Origini Storiche

Pare sia stato Tacito a narrare il primo femminicidio della storia. Siamo nel 24 d.C. e Apronia, moglie del pretore Plauzio Silvano, viene trovata morta, precipitata da una finestra di casa.

Del delitto viene accusato il genero che una volta arrestato e in carcere si suiciderà per evitare un processo infamante per la sua famiglia.

Storia lontana nel tempo quanto purtroppo tanto attuale.

Ad ogni latitudine, in ogni secolo, il femminicidio è di casa, una drammatica costante che si è protratta nell’età contemporanea.

Matrimoni forzati e violenza domestica nella Venezia regina dei mari, stupri in Sicilia, violenza sulle donne a Bisanzio e nell’antica Roma, donne perseguitate in Francia e in Germania, violenza psicologica nel Ducato di Milano, donne violate a Firenze, femminicidi e minacce nell’Est Europa e nei continenti più lontani.

Stereotipi, pregiudizi, discriminazioni che si sono trascinate fino a oggi.

Il termine femminicidio, deriva dall’inglese “femicide” e indica gli omicidi basati sul genere,usato per la prima volta da Diana Russell in un articolo del 1992.

La criminologa D. Russell afferma che in questi casi “la donna viene uccisa in quanto donna”.

Anche se gli anni passano e la società fa grandi passi avanti in diversi settori, in altri, dove il progresso rappresenterebbe una conquista importante, restiamo fermi al Medioevo o peggio.

Della donna si ha un’immagine, un’idea distorta di colei che deve sottostare, subire le scelte di un uomo.

Attenzione un uomo, partner, ex, padre, che dovrebbe amarla, farla sentire importante e proteggerla, tanto che….

I femminicidi sono in aumento, solo in Italia nel 2023 si sono registrate 105 vittime di femminicidi.

Diventa sempre più urgente e necessario affrontare la questione della violenza di genere, adottando misure concrete per contrastare e combattere questa piaga della società dove predomina ancora la cultura patriarcale.

Patriarcato ossia un sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere socio-politico, economico e familiare.

Oggi con questo termine s’intende un sistema in cui il controllo, l’influenza e le risorse sono distribuite in modo diseguale tra i sessi, favorendo gli uomini, promuovendo il dominio maschile.

Che cos’è la violenza di genere?

L’OMS definisce la violenza di genere come “ qualsiasi atto di violenza fondata sul genere che comporta, o abbia la possibilità di comportare, sofferenze o danni fisici, sessuali, mentali per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione della libertà, ma che si verifica sia nella sfera pubblica che in quella privata”.

Ciò che fa rabbrividire è il fatto che la violenza viene agita contro una persona non per il suo pensiero o comportamento, ma in quanto appartenente ad un genere specifico.

Alla base di ciò possiamo riscontrare 5 fattori che possono contribuire alla continuità di questa violenza:

  1. NORME CULTURALI : si è esposti sin da piccoli a stereotipi di genere così radicati che creano la base di credenze e aspettative nei confronti del genere femminile
  2. DINAMICHE  DI POTERE E CONTROLLO: la violenza viene creata come mezzo per rinforzare la posizione di potere e controllo
  3. MISOGINIA INTERIORIZZATA: ossia odio, sdegno nei confronti del genere femminile
  4. MANCANZA DI REGOLAZIONE EMOTIVA: in una società dove l’uomo deve nascondere e reprimere le sue emozioni non gli è consentito di accoglierle e gestirle con esiti a volte fatali per sé e per gli altri
  5. CICLO DI ABUSI: vengono perpetrati abusi che si sono subiti in prima persona

Risulta chiaro che la gestione della violenza di genere e l’abbandono di valori, ideali e credenze tipici del patriarcato non andrebbe a vantaggio delle sole donne, ma di tutta la popolazione.

Cosa Potrebbe aiutare?

