella circostanza, infatti, i bambini fanno esperienza del neurotrasmettitore chiamato ossitocina, il così detto neurotrasmettitore dell’amore. Esso è uno strumento fondamentale per favorire l’attaccamento madre-figlio ed è la stessa sostanza che si sprigiona nel nostro corpo durante un rapporto sessuale. Le carezze e i baci dei genitori, il contatto fisico, le parole sussurrate all’orecchio dei bambini sono i primi insegnamenti affettivo-sessuali che il bambino conosce.

Esiste quindi, una prima educazione implicita che accompagna i bambini sin dalla nascita. Al contatto fisico, si unisce poi quello visivo: il modo in cui i genitori si relazionano tra di loro, come si abbracciano, come si salutano, che idea hanno dell’amore, diventa un bagaglio fondamentale per lo sviluppo sessuale di ogni persona.

Con l’arrivo della pubertà prima e dell’adolescenza poi, a un certo punto, emergono domande e dubbi sempre più insistenti sul corpo e sulla sessualità, così come la intendiamo noi adulti. A quelle domande, spesso, gli adulti (genitori, educatori, insegnanti) rispondono in maniera vaga per imbarazzo e vergogna: questo imbarazzo viene compreso dai bambini che cercheranno altrove le risposte.

I ragazzi dove cercano le risposte alle loro domande sulla sessualità?

Oggi, le domande a queste risposte non provengono più solo dalla televisione o dai giornali, ma si trovano principalmente sui social, in internet e non sempre sono risposte adeguate all’età. Possono emergere allora fenomeni molto seri e preoccupanti, come il sexting, ovvero lo scambio di messaggi, video e foto dal contenuto erotico, scambio che può portare a vissuti di vergogna, umiliazione e a gesti di abuso e sopruso.

La pornografia libera online, inoltre, fornisce uno sguardo della sessualità molto diverso dalla realtà, una sessualità che, agli occhi di un bambino e di un adolescente, è irraggiungibile, talvolta traumatizzante. Soprattutto, nella pornografia non è contemplata l’affettività, aspetto fondamentale per uno sviluppo armonioso della psiche dei minori. 

Per tutti questi motivi parlare di educazione sessuale significa parlare di educare alla affettività sana. L’affettività va declinata in primis verso sè stessi (l’aver rispetto di sé e del proprio corpo, scegliere se dire sì o di no, capire cosa ci fa piacere e cosa ci disturba) e va declinata verso gli altri. Gli altri devono essere presenti nella vita di ognuno come un valore aggiunto, un bene da proteggere e preservare, non un oggetto di soddisfazione personale.

Secondo il Centro Italiano di Sessuologia la sessualità rappresenta il fondamento delle relazioni sociali, è una qualità della persona che si caratterizza come insieme strutturato di elementi anatomici, fisiologici, psicologici e sociali. 

Il ruolo della scuola nell’educazione alla sessualità?

La scuola rappresenta un luogo fondamentale per i nostri giovani: in questo contesto, e non solo, i ragazzi ricevono gli strumenti per affrontare i compiti della loro vita. E quale compito più importante delle relazioni esiste? Questi anni di pandemia hanno dimostrato come le distanze sociali siano state motore di disagio soprattutto nei giovani. Certo, perché il rapporto con l’altro è vitale. Allora una buona educazione sessuale può favorire la capacità di stare con gli altri.

Le linee guida europee delineano chiaramente le tematiche da affrontare per ogni fascia d’età, a partire dalla scuola materna, sino alle superiori. Il punto di partenza è un lavoro sulla collaborazione, sulla compartecipazione emotiva, sull’amicizia, aspetti relazionali da potenziare in ogni futuro adulto.

La mancanza di una normativa rispetto all’educazione sessuale in Italia porta, invece, spesso, a limitarla a poche ore di scienze sull’anatomia umana. Conoscere come siamo fatti e le malattie da cui proteggersi è solo il primo passo per garantirci il benessere, ma non basta: è necessario trasmettere ai giovani il senso del rispetto per sé stessi e per l’altro.

Una completa educazione sessuale nelle scuole permetterebbe di accogliere la sessualità come una parte della propria vita, senza portare a comportamenti sessualizzati estremisti di chiusura o di promiscuità. Permetterebbe ai giovani di decidere per il benessere del loro corpo, li renderebbe consapevoli e liberi di scegliere se avere o meno un approccio sessuale. Infine, ma non da ultimo, darebbe loro gli strumenti per riconoscere gesti abusanti e per reagire con maggiore consapevolezza chiedendo tempestivamente aiuto. Al contempo, permetterebbe di non essere agenti di abuso sugli altri, che acquistano nel nostro mondo interiore un posto di stima e non di sudditanza.

“Educare alla sessualità significa quindi permettere un cambiamento di conoscenza e di atteggiamenti”.

Articolo scritto dalla dott.ssa Elisa Bezze Psicologa e Psicoterapeuta

5/5 - (1 vote)