Gross (2007) definisce la regolazione emotiva come la capacità di monitorare, valutare e modulare le proprie reazioni emotive positive o negative, a fronte di stimoli interni o esterni, allo scopo di raggiungere un obiettivo che favorisca il benessere personale e sociale dell’individuo. 

Al fine di regolare adeguatamente le proprie emozioni, è richiesto al soggetto di riconoscere lo stimolo emotigeno, di attribuirgli un significato, di scegliere ed attuare in modo appropriato una strategia che permetta di gestirlo, considerando il proprio obiettivo ed il contesto esperito.

Questo processo si basa sulla collaborazione di due principali circuiti neuronali, che si occupano di due tipologie di regolazione emotiva tra loro interconnesse, implicita ed esplicita. 

La regolazione emotiva implicita è a carico del sistema limbico, è immediata, al di fuori del controllo consapevole dell’individuo e comporta l’attivazione del corpo volto all’azione; quella esplicita è a carico della corteccia prefrontale e si occupa di significare lo stimolo e scegliere la strategia di azione. 

Durante l’adolescenza, il cervello è coinvolto in processi di sviluppo strutturale e funzionale continui e questo comporta che alcune funzioni, tra cui la regolazione emotiva, non siano completamente maturate. In particolare, si assiste ad una maturazione completa delle regioni limbiche, mentre le strutture corticali che comprendono la corteccia prefrontale e la connessione tra questi due sistemi risultano ancora acerbe (Schumann et al., 2004). 

Questo comporta una maggiore reattività ed impulsività dell’adolescente di fronte allo stimolo emotigeno, al quale risponderà seguendo maggiormente la propria “pancia” piuttosto che la propria mente, una tendenza alla ricerca del rischio (Casey et al., 2008) e ad una ridotta scelta consapevole, con una minore capacità di monitoraggio, della strategia di regolazione emotiva.

La regolazione affettiva inizia a svilupparsi fin dai primi mesi di vita ed il contesto familiare svolge un ruolo di fondamentale importanza affinché questo processo arrivi a compimento. A tal proposito, è necessaria la presenza di un adulto di riferimento sensibile e responsivo, che sia in grado di comprendere ciò che il bambino sta sperimentando, aiutandolo a regolare la sua emozione attraverso il rispecchiamento e l’accudimento. In questo modo si instrada l’autoregolazione. 

Questo comporterà che se il minore farà esperienza di genitori che banalizzano, negano e non aiutano a mentalizzare lo stato emotivo, allora non imparerà a diventare consapevole, accettare, significare e modulare le proprie emozioni. 

Questo fattore può contribuire al fatto che l’adolescente, con funzioni cerebrali superiori ancora non completamente sviluppate, di fronte ad uno stato emotivo particolarmente attivante e negativo e alla necessità di ridurlo, si orienti verso l’utilizzo di strategie non funzionali. 

Tra queste trovano spazio, ad esempio, l’utilizzo delle sostanze stupefacenti che forniscono la percezione di poter ridurre e tollerare il proprio malessere. La sostanza, pertanto, fornisce all’adolescenze un mezzo immediato di autocura dal disagio sperimentato, con l’illusione di effettivamente affrontare il proprio malessere, di gestire, modulare e regolare lo stato emotivo. A conferma di questo dato, Berking (2011) afferma che i soggetti con condotte di uso e abuso di sostanze hanno maggiori difficoltà a regolare le proprie emozioni rispetto ai non consumatori (Berking et. al, 2011).

Questa modalità disfunzionale di gestione dell’emotività risulta maggiormente utilizzata se l’adolescente ha già fatto esperienze delle sostanze, se vi è un background di fragilità per quanto concerne la propria autostima, se vi sono delle familiarità per le dipendenze e se il gruppo dei pari valida e riconosce positivamente l’utilizzo stesso delle sostanze. 

Inoltre, le ricerche condotte da Sim e Zeman (2006) e da Hofmann (2012) hanno dimostrato che una regolazione emotiva non adeguatamente sviluppata durante l’adolescenza è coinvolta nello sviluppo dei disturbi di ansia, della depressione, nei comportamenti devianti e, per il genere femminile, nei disturbi alimentari (Cardezza et al., 2016). Risulta quindi un fattore di rischio per lo sviluppo di diverse forme di psicopatologia e non una conseguenza della stessa a causa di processi mentali poco funzionali, come ad esempio il rimuginio su ipotetici problemi, la ruminazione, la non comprensione dell’emotività (McLaughlin et al., 2011).

Pertanto, come affermato da Guiducci e Cavanna, la regolazione affettiva costituisce un compito progressivo per adolescenti e familiari ma si configura allo stesso tempo un potenziale fattore di rischio per quei giovani meno abili nella gestione dei propri stati emotivi in quanto ricorrere ripetutamente a strategie disfunzionali esporrà il soggetto allo sviluppo di sintomi internalizzati come ritiro, ansia, umore disordinato, ed esternalizzati, come delinquenza, aggressività, problemi comportamentali (Guiducci, Cavanna, 2009). 

BIBLIOGRAFIA 

Berking M., Margraf M., Ebert D., Wupperman P., Hofmann S.G., Junghanns K. (2011). Deficits in emotion-regulation skills predict alcohol use during and after cognitive-behavioral therapy for alcohol dependence. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 79(3): 307-318. doi: 10.1037/a0023421 

Carzzedda et al. (2016). Adolescenza, disregolazione emotiva e trattamento attraverso la Dialectical Behavior Therapy. Quaderni di psicoterapia cognitiva

Gross J. J. (2007) Handbook of Emotion Regulation. The Guilford Press

Guiducci V., Cavanna D. (2009) La regolazione affettiva: un compito di sviluppo cognitivo congiunto per adolescenti e genitori. International Journal of Developmental and Educational Psychology, Vol. 2, N.1, 501-511

Schumann, C.M., Hamstra, J., Goodlin-Jones, B.L., Lotspeich, L.J., Kwon, H.,Buonocore, M.H., Lammers, C.R., Reiss, A.L., Amaral, D.G. (2004). The amygdala is enlarged in children but not adolescents with autism; the hippocampus is enlarged at all ages. J. Neurosci. 24, 6392–6401

Siegel, D. J. (2013). La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Raffaello Cortina Editore, Milano.

Articolo a Cura della dott.ssa Chiara Mariani Psicologa presso il centro di psicologia di Legnano

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