 Ci sono alcuni fattori che potrebbero supportare un cambiamento:

  • LA PROMOZIONE DELLA PARITA’ DI GENERE, in termini di diritti e doveri, è alla base per la creazione di un ambiente equilibrato dove sia possibile un dialogo e non vi siano ostilità causate da pregiudizi
  • L’EDUCAZIONE EMOTIVA E AFFETTIVA: scuola, famiglia , società devono dare la possibilità a tutti di riconoscere, esprimere e gestire in modo adeguato ogni manifestazione affettiva così da diventare capaci nella gestione di eventi critici senza la necessità di agiti sproporzionati e nella comprensione di quali fattori sono alla base di relazioni sane e rispettose
  • ATTENZIONE AL LINGUAGGIO ossia imparare a usare i termini e espressioni giuste per non coltivare stereotipi e pregiudizi dannosi
  • RICONOSCERE LE CARATTERISTICHE DELLA VIOLENZA: è importante raggiungere la consapevolezza che la violenza non è solo fisica, non lascia necessariamente segni visibili quindi fare attenzione ai campanelli d’allarme così da poter riconoscersi vittime di violenza o capire quando lo è qualcuno attorno a noi
  • NO ALL’OMERTA’
  • SAPER CHIEDERE AIUTO non solo se si è vittime, ma anche se ci si rende conto di star per perpetrando comportamenti violenti o se si è testimoni di violenza

Ognuno di noi può riconoscere le proprie responsabilità, avviare un cambiamento ed essere supportato in un percorso con l’aiuto di persone esperte nel campo della salute mentale.

Costruire parità e rispetto è diritto e dovere di ognuno di noi.

Femminicidio dal punto di vista socio-psicologico

La causa sociale della violenza viene attribuita alla tendenza maschile a non considerare le donne come individui indipendenti e con il diritto di autodeterminarsi, ma come cosa propria.

L’aumento di casi di femminicidio viene associato spesso al fatto che in questo momento stiamo vivendo una fase di mutamento dell’identità femminile che va verso l’emancipazione e la libertà e che per questo viene vissuta dagli uomini come una minaccia alla propria virilità o al proprio diritto al dominio sessista.

Al momento lo scollamento tra una rappresentazione della donna in larga parte antiquata e il ruolo attivo che un numero sempre maggiore di donne ricopre nella vita reale aiuta a creare ideologicamente terreno fertile per la violenza.

Tuttavia mentre la prospettiva sociale è largamente dibattuta, sembra, a volte, mancante per una migliore comprensione del fenomeno e per contrastarlo in modo efficace, una discussione psicologica sulla violenza di genere.

Un’attenta analisi psicologica, lungi dal giustificare gli atti di violenza o in qualche modo “discolpare” i colpevoli, può aiutare a dare il giusto peso ai segnali di allarme e quindi, nei limiti del possibile, prevenire gli atti di violenza e , sul lungo termine, elaborare strategie al fine di ridurre e combattere tali atti.

Ogni volta che un uomo è violento, questa violenza nasce da un sentimento di helplessness, di fragilità considerata inaccettabile, a cui egli cerca di resistere picchiando.

La violenza è il tentativo di controllare la depressione derivata da sentimenti di umiliazione inaccettabili.

Spesso queste persone sono cresciute in ambienti violenti essendo umiliate o maltrattate dalle figure di riferimento.

E’ ormai conoscenza comune che se un bambino assiste a violenza sistematica da parte di un genitore verso l’altro o verso un fratello o se egli subisce violenza, è più facile che usi la violenza quando si trovano in condizione di stress.

Edwards et al. (2003) hanno dimostrato che c’è una percentuale più alta di disturbi antisociali e borderline di personalità negli uomini violenti verso le donne.

