Milton H. Erickson nasce il 5 dicembre 1901 in quella che oggi è la cittadina fantasma di Aurum, in Nevada. Si laurea in medicina e psicologia all’Università del Wisconsin e insegna psichiatria alla Wayne State University. Nel 1948 si trasferisce a Phoenix, in Arizona, dove ha esercitato privatamente per oltre 30 anni, fino alla sua morte avvenuta il 25 marzo del 1980.

Milton H. Erickson è riconosciuto come uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento. 

LA VITA E LA MALATTIA

In età adulta, dopo essere diventato medico psichiatra e psicologo, Erickson tornò nell’Ovest stabilendosi a Phoenix soprattutto per motivi di salute. 

Gravemente daltonico, riusciva a godersi fino in fondo solo il colore viola. Amusico, ovvero incapace di distinguere i diversi toni, affetto da aritmia, dislessico e paralizzato dalla poliomelite a diciassette anni, superò le proprie carenze e le trasformò in risorse. 

È importante scrivere di Erickson nella sua totalità perché egli fu un terapeuta straordinario. La vita di Erikson diventa essa stessa fonte di conoscenza del suo approccio, del suo modo di entrare in relazione con il paziente, una relazione meglio definita come rapport, ovvero quell’elemento complesso che riguarda una serie di relazioni interpersonali particolarmente significative in termini di comprensione, empatia, accoglimento, fiducia, onestà e sincerità. 

Tali componenti affettive sono di estrema importanza per determinare quel contatto comunicazionale tra paziente e terapeuta. 

Nella costruzione della reciprocità della relazione comunicazionale, secondo Erickson è compito del terapeuta facilitare la comprensione mediante comportamenti flessibili e appropriati, condurre la coppia terapeutica che mano a mano si consolida ad andare oltre il significato letterale delle parole per cogliere l’intento comunicativo dell’altro. 

La battaglia di Erickson per superare le limitazioni fisiche costituì senza dubbio la sua prima scuola per imparare ad essere un osservatore ed un comunicatore eccellente.

Da adolescente, affetto da una poliomelite potenzialmente mortale, dovette reimparare a percepire e a usare il proprio corpo. Colpito di nuovo nel 1952, trascorse gran parte del resto della vita su una sedia a rotelle. Una vita di sofferenze fisiche e di dolore cronico gli ha insegnato come trarre beneficio dalle proprie risorse interiori.

Erickson partì per un leggendario viaggio in canoa. A malapena capace di sollevare la propria canoa all’inizio del viaggio nell’estate del 1921, fece ritorno milleduecento miglia dopo munito di grande forza fisica.

Milton H. Erickson era radicalmente empirico, il suo lavoro si fondava sulla sua osservazione attenta, lasciava che fossero le sue osservazioni a guidare ciò che faceva con il paziente:

Convinto dell’unicità di ogni individuo, sosteneva che ogni paziente richiedesse una strategia terapeutica e un’interazione ipnotica particolare. Evitava di usare principi generati nati da modelli “scientifici” di terapia e di ipnosi, considerandoli prodotti di uno sforzo “insensato”  e “futile” che non teneva conto «…del soggetto come persona, mettendolo allo stesso livello dell’attrezzatura inanimata del laboratorio…» ( M. H. Erickson).

Usando le parole del rinomato antropologo Gregory Bateson, Erickson è stato il Mozart della psicoterapia. Ha sviluppato modalità per entrare in sintonia con gli altri al fine di facilitare la loro crescita.

ERICKSON E L’IPNOSI

Di Milton Erickson si può affermare che sia il  maggiore esperto di ipnosi dei nostri tempi.

Diede un apporto teorico e tecnico originale e innovativo alla terapia, sia concependo l’inconscio come quel luogo dove vengono custodite le risorse fondamentali per la guarigione (segnando così un distacco dalla concezione freudiana dell’inconscio quale serbatoio di conflitti rimossi), sia nell’uso innovativo di comunicazioni e compiti per il paziente. Da lui prende il nome la psicoterapia ericksoniana.

Come ormai noto, l’emisfero dominante, che nei soggetti destrimani è il sinistro, è maggiormente specializzato nelle funzioni del sistema linguistico, in quella logica, matematica, della lettura e della scrittura, mentre in quello non dominante la specializzazione è indirizzata alla visualizzazione, all’immaginazione, alla creatività, ai sogni, alle emozioni e così via.

Questo emisfero funziona utilizzando l’esperienza sensoriale, come le immagini visive, ed esercita un’influenza profonda sulla condotta esistenziale dell’uomo.

Secondo il modello di Erickson, nell’emisfero sinistro è collocata la parte conscia della mente, con le caratteristiche e le funzioni che le sono proprie, come l’agire secondo il principio di realtà. In quello destro, sempre secondo Erickson, è collocata la parte inconscia, la cui azione avverrebbe invece secondo il principio del piacere, evitando tra l’altro, il dolore e ricercando il soddisfacimento.

Nella trance ipnotica l’individuo ha la possibilità di creare nuove realtà soggettive e virtuali, simili al vissuto del sogno, nel quale si intrecciano sofferenze e piaceri, stati d’animo diversi ed emozioni intense. La realtà soggettiva dell’ipnosi, guidata dal terapeuta, realizza vere esperienze comportamentali nelle quali il soggetto è portato ad attuare alcune situazioni che sono preesistenti in lui, ma solo potenzialmente, e che sono poste nel suo inconscio.

Con una saggia insistenza degli stimoli più idonei, l’emisfero cerebrale di sinistra, razionale, finisce per accettare quello che l’emisfero destro, emozionale, ha descritto e recitato come copione posseduto dal soggetto, il quale solo così riesce a riportare e ripetere nella propria realtà le esperienze e i comportamenti immaginati e desiderati.

Erickson non era un mago, era uno scienziato empirico, un naturalista che osservava la natura con attenzione, pazienza e accortezza. 

È importante ricordare che l’ipnotista non è altro che una “guida intelligente” che cerca di instaurare e rafforzare una salda alleanza terapeutica.  “L’ipnosi non altera la persona, non altera neppure la sua esperienza di vita passata ma serve a permetterle di imparare di più su sé stessa e ad esprimersi più adeguatamente” (M. H. Erickson).

BIBLIOGRAFIA:

[Giacosa S. (2016) A.M.I.S.I. – S.E.P.I. . S.I.I.C. La storia, i principi scientifici statuari e deontologici. Ed. Amisi]

[Herickson M. H.; Herickson B. A.; Keeney B. (2011): Un guaritore americano. Edizione Dialogika]

[Herickson M. H. (1983): La mia voce ti accompagnerà. Astrolabio Editore]

 

Articolo scritto dalla dott.ssa Laura Lamponi psicologa e psicoterapeuta a Monza

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