Definizione di dissonanza cognitiva 

La teoria della dissonanza cognitiva nasce all’interno dell’ambito della psicologia sociale grazie agli studi effettuati da Leon Festinger nel 1957. 

L’autore postula che l’essere umano percepisce dissonanza cognitiva nel momento in cui sperimenta un conflitto tra idee, credenze, valori, atteggiamenti e comportamenti e questo stato di incompatibilità genera una condizione di malessere psicologico che lo spinge a tentare di ridurre la tensione sperimentata, perché spiacevole (Roballo, 2022). 

La vastità della dissonanza cognitiva e la conseguente quantità di tensione psicologica spiacevole, aumenta all’aumentare del numero di credenze, opinioni, idee e comportamenti contrari a quelli che il soggetto sta considerando. 

A fronte della spiacevolezza della dissonanza cognitiva, come si cerca di raggiungere l’obiettivo di riduzione della stessa?

  • Rimuovendo la credenza che è dissonante 
  • Riducendo l’importanza delle credenze dissonanti
  • Creando nuove idee che sono coerenti con quella che si sta considerando e non si vuole abbandonare
  • Aumentando la salienza delle idee che sono coerenti con quella target

Una volta risolta la dissonanza cognitiva percepita, il soggetto cercherà di non entrare più in contatto con la condizione precedente che ha generato incompatibilità e allo stesso tempo di avere l’approvazione sociale rispetto al cambiamento effettuato (Tavris, Aronson, 2007). 

Un esempio di dissonanza cognitiva

Festinger (1957) utilizza il comportamento dei fumatori per esemplificare come funziona la dissonanza cognitiva. Un fumatore potrebbe percepire dissonanza cognitiva quando si ferma a riflettere sul fatto che il suo comportamento entra in conflitto con la credenza sociale scientificamente dimostrata che il fumo è nocivo per la salute. 

Di fronte a questa dissonanza il soggetto potrebbe:

  • smettere di fumare e quindi modificare il proprio comportamento per essere coerente con la cognizione sociale condivisa
  • sminuire l’importanza della cognizione sociale condivisa (es. “gli studi sul fumo non sono poi così fondati”
  • sottolineare la significatività dei motivi e delle opinioni che sostengono il suo comportamento di fumatore (es. “non è così pericoloso fumare”, “i pericoli per la nostra salute sono ovunque”, “a me serve per ridurre l’ansia, quindi è un comportamento che mi apporta dei benefici”) (Festinger, 2001).

Questa modalità riparativa, a cui tutti gli esseri umani ricorrono, permette di comprendere l’importanza che ha per l’umanità mantenere una consistenza e una coerenza interna tra le diverse cognizioni (Miller et al., 2015). 

L’esperimento di Festinger

Prima di poter sistematizzare la propria teoria, Festinger effettuò differenti esperimenti all’Università di Stanford, presso la quale insegnava.

Il più famoso prevedeva di chiedere ad un gruppo di studenti di svolgere individualmente una serie di compiti particolarmente noiosi e successivamente di mentire ai partecipanti che si sarebbero approcciati agli stessi dopo di loro (collaboratori dello sperimentatore), raccontando loro quanto fossero interessanti e divertenti i task assegnati. 

Per mentire venne data, ad un gruppo di partecipanti, una ricompensa di 1 dollaro, mentre ad un altro gruppo una ricompensa di 20 dollari. 

Alla luce della prima formulazione della teoria della dissonanza cognitiva, Festinger ipotizzò che coloro che avevano ricevuto 1 dollaro avrebbero sperimentato dissonanza cognitiva in quanto il comportamento del mentire non era sostenuto né dall’effettiva esperienza di compiti divertenti né da una giustificazione economica, mentre i partecipanti all’altro gruppo no. 

Le previsioni vennero confermate. 

Al termine dell’esperimento venne chiesto ai partecipanti cosa pensavano realmente dei compiti assegnati: 

  • gli studenti che ricevettero 1 dollaro valutarono i compiti come effettivamente divertenti ed interessanti, nuova credenza da loro formulata coerente con la bugia. Questo voleva dire che avevano sperimentato dissonanza cognitiva, per loro spiacevole, e quindi avevano bisogno, per ridurla, di una nuova credenza (“i compiti sono stati effettivamente belli”) che sostenesse il comportamento avuto nei confronti dei collaboratori dello sperimentatore, in quanto la ricompensa economica non era sufficiente a giustificarli nella menzogna detta;
  • coloro che avevano ricevuto 20 dollari, invece, durante l’intervista finale furono sinceri e riconobbero il poco interesse nello svolgimento dei compiti, in quanto avevano avuto una giustificazione sufficiente per mentire (la ricompensa economica che sosteneva il comportamento della menzogna).

La dissonanza cognitiva è utile oppure può causare uno stato di malessere? 

È raccomandato essere consapevoli del processo della dissonanza cognitiva e delle modalità di riduzione della stessa.

In situazioni particolarmente spiacevoli, come l’essere stato scartato per il lavoro dei propri sogni, può essere utile ricorrere alla dissonanza cognitiva in quanto, sul momento, attutisce il dolore provato e dà spazio, tempo e modo per poter gestire in un secondo momento la tensione dolorosa innescata.

Tuttavia, è necessario monitorare questo processo in modo da elaborare correttamente la difficoltà ed il malessere sottostante all’evento negativo in modo globale, quando si è ridotta la reazione emotiva a caldo, senza permanere nella condizione di autoinganno. Infatti, il rischio di un uso eccessivo delle modalità di riduzione della dissonanza cognitiva è quello di non entrare mai in un contatto intimo e veritiero con il proprio mondo cognitivo ed emotivo interno, perché può sembrare più facile mentire a se stessi piuttosto che affrontare il dolore.

Inoltre, la dissonanza cognitiva può essere per l’individuo anche un’occasione di crescita sia in seguito ad un processo di riflessione individuale sia in relazione al confronto con il gruppo in quanto permette di rivalutare e soppesare, e in alcuni casi modificare, idee, credenze ed valori.

BIBLIOGRAFIA 

Festinger, L. (2001). Teoria della dissonanza cognitiva. Franco Angeli.

Miller, M.K., Clark, J.D., Jhele, A. (2015). Cognitive Dissonance Theory (Festinger). Research Gate. 

Roballo, F. (2022). La dissonanza cognitiva: esperimento di Festinger. https://lamenteemeravigliosa.it/la-dissonanza-cognitiva-esperimento-di-festinger/ 

Tavris, C., Aronson, E. (2007). Mistakes Were Made (But Not by Me): Why We Justify Foolish Beliefs, Bad Decisions, and Hurtful Acts. Harcourt Books. 

Articolo scritto dalla dott.ssa Chiara Mariani psicologa presso la sed di Legnano del centro di Psicologia Interapia

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