La violenza contro le donne può esser di diverso tipo:

  • VIOLENZA INTRAFAMILIARE, IMPULSIVA
  • VIOLENZA IMPULSIVA, PRETERINTENZIONALE
  • VIOLENZA IMPULSIVA
  • VIOLENZA STRATEGICA, PARANOIDEA
  • VIOLENZA DI GRUPPO
  • VIOLENZA DA FALLIMENTO DELLA GRANDIOSITA’ NARCISISTICA
  • VIOLENZA ANTISOCIALE

Otto Kernberg diceva”bambini maltrattati sviluppano maggiore dipendenza dai genitori abusanti e tendono a riprodurre maltrattamenti in età adulta”.

Un uomo non cambia con l’amore di una donna, è curabile solo con la conquista della consapevilezza del suo problema e il doloroso passaggio attraverso una psicoterapia.

Conclusioni

Nessun legame amoroso, familiare ci costringe all’autodistruzione.

Parlare di femminicidio significa porre in essere un problema che l’attuale società è chiamata ad affrontare, a tentare di arginare, salvando le donne da uomini violenti.

Il femminicidio consiste in ogni forma di violenza innescata dalla convinzione del maschio di detenere il potere di sottomettere e privare della propria dignità qualsiasi donna gli capiti a tiro.

La donna non è debole, debole è chi commette violenza perchè essa indica una debolezza interiore che non trova pace e che si manifesta con la sottomissione degli altri.

L’innesco della violenza è spesso dato dal sentimento di minaccia di abbandono che l’uomo avverte quando si rende conto che la “sua” donna vuole lasciarlo.

Questo timore produce un senso di disperazione, di piccolezza, di fallimento e solitudine.

Un uomo sano è capace di accettare il tema doloroso della solitudine con consapevolezza e strazio, accettando l’ineluttabilità e sentendosi capace di uscirne con il tempo e l’accettazione di ciò che è accaduto.

Ma alcune persone, incapaci di questa matura accettazione della sofferenza e della perdita, eludono queste emozioni tristi dando la colpa all’altro, alla crudeltà, alla sua ingiusta tendenza alla fuga e al tradimento.

Una scelta, la più facile: di fronte all’abbandono l’uomo attribuisce la colpa all’altra piuttosto che a se stesso.

L’uomo che commette un femminicidio è un uomo che  non è capace di soggiogare la rabbia, governarla e metterla al servizio di un discorso, ma la fa esplodere agendo con violenza.

Che fare? Dal punto di vista sociale occorre rendere il femminicidio un problema di cui ci si deve occupare.

Sensibilizzare gli uomini, renderli consapevoli e partecipi.

In ambito clinico, di fronte al racconto di violenza della paziente, è importante individuare i fattori scatenanti ed è fondamentale aiutare la donna a raggiungere un sufficiente livello di consapevolezza della situazione, contrastando la sua tendenza all’auto colpevolizzazione per la violenza subita.

Il femminicidio trova pertanto il suo fondamento nella violenza misogina e sessista dell’uomo radicata nella nostra società, rappresenta un problema sociale che attiene alla dimensione dell’oppressione e della disuguaglianza tra uomini e donne rilevando la complessa relazione tra violenza e la discriminazione sessuale.

Bibliografia:

  • Spinelli B. (2008) “Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale” ed. Franco Angeli
  • Norwood R. (1990)
  • “Donne che amano troppo” ed. Feltrinelli
  • Otto Kernberg “Relazioni d’amore. Normalità e patologia” ed. Cortina
  • D.Russell “Crimini contro le donne”ed.Sonzogno

Numero antiviolenza e anti stalking 1522 – Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile.

112: chiamare il numero di emergenza senza esitare, né rimandare:

  • in caso di aggressione fisica o minaccia di aggressione fisica;
  • se si è vittima di violenza psicologica;
  • se si sta fuggendo con i figli (eviti in questo modo una denuncia per sottrazione di minori);
  • se il maltrattante possiede armi.

Autore

Articolo scritto dalla dott..ssa Viviana Orizzi psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Saronno del centro Interapia.

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