Sonno e sogni sono da sempre stati un argomento di studio, che ha attratto moltissimi ricercatori e studiosi, generando, nel corso del tempo, riflessioni e teorie su questi argomenti.

Lo studio del sonno dal punto di vista neurofisiologico è relativamente recente.

Ciascun essere umano passa circa un terzo della propria vita dormendo.

Ma che cos’è il sonno?

Il sonno è uno stato prontamente reversibile di ridotta reattività e ridotta interazione con l’ambiente.

Il sonno è essenziale per la nostra vita, rilevandosi molto importante non solo per il nostro corpo, ma anche per la nostra mente. 

Ma cosa succede quando dormiamo?

Ricerche scientifiche a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, sulla base di misurazioni elettroencefalografiche (EEG), elettromiografiche (EMG) e sui movimenti oculari, hanno scoperto l’esistenza di due tipi di sonno:

SONNO REM (Rapid Eye Movements) e SONNO NREM (non-REM), il quale a sua volta si suddivide in tre stadi (Stadio 1: NREM1 – Stadio 2: NREM2 – Stadio 3: NREM3).

Generalmente il sonno è preceduto da un periodo di veglia rilassata. 

La veglia, il sonno non-REM ed il sonno REM, sono prodotti da tre stati distinti di funzionamento cerebrale e da grandi cambiamenti delle funzioni corporee. 

L’inizio del sonno avviene nella fase 1 (NREM1) per poi passare gradualmente agli altri stadi successivi. Il sonno non-REM sembra sia stato progettato per il riposo. La tensione muscolare di tutto il corpo è ridotta e il movimento è minimo. Durante il sonno non-REM il corpo è in grado di muoversi; la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e la respirazione diminuiscono; il cervello sembra fermarsi. Qui si possono verificare anche fenomeni di sonnambulismo o somniloquio (parlare nel sonno).  

Il sonno REM, definito anche sonno paradosso, dal punto di vista neurofisiologico è simile alla veglia ma a differenza di quest’ultima, il corpo, (ad eccezione dei muscoli oculari e respiratori) è immobilizzato. L’EEG è molto simile a quello di un cervello sveglio e attivo. Gli studiosi definiscono il sonno REM come un cervello attivo che si illude in un corpo paralizzato.

Durante il sonno il cervello è, quindi, coinvolto in un percorso ciclico di attività ripetitive. 

In una notte normale, gli stadi di sonno REM e non-REM si ripetono ciclicamente nel corso della notte per circa 5 volte, con una durata di ognuno di circa 90 minuti.

Circa il 75% del tempo totale di sonno viene trascorso nella fase non-REM è circa il 25% nella fase REM. 

Ma qual è la giusta quantità di sonno per ogni individuo? 

Ricerche scientifiche suggeriscono che la quantità di sonno varia da individuo ad individuo, evidenziando l’importanza della soggettività di ognuno nello stabilire le ore di sonno di cui si ha bisogno. La qualità del risveglio è sicuramente un elemento significativo per cogliere le ore di sonno soddisfacenti per il proprio benessere psico-fisico. 

I sogni durante gli stadi del sonno

Si sogna solamente durante il sonno REM? 

Leprime ipotesi di ricercatori evidenziarono che il sonno REM aveva un rapporto privilegiato con il sogno. Ma pochi anni dopo la scoperta del sonno REM, si iniziarono a raccogliere contenuti onirici anche dopo il risveglio dal sonno non-REM. Pertanto, l’attività onirica si verifica anche durante il sonno NREM.

J. Montangero (1999), ha raccolto ed analizzato le osservazioni di diversi ricercatori che hanno individuato le specificità delle rappresentazioni oniriche nei diversi stadi di sonno:

  • Sogni nello stadio 1 (NREM): i contenuti dell’assopimento, chiamati immagini ipnagogiche, sono descritti come discontinui e generalmente traducono i contenuti dei pensieri dell’individuo che si addormenta. 
  • Sogni nello stadio 2 (NREM): in questo stadio, risvegliando i soggetti si osservano due tipi di contenuti: da una parte immagini discontinue simili a quelle riportate durante la fase dell’assopimento e dall’altra racconti che assomigliano a sogni veri e propri. Questi sogni sono più concisi, con meno bizzarrie rispetto alle fasi successive. 
  • Sogni nello stadio 3 (NREM): i racconti dei sogni al risveglio dal sonno lento sono meno lunghi rispetto a quelli del sonno REM, contengono meno episodi, meno immagini visive e minor nessi narrativi. Appaiono come immagini mentali opache; i ricordi del sogno in questa fase sono meno frequenti. 
  • Sogni nel sonno REM: quando una persona viene svegliata durante questa fase nel 80% dei casi si ha il racconto di un sogno. I sogni sono più lunghi, ricchi e densi di avvenimenti, con trame insolite, sconnesse e vivide esperienze emotive e sensomotorie. Nonostante l’individuo sia disconnesso dall’ambiente, il cervello crea una storia. 

Ma come fa il cervello a realizzare tutto ciò?

Studi neurofisiologici e sull’attività cerebrale hanno evidenziato differenze nell’attività corticale durante la veglia e il sonno REM. 

In particolare, hanno rilevato, un’elevata attivazione nelle aree temporo-occipitali della corteccia visiva durante il Sonno REM, che si traduce in vivide immagini oniriche.

Inoltre, la disattivazione della corteccia parietale inferiore destra coinvolta nella volizione, evidenzia che durante i sogni c’è una riduzione del controllo volontario del pensiero e dell’azione; l’individuo non ha il controllo sul contenuto del sogno ed è trasportato dagli eventi.

Durante il sogno, il pensiero risulta alterato nelle sue funzioni razionali; il sognatore può accettare eventi impossibili, cambi di scena, improvvise trasformazioni, c’è incertezza rispetto allo spazio e al tempo. Il ridotto automonitoraggio nel sogno potrebbe essere correlato alla disattivazione di determinate regioni cerebrali, deputate a tali funzioni. 

La corteccia prefrontale coinvolta nei circuiti neurali relativi all’autoconsapevolezza e alle attività sociali (comprendere pensieri, intenzioni proprie ed altrui) risulta parzialmente disattivata durante il sonno e potrebbe spiegare le anomalie, bizzarrie delle interazioni sociali nei sogni. 

Mentre si osserva, durante il sonno REM, un’iperattivazione delle strutture emozionali limbiche. 

Tale attivazione e parallelamente la disattivazione della corteccia prefrontale, in assenza di un’integrazione fra queste due aree, potrebbe, pertanto, spiegare la fenomenologia dei sogni in cui personaggi interagiscono tra loro in modi che nella veglia sarebbero impensabili, con esperienze emotive intense non coordinate con gli eventi. 

Bibliografia:

M.F. Bear, B.W. Connors, M.A. Paradiso., Neuroscienze: esplorando il cervello Terza Edizione italiana, a cura di C.Casco, L.Petrosini, M.Oliveri, Elsevier, 2010. 

B.G. Bara., Dimmi come sogni: interpretazione emotiva dell’esperienza onirica, Mondadori, 2012. 

Articolo scritto dalla dott.ssa Ilaria Campostori psicologa presso il centro di psicologia di Legnano

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