L’OMS definisce la dipendenza patologica come “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”.

Tale definizione comprende anche le dipendenze comportamentali come il disturbo da gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, la dipendenza da internet, social network, videogiochi, etc. Questi fenomeni, pur diversi nelle manifestazioni , sono in realtà simili rispetto al processo ed ai correlati neurobiologici che li causano.

Tra i sintomi che il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) elenca per porre diagnosi di Disturbo da uso di sostanze è possibile trovare:

  • una ridotta capacità di controllo all’uso della sostanza.
  • una conseguente compromissione del funzionamento sociale.
  • l’utilizzo rischioso della sostanza.
  • tolleranza: la stessa quantità di sostanza non produce più gli effetti desiderati, che possono essere raggiunti solamente con aumento della dose;
  • astinenza: la presenza di sintomi psicofisici che compaiono se si evita di entrare in contatto con la sostanza o si evita di emettere il comportamento problematico.

L’insorgenza delle dipendenze è legata presumibilmente all’interazione sfavorevole di tre ordini di fattori:

  • Neurobiologici, ossia riconducibili a caratteristiche genetiche, ad anomalie di alcuni circuiti neurali che regolano la motivazione, l’umore, l’inibizione delle risposte e la spinta all’azione. Tali circuiti sono mediati dall’azione di dopamina, serotonina e noradrenalina;
  • Individuali, cioè legati alle esperienze di vita ed a caratteristiche specifiche di personalità, come la ricerca di sensazioni forti, la propensione al rischio, il desiderio esasperato di successo, la bassa autostima;
  • Socio-ambientali, cioè relativi alle caratteristiche del contesto familiare, socio culturale ed economico della comunità in cui il soggetto vive, alle abitudini del gruppo di appartenenza, alla presenza o meno di reti di sostegno sociale, ai livelli di tolleranza sociale  dei comportamenti di dipendenza, alla loro disponibilità e accessibilità.

Trattamento dei disturbi di dipendenza

Il trattamento dei disturbi di dipendenza, alla luce della loro complessità, deve necessariamente seguire un approccio multidisciplinare: infatti la collaborazione e la sinergia di diversi professionisti sanitari e sociali permette di agire in contemporanea su diversi ambiti compromessi dal disturbo ( ambito medico- sanitario, psicologico, socioeducativo, familiare, lavorativo, etc.), ed allo stesso tempo di creare le condizioni favorevoli ad una remissione sintomatologica completa.

Infatti, considerando che c’è spesso comorbidità tra diagnosi di disturbo da uso di sostanze e ila presenza di tratti personologici di impulsività, aggressività, la tendenza alla manipolazione e alla menzogna, una rete multidisciplinare di figure professionali risulta necessaria per contenere la situazione a livello comportamentale ed emotivo, così da rendere il trattamento più efficace. Altra caratteristica fondamentale del piano terapeutico delle dipendenze è la durata: essendo tale disturbo causato anche da caratteristiche stabili di personalità, è considerato tendenzialmente cronico e recidivante.

Di conseguenza, il trattamento , per poter raggiungere la remissione completa dei sintomi, deve tener conto di accompagnare il paziente durante un ampio arco temporale, composto da fasi diverse, ciascuna con i propri obiettivi a breve termine.

I percorsi di cura attivabili sono di due tipologie: ambulatoriale e residenziale. Tali modalità possono coesistere in un percorso terapeutico per dipendenze patologiche, oppure una modalità può precedere l’altra.

Servizi Ambulatoriali

Il trattamento ambulatoriale viene eseguito presso  i Servizi per le Dipendenze Patologiche (SerD). In questi contesti il paziente viene valutato a livello diagnostico e successivamente viene stilato un piano di trattamento individualizzato, che prevede gli obiettivi da conseguire a breve termine e i professionisti che giocano un ruolo nella sua cura.

Nei SerD è possibile avere assistenza medica ma un medico specializzato nelle dipendenze, infermiere specializzato nella somministrazione farmacologica e nell’esecuzione di esami strumentali, psicologo specializzato nelle dipendenze, educatore professionale e assistente sociale per l’accompagnamento e la presa in carico di situazioni giudiziarie in atto. I piani individualizzati possono avere una durata variabile, solitamente di 6 o 12 mesi, e possono essere rinnovabili fino alla dimissione del paziente. Le attività proposte dai Serd, oltre alle visite ed ai colloqui individuali con i professionisti, sono anche di gruppo: terapie psicologiche di gruppo su una dipendenza specifica, attività occupazionale o di gestione del tempo libero sul territorio, etc. In alcuni servizi ambulatoriali sono presenti proposte riabilitative innovative basate su ricerche scientifiche evidence based, come la stimolazione transcranica a corrente diretta (TDCS), che è una tipologia di stimolazione cerebrale che è stato dimostrare avere effetti significativi sulla diminuzione di sintomatologia dell’umore e sul disturbo da uso di sostanze.

I professionisti, se nel monitoraggio di un percorso terapeutico dovessero ritenere che le proposte di cura attivate non siano sufficienti, possono proporre un trattamento di tipo residenziale.

I servizi Residenziali e Semiresidenziali

Il trattamento residenziale e semi residenziale viene espletato in servizi a permanenza diurna e notturna o solo diurna che accolgono persone con disturbi da uso di sostanze.

Vi è la presenza costante di operatori di comunità e la presenza di un equipe multidisciplinare, che varia a seconda della tipologia di comunità. In tale contesto è possibile lavorare sul raggiungimento dell’astinenza e a livello educativo sulla gestione della routine quotidiana, sulla cura di sé e del proprio tempo libero.

I pazienti vengono accompagnati e guidati nella gestione domestica della struttura residenziale, nella convivenza e nella condivisione di spazi e momenti, e vengono proposte diverse attività (gruppi terapeutici, occupazionali, attività educativo-riabilitative, etc.), a seconda del piano individualizzato e dei bisogni di cura di ciascuno.

 La permanenza nei servizi residenziali varia a seconda della tipologia di comunità e a seconda delle differenze individuali dei pazienti. Verso la conclusione del percorso riabilitativo, si accompagna il paziente e gli si forniscono gli strumenti per favorire un buon adattamento alla vita autonoma al di fuori del servizio.

Riferimenti Bibliografici

https://www.salute.gov.it/portale/prevenzione/dettaglioContenutiPrevenzione.jsp?lingua=italiano&id=5763&area=prevenzione&menu=obiettivi2020

Widiger, T. A., Frances, A. J., Pincus, H. A. E., & Ross, R. E. (1997). DSM-IV sourcebook, Vol. 3. American Psychiatric Publishing, Inc.. 

Articolo a cura della dott.ssa Sara Angelicchio psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Saronno

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