L’atto di amare, inteso come l’espressione suprema di connessione umana, si manifesta spesso come un intricato intreccio di passioni, conducendo l’essere umano sia verso i momenti più splendidi della vita, sia verso una sofferenza emotiva profonda e intollerabile. Questo dolore, nella maggior parte delle situazioni, è presente durante la fase di separazione dall’oggetto del proprio amore. È durante quel momento intollerabile che uno si rende conto che la persona con la quale ha formato memorie significative e ha amato non sarà più al suo lato. Dovrà riformulare la sua quotidianità senza mettere in considerazione il suo “più uno”. Capisce che la persona che ha sempre apprezzato lo ha abbandonato, tradito, o semplicemente preferito continuare la sua vita senza la sua presenza.

I casi in cui questo senso di abbandono e spezzamento di collegamento portano a risposte psicopatologiche non sono pochi. Nonostante ciò, vengono spesso trascurati a causa dell’interpretazione di queste risposte come “drammatiche” e “da disperati”. L’ironia della situazione è che la separazione di coppia è uno dei più notevoli fattori di rischio per l’attivazione di temi dolorosi della persona e, di conseguenza, di risposte emotive, fisiche e comportamentali simili a quelle osservate nel funzionamento dei disturbi depressivi e di ansia.

Tra i sintomi fisici più caratterizzanti, uno può iniziare a sperimentare problematiche del sonno, tensioni muscolari, mal di testa, gastriti, coliti, perdita di appetito, affaticamento cronico, tutti causati da un ininterrotto rimuginio. Le emozioni vengono vissute in modo distaccato, portando un senso di vuoto; gli hobby e gli interessi diventano parte del passato, mentre nel presente rimane il senso di colpa, la bassa autostima, la scarsa concentrazione, l’agitazione e l’irritabilità. Se queste risposte psicofisiologiche non venissero gestite e affrontate, potrebbero risultare nel suscitamento di un vero disturbo psicologico.

 

 

Come lasciamo la nostra relazione condizionare il nostro essere

La domanda suscitata da questi eventi è: “Perché si soffre così tanto?” La separazione è un aspetto naturale della vita umana: fin dall’infanzia, i bambini imparano ad accettare la separazione dal loro insegnante quando cambia l’anno scolastico, durante l’adolescenza si impara ad accettare la separazione da certi membri del gruppo sociale. La separazione dal proprio partner, d’altro canto, in certi casi viene interpretata come un’esperienza di lutto. Si tratta di casi in cui è prevalente un sistema motivazionale volto a soddisfare il bisogno di sentirsi accuditi, ad attaccarsi all’altro e a lasciare che l’identità altrui condizioni la propria.

Ciò significa che i sentimenti di vuoto o il sentirsi diversi dopo la separazione avvengono a causa di una visione del sé come appartenente e non autorealizzato. Questa sensazione è apprendibile quando si tiene in considerazione la routine che uno adotta con il proprio partner e come questa può diventare abitudine. Le abitudini sono interpretate in molti casi come la formazione fenomenologica dell’identità, pur nella loro stabilità, il cambiamento sarà impegnativo.

Fattori di rischio: La differenza tra risposta normativa e risposta disfunzionale alla separazione 

La seconda domanda si concentra su quale contesto possa favorire l’emergere di questi temi dolorosi e quali siano i fattori di rischio per la percezione della separazione come intollerabile. In primo luogo, la personalità dell’individuo coinvolto gioca un ruolo determinante nell’affrontare l’evento. Come già accennato, una percezione del sé come parte di un insieme, piuttosto che come individuo indipendente, può ostacolare la gestione di una perdita. Nelle relazioni in cui entrambi i partner sono dipendenti l’uno dall’altro, non si attivano meccanismi comportamentali protettivi che aiutano l’individuo ad accettare la separazione e a trovare le risorse cognitive necessarie per ritornare a concentrarsi sulla propria vita e sul proprio sviluppo personale.

È molto probabile, quindi, che in situazioni difficili come una separazione, gli individui con tratti di personalità dipendenti non abbiano a disposizione le risorse adeguate per emanciparsi e attribuire valore a se stessi come individui, anziché solo come “partner”. La percezione del proprio partner viene verosimilmente alterata da un individuo con cui si condividono esperienze, da un essere che soddisfa tutti i bisogni dell’altro e riempie il vuoto emotivo percepito. Questa tipologia di credenze e percezioni può causare la mancanza del partner a essere vissuta come un lutto, considerando che si tratta non solo di una mancanza fisica e affettiva, ma anche di una mancanza di soddisfazione dei bisogni emotivi di cui l’individuo stesso non è più in grado di provvedere.

Un’altra casistica è il vissuto stesso della separazione. Le relazioni richiedono investimenti sia di natura fisica che emotiva, con la premessa che questi investimenti vengano reciprocamente riconosciuti. Durante una separazione inaspettata e improvvisa, l’individuo si trova ancora immerso in uno stato mentale in cui l’attenzione e l’energia sono focalizzate sull’investimento emotivo nei confronti del proprio partner. L’interruzione acuta di questo stato potrebbe condurre l’individuo a percepirsi come vulnerabile e in lutto, non solo per la perdita della persona, ma anche per la fine di un connubio emotivo che si riteneva reciprocamente rafforzato.

La mancanza di una transizione graduale e il passaggio improvviso da un impegno profondo a uno stato di distacco possono accentuare la sensazione di vulnerabilità, aggiungendo un ulteriore stato di dolore emotivo alla complessa esperienza della separazione che, assieme a fattori esterni e di personalità, potrebbe trasformarsi in uno stato patologico.

Finalmente, di significativa importanza sono le dinamiche formate in una coppia. Come è stato osservato prima, esistono specifici sistemi motivazionali attivi che per via di arrivare a certi scopi, influenzano non solo le aspettative che si ha verso l’altro ma anche l’atteggiamento adottato. Quando una relazione sorge per soddisfare questi scopi personali, tende ad avere un ruolo compensatorio nella vita della persona e a inibire le risorse cognitivo-emotive che la rendono indipendente e abile di affrontare il mondo.

Per esempio, una dinamica di coppia versata a compensare il bisogno di una persona di sentirsi protetta e accudita risulterà in un totale crollo emotivo durante la rottura. Il senso di disperazione in quell’evento sarebbe attribuito a una perdita personale della soddisfazione di un bisogno interno. È importante considerare questi fattori di rischio per attuare misure preventive o di gestione di questa tipologia di crisi interna.

Come si procede…

Innanzitutto, il primo passo è accettare la sofferenza, vivendo il lutto e l’evento traumatico senza adottare comportamenti disfunzionali come l’evitamento, il rimuginio o comportamenti immunizzanti. Nel momento in cui si riconosce il proprio stile di attaccamento, è possibile avviare un processo di autoconsapevolezza che consente di comprendere come le dinamiche relazionali influenzino le reazioni emotive e comportamentali. Questa consapevolezza può costituire la base per intraprendere un percorso di crescita personale, promuovendo strategie di coping più adattive.

I disturbi d’ansia e depressione, in molti casi, sono innescati da pensieri maladattivi ripetitivi e da una identificazione profonda con il proprio dolore, riducendo la nostra percezione di identità a qualcosa di rigido e limitante, togliendo l’attenzione dalla nostra dimensionalità e dalla capacità di tollerare il malessere.

È importante, quindi, durante il rapporto romantico, essere consapevoli che il sé non dipende dal collettivo e che l’affezione, l’amore e tutto ciò che si prova con l’altro non ci condizionano né ci tolgono parti del nostro essere.

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