“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza” (Bateson)

In italiano il termine “diversità” si lega principalmente all’idea di diverso, parola spesso connotata in maniera negativa.

La diversità, in tal senso, rimanda alla divergenza, spesso inconciliabile, all’allontanamento della regolarità e normalità, all’idea di un rapporto asimmetrico e distante dove è impensabile entrare in relazione e collaborare.

In inglese, invece, la parola “diversity” si avvicina più all’idea di differente, che porta con sé un valore di varietà: varietà di punti di vista, di modi di pensare e di fare, di bisogni ed esigenze, di culture etc…

Un’accezione più vicina al termine parità, rispetto, ricchezza, che in diversità manca completamente.

La vera ricchezza sta nelle differenze, nel saperle riconoscere, nel farle emergere e nel far leva sui punti forza di ognuno.

Perché solo mettendo insieme tutte le parti di un team il team emergerà al massimo delle sue potenzialità, proprio come si osserva un mosaico di cui si ammira la bellezza creata da tante tessere diverse, che da sole direbbero poco, ma messe insieme vengono valorizzate e creano qualcosa di unico.

Ciò che ci accomuna è proprio il fatto di essere diversi l’uno dall’altro e di far parte di un’unica grande famiglia, quella degli esseri umani.

E’ importante affrontare e valorizzare la diversità, abolire una certa omogeneizzazione per favorire e mettere in risalto la naturale diversità di ciascuno, ciò favorisce il processo di individuazione della propria identità.

E non solo: il confronto con l’unicità degli altri può arricchire la propria, diventare una risorsa per la propria crescita e favorire un atteggiamento di accoglienza nei confronti della diversità stessa, in qualunque forma si presenti.

Si è uguali proprio nella misura in cui tutti siamo diversi e unici.

La diversità è un terreno comune che. se alimentato, può far sbocciare il seme della libertà.

Educare alla diversità vuol dire creare i presupposti per lo sviluppo di una cultura dell’accoglienza.

E allora perché accogliere chi si considera differente da sé non è così naturale?

Perchè pare esserci un movimento di naturale esclusione nei confronti di chi  presenta una qualsiasi forma di diversità?

Se si mette in moto un atteggiamento di rifiuto o allontanamento nei confronti di ciò che non si considera”uguale a sé” è perché lo si teme.

E’ l’ignoto a creare timore, ciò che non si conosce e non si comprende.

E’ necessario, dunque, creare la possibilità di rendere riconoscibile la diversità….degli altri e la propria.

Diventare consapevoli ci porta a etichettare di meno le persone intorno a noi, ma anche a vedere gli ostacoli come opportunità.

Gestire la diversità richiede impegno, coraggio, pazienza, ma regala la gioia della scoperta, il rischio del confronto e l’audacia del mettersi in discussione.

Spesso l’essere umano manifesta una certa dose di paura rispetto a tutto ciò che il “diverso” rappresenta.

Psicologicamente, la paura del diverso corrisponde a una modalità difensiva, nella quale viene attivata l’ansia, rispetto a ciò che è ignoto e che avvia un percorso percettivo di pericolosità, poiché potrebbe modificare l’equilibrio della propria identità personale.

In realtà, la carta vincente deve essere rappresentata dall’incontro con gli altri, dal costruttivo confronto e dal superamento dei propri timori mentali.

Siamo tutti uguali in quanto esseri umani, ma ognuno di noi è diverso nelle sue peculiarità.

La convivenza tra persone è sempre dotata dell’equilibrio tra i valori comuni e i valori che ci differenziano: la varietà crea una società in movimento.

LA DIVERSITA’ DAL PUNTO DI VISTA PSICO-SOCIALE

Ogni nuovo incontro è di per sé “traumatico” perché obbliga ad un confronto con ciò che non si conosce ed incarna una minaccia per le proprie sicurezze e consuetudini.

L’Altro mette in discussione i fondamenti della nostra identità, spesso sulla base di idee stereotipate che nulla hanno a che fare con la realtà delle cose.

La paura del diverso è quell’insieme di emozioni negative e sfavorevoli innescate quando ci si trova di fronte a persone con caratteristiche differenti rispetto alle proprie.

Nonostante vi sia la tendenza a credere che il disprezzo per il diverso sia solo dovuta a poca umanità,tali atteggiamenti hanno a che fare con il modo in cui funziona la mente umana che cerca sempre di difendersi dal mondo esterno e di definirsi.

Un meccanismo cognitivo spontaneo su cui si radica la discriminazione del diverso è la categorizzazione, cioè quel processo che elabora le informazioni provenienti dall’ambiente, permettendo di suddividere oggetti, eventi e persone in categorie mentali.

Se tale processo da un lato è fondamentale perchè sentirsi parte di un gruppo permette di conoscere se stessi, costruire la propria identità e ridurre l’incertezza, dall’altro comporta relazioni conflittuali o di discriminazione verso gruppi diversi, visti come pericolosi o da evitare.

La categorizzazione sta alla base del pregiudizio cioè di un atteggiamento ostile verso il diverso.

