Tra crescita e cambiamento

Difficile non aver mai sentito parlare di ipnosi, oppure non aver assistito a qualche improbabile spettacolo mediatico dove l’ipnosi viene proposta come una sorta di pratica magica di controllo e sopraffazione.

La parola ipnosi può evocare sentimenti di paura e mistero che sono collegati a un vecchio modo di sentire e di intendere ciò che non è sotto la nostra diretta osservazione.

Nulla di tutto ciò. In psicoterapia l’ipnosi assume rigore e scientificità. 

Il terapeuta che, per la sua pratica clinica, decide di avvalersi di questo importante strumento, sa che vi sono fenomeni oggettivi, osservabili nel soggetto ipnotizzato, che consentono di parlare di trance ipnotica e questi sono, ad esempio:

  • la riduzione del livello di critica, ovvero ciò che consente al soggetto di divenire sensibile alle metafore proposte dal terapeuta e fa si che le parole del terapeuta possano essere inserite in un contesto più ampio di conoscenza e guarigione.
  • L’amnesia, cioè la perdita parziale o totale di elementi consci, percettivi, ai quali il soggetto è sottoposto durante il periodo di trance, ad esempio non vi è percezione cosciente dei rumori provenienti dall’ambiente esterno, lo scorrere del tempo assumerà caratteristiche diverse, il posizionamento di sé nello spazio, ma anche le parole dell’ipnotista, al risveglio dalla trance, non saranno ricordate limpidamente.

Lo stato di trance ipnotico

Forse, non tutti sanno che la trance è una condizione naturale che “ci concediamo” spontaneamente durante l’arco della giornata. L’esempio più frequente è dato dal sonno… o meglio ancora, da quel momento che di poco precede il  lieto addormentarsi. Quando i pensieri si fanno leggeri ed è come se scorressero via. 

Siamo in una leggera trance anche quando ci mettiamo alla guida e, rapiti dai nostri pensieri, ci troviamo a raggiungere la nostra meta senza apparente coscienza del tragitto percorso.

O ancora, sperimentiamo uno stato di trance quando siamo completamente assorbiti da una melodia, un compito intenso… tutto ciò che è superfluo viene lasciato andare. Non vi è coscienza di nulla se non di ciò che ci coinvolge.

La psicoterapia ipnotica richiama dunque uno stato naturale dell’essere umano, non è possibile “non essere capaci” di entrare in trance, seppur possono essere messe in conto tutta una serie di difficoltà dettate dalle false credenze che, come abbiamo inizialmente accennato, ruotano attorno al concetto di ipnosi come un processo nebuloso e poco definito.

Ipnosi e cambiamento

È utile ricordare che l’ipnosi, di per se, non ha nulla di curativo o terapeutico. È uno stato modificato della coscienza che, tra i suoi diversi fenomeni, ha la possibilità di attivare le aree cerebrali analogiche e contemporaneamente, ridurre l’attività delle aree logiche consentendo il rapporto con l’inconscio dell’individuo.

Gli stessi richiami metaforici proposti dal terapeuta, i messaggi allegorici verbalizzati… se hanno un riscontro nel cambiamento del soggetto, non è di certo per la letteralità del significato e delle immagini suggerite ma, piuttosto, per quello che suscitano con la loro decodificazione nella mente inconscia del paziente che attribuisce loro significati e rappresentazioni proprie, dettati dalle conoscenze e dai propri vissuti, così che è il paziente stesso a costruire quell’esperienza specifica, adatta a lui in quel particolare momento e far si che possa ritrovare le risorse necessarie al cambiamento richiesto. 

Per questo, un impiego efficace dell’ipnosi clinica richiede un approccio personalizzato, calibrato sulla base delle caratteristiche uniche di ciascun individuo, delle esperienze che ha vissuto e delle proprie peculiarità.

Conclusioni:

psicoterapia e ipnosiMetaforicamente parlando, un percorso di terapia dovrebbe accompagnare il paziente su un altipiano, un luogo che possa offrire un punto di vista privo di impedimenti ed ostacoli, un punto che offra ampia veduta su ciò che ci circonda così da poter scegliere consapevolmente i futuri obiettivi da raggiungere e ridimensionare gli ostacoli precedentemente incontrati. 

In questa stessa metafora il terapeuta dovrebbe fungere da “bastone”, così che durante il tragitto per giungere all’altipiano il paziente non si senta solo, ma neanche vincolato.

Un bastone che sia di supporto per affrontare i lunghi tratti dove la fatica è maggiore, un bastone che possa servire per difendersi dai pericoli, che abbia l’utilità di tastare la solidità del terreno prima che il passo lo percorra. 

La terapia favorisce così l’acquisizione di competenze, incoraggia la disponibilità a tentare comportamenti nuovi e mette le persone nelle condizioni di essere più soddisfatte di loro stesse.

Fondamentale, in una buona terapia, è coinvolgere il paziente nell’apprendimento di modi alternativi che gli permettano di affrontare i fatti della vita e risolvere i problemi riconoscendosi efficaci. 

Bibliografia:

Erickson M. H. (1983) La mia voce ti accompagnerà. Casa Editrice Astrolabio

Mosconi G. (2008) Ipnosi Neo – Ericksoniana: la psicoterapia e in training ipnotico. Franco Angeli Edizioni

Nardone G., Loriedo C., Zeig J., Watzlawick P. (2018) Ipnosi e terapie ipnotiche, misteri svelati e miti sfatati. Ponte alle Grazie Editore

Yapko M. D (2018) Le basi dell’ipnosi. Casa Editrice Astrolabio 

 Articolo Scritto dalla dott.ssa Laura Lamponi psicologa e psicoterapeuta

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