Di cosa si tratta

Pensare è la capacità dell’essere umano attraverso cui il cervello svolge una serie di attività mentali come incamerare informazioni, pianificare il futuro, ricordare il passato, risolvere problemi.

Così come qualsiasi altra capacità, se utilizzata in maniera eccessiva può diventare dannosa: perciò, pensare troppo senza arrivare a nessuna conclusione determina il fenomeno dell’Overthinking.

La traduzione italiana del termine “Overthinking” è letteralmente “sovrappensiero”, che sta ad indicare una sovrabbondanza di pensieri.

Si tratta di una condizione psicologica caratterizzata da una costante e ricorsiva attenzione ad alcuni pensieri, tanto da renderli intensi e intrusivi, i quali vanno ad interferire pesantemente con la funzione implicata alla risoluzione dei problemi. 

Tale condizione crea circoli viziosi di pensiero (ruminazione e/o rimuginio), dei veri e propri loop, caratterizzati da una costante ed eccessiva preoccupazione per il passato e/o per il futuro. È una condizione in cui il cervello va in “crash” (come un pc) e non essendo più in grado di processare le informazioni, si blocca, arrivando al punto di bloccare la persona nell’esecuzione delle azioni nel presente.

L’overthinking non è sempre da ritenere una condizione patologica ma lo diventa quando crea un evidente disagio nella vita di tutti i giorni. Se, invece, una persona lo utilizza per risolvere un problema, dedicandosi alla valutazione dei pro e dei contro di una situazione, riuscendo ad arrivare ad una soluzione senza percepire alcuna forma di disagio, questa procedura non avrà alcunché di patologico ma rappresenterà una modalità di problem solving.

Sintomi

L’overthinking si può sperimentare già a partire dall’età infantile, nella fase di sviluppo in cui iniziano a strutturarsi processi cognitivi orientati a strutturare riflessioni su ciò che accade nell’ambiente circostante.

Esso può verificarsi in specifici momenti della vita caratterizzati da un forte stress, come ad esempio in periodi di cambiamento, o in concomitanza a scelte di vita. Possono emergere emozioni come frustrazione, rabbia, collera e condotte tipiche dei disturbi dell’alimentazione, fino a comportamenti autolesivi e atteggiamenti che minano la salute in modo più o meno grave.

L’overthinking si associa a sintomi di ansia e depressione che possono avere effetti negativi sulla qualità del sonno. Di conseguenza, la mancanza di sonno porterà ad un aumento della fatica e dello stress e a una stanchezza sistemica che avrà effetti negativi sull’umore e sulla qualità di vita, in un circolo vizioso di malessere generale. 

Chi sperimenta l’overthinking ha caratteristiche comuni: prova una sensazione di impotenza e incapacità ad agire e prendere decisioni, per cui, sentendo il bisogno di tenere le situazioni sotto controllo, la persona utilizza questa modalità di pensiero per analizzare in modo approfondito qualsiasi situazione o problema. Solitamente, infatti, si tratta di persone molto razionali che mostrano un certo distacco dagli aspetti emotivi. 

Cause

Possiamo considerare l’overthinking come un disturbo figlio della società moderna, caratterizzata da ritmi sempre più serrati e ad una costante connessione, sottoposta a numerosi input, in cui gli impegni e le responsabilità sovraccaricano sia a livello fisico che emotivo, per i quali si è alla costante ricerca di soluzioni.

L’overthinking è una forma di pensiero tipicamente associata al disturbo ossessivo-compulsivo: in tal caso i pensieri ossessivi appaiono assiduamente, assorbono molte energie e sono considerati pericolosi, inaccettabili e incontrollabili dalla persona stessa.

Il carattere incontrollabile e ripetitivo dell’Overthinking può essere legato anche ad altri disturbi, tra cui disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia e i disturbi trauma-correlati. Pertanto, è sempre opportuno affidarsi alla valutazione di un professionista per individuare la specificità della propria situazione.

Trattamento

Il primo passo importante per affrontare e trattare la condizione dell’Overthinking è il riconoscimento del disagio che essa provoca, per poi imparare a gestirlo. Poiché essa impedisce alla persona di stare nel “qui e ora” e vivere il momento presente, le strategie risultate maggiormente funzionali sono l’attività fisica e la pratica della Mindfulness, che, attraverso l’attenzione focalizzata al corpo nel momento presente, permettono di bloccare il flusso dei pensieri spostando il focus attentivo.

L’Overthinking può essere una condizione non sempre facilmente gestibile in autonomia. È quindi opportuno rivolgersi ad un professionista che, attraverso un percorso di psicoterapia (molto efficace è risultata la Acceptance and Commitment Therapy – ACT) e con l’ausilio di alcune tecniche e strategie guidate, aiuti la persona a riconoscere e gestire i sintomi, al fine di ripristinare una situazione di benessere.

Articolo scritto dalla dott.ssa Serena Gizzi psicologa presso il centro di psicologia di Monza

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