Vari studi hanno dimostrato che quando ci si trova davanti a un individuo diverso da sè, a livello psicologico vengono attivati meccanismi simili a quelli che si verificano a livello biologico in seguito all’incontro di agenti estranei: il sistema immunitario protegge il corpo da eventuali alterazioni patogene.

In psicologia, diversità indica una differenza sensibile nella personalità di due o più soggetti.

Il concetto è fondamentale per gestire in modo positivo le relazioni umane.

DIVERSITA’ COME RICCHEZZA

Noi essere umani siamo costantemente immersi nella diversità.

Ciascuno di noi vive in un diverso mondo sociale, popolato da persone diverse tra loro non solo per razza, genere, credo, ma diverse per modi di pensare, sentire e agire.

Nonostante la diversità sia qualcosa di presente di fronte alle tante sfumature che la realtà può assumere, tendiamo spesso ad attribuirgli una connotazione negativa.

Ma un essere umano è unico proprio perché imperfetto e fallibile e come tutti si afferma anche grazie a ciò.

In un contesto positivo  di socializzazione e di integrazione la diversità diventa una risorsa importante, la trama di un tessuto sociale aperto alla libertà delle opinioni, un percorso di crescita che contrasta l’individualismo crescente.

Conoscere gli altri significa entrare in empatia emotiva con la loro mente.

La nostra ricchezza è data dalla diversità.

L’altro è prezioso nella maniera in cui è dissimile.

Accettare la diversità non significa solo accettare chi è diverso, ma anche vederlo come opportunità di crescita, come portatore di idee, esperienze e valori che non conosciamo ma possono arricchirci e aiutarci a comprendere meglio il mondo.

E’ proprio attraverso la diversità e il suo rispetto che si arriva alla conoscenza.

Il valore della diversità sta nell’accettazione dell’altro, nello scambio e nel rispetto reciproco.

Fin da bambini facciamo esperienza della nostra alterità, scopriamo presto che esiste una fondamentale differenza tra “io” e tutto ciò che “non è io”.

Crescendo si prende consapevolezza del fatto che si hanno pensieri, gusti, opinioni, sensazioni diverse da quelle altrui.

Le differenze vanno riconosciute, capite, accettate e valorizzate.

Nella storia dell’uomo la diversità è stata ed è trattata con sospetto, ma è da essa che sono nate le maggiori innovazioni culturali e sociali.

Possiamo dire, in un certo senso, che la diversità sia parte della storia dell’umanità, anche se spesso si tende a dimenticarlo.

La diversità è colore, cultura, ricchezza, scambio, crescita, necessità.

CONCLUSIONI

“Mi sento diverso?”

A chi è capitato di pensarlo?

Può succedere di sentirsi diversi, inadeguati rispetto alle persone che si hanno intorno.

Ma avere atteggiamenti, obiettivi, interessi, sogni, sentimenti, modi di vivere diversi dalla massa, non significa essere diversi, piuttosto fa di te una persona dotata di una sua propria unicità, da coltivare, valorizzare; da non sminuire per omologarsi a ciò che viene ritenuto normale dalla massa.

Si prova un forte bisogno a identificarsi con gli altri per sentirsi riconosciuti, accolti…con l’illusione che, soffocando ciò che davvero ci rappresenta, saremo accettati, non esclusi.

L’errore di molti è quello di giudicare in maniera superficiale ciò che ritengono strano, diverso, non conforme al loro modo di essere, di fare, di vivere la vita.

Bisognerebbe imparare ad osservare la realtà da diversi punti di vista ossia avere uno sguardo diverso su quegli atteggiamenti che, non nuocciono a nessuno, ma che, talvolta, fanno sentire strani.

Ma attenzione!!! 

Diversità può coincidere con genialità.

Democrito, il famoso filosofo, viveva la sua vita in solitudine, ritirato.

Si narra che un giorno i suoi concittadini chiesero a un medico molto famoso, Ippocrate, di andare a visitarlo convinti che fosse un folle bisognoso di aiuto.

Quando Ippocrate giunse alla sua abitazione trovò tutt’altro che un malato.

Solo un uomo, definito folle perché, frustato dalla società superficiale in cui viveva, preferiva vivere lontano da essa, scegliendo di ritirarsi in solitudine, per dedicarsi alla filosofia.

Ippocrate dichiarò che Democrito non era per niente un folle, bensì addirittura un genio, un saggio.

Al di là del fatto che l’atteggiamento di Democrito fosse giusto o sbagliato è certo che non stava nuocendo a nessuno.

Quando l’essere diverso non viene accettato, viene giudicato, non compreso, allontanato, ricordiamo che nessuno è del tutto normale e che siamo tutti un po’ Democrito.

E’ ora di vedere la diversità come arricchente, come risorsa.

Diverso non significa peggiore.

Occorre capire che il bello è proprio poter confrontarsi con persone diverse da noi per poter imparare tante cose nuove e ampliare le proprie conoscenze.

Bibliografia

  • – Mauro Catarci” La pedagogia della liberazione di Paulo Freire” ed.Angeli
  • – Giovanni Arduini ” Educazione e inclusione delle diversità”Ed Feltrinelli
  • – Antonello Mura ” Diversità e inclusione” Ed. F. Angeli

Articolo a cura della dott.ssa Viviana Orizzi Psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Saronno in Via Roma 85

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