Secondo le statistiche, circa 1 donna su 6 e 1 uomo su 19 subiranno atti di stalking nel corso della loro vita. 

Circa due terzi delle vittime di stalking femminile vengono prese di mira da un partner intimo attuale o precedente. 

Ma in cosa consiste esattamente il reato di stalking? 

Il termine “stalking” è diventato un termine della cultura pop tale che la parola viene usata di riflesso per descrivere la semplice curiosità o l’interesse di qualcuno. 

È importante distinguere che non stiamo parlando di mera curiosità, o di semplici attenzioni. Il comportamento di stalking effettivo è un comportamento potenzialmente mortale.

Lo stalking è rintracciabile in quei comportamenti intrusivi persecutori ed ossessivi, volti a controllare e limitare la libertà della persona, reiterati nel tempo e che provocano in chi li subisce paura, timore, preoccupazioni, ansia per la propria vita, cambiamento delle proprie abitudini ed i propri comportamenti. 

  • Il termine “stalking” (dal verbo “to stalk”: fare la posta ad una preda, andare di soppiatto) va a descrivere un modello comportamentale caratterizzato dalla reiterazione di azioni invasive e indesiderate, legate alla necessità di controllare e comunicare col target prescelto; comportamenti che inducono la vittima a vivere in un costante stato di disagio e/o paura (Douglas & Dutton, 2001; Logan & Walker, 2017; Mullen, Pathé & Purcell, 2000; Spitzberg & Cupach, 2014).

Le statistiche e gli studi pubblicati correlano fortemente la violenza domestica e lo stalking con l’ escalazione della violenza futura, fino ad arrivare alla morte. 

Sfortunatamente, molte persone non sono consapevoli di quanto possa essere pericoloso lo stalking. Data la percezione comune che lo stalking sia commesso solo da estranei o da ex amanti persistenti, molte vittime non associano i partner intimi e i coniugi attuali o precedenti all’atto dello “stalking”. Tuttavia, lo stalking si verifica nelle relazioni e nei matrimoni impegnati, e si verifica più frequentemente nelle relazioni violente.

Nelle relazioni violente generalmente possiamo aspettarci un susseguirsi di situazioni che si ripetono ciclicamente, finchè non vi è l’intervento esterno a porre fine alla reiterazione:

Il ciclo della violenza (Walker, 1979)

Fase 1: Tension Building

Si assiste ad un crescendo di atteggiamenti sempre più aggressivi (climax). C’è un aumento della tensione, l’uomo quindi mostra ostilità ed agitazione ma senza raggiungere livelli estremi. 

Di conseguenza, la donna in questa fase è intenta a controllare la rabbia del partner, percependosi come investita da una missione salvifica ed evitare che la situazione possa peggiorare (lo asseconda, tenta di calmarlo, evita di rispondere alle sue provocazioni). 

Fase 2: Acute or Crisis

Questa è la fase più pericolosa, quella in cui il livello di tensione raggiunge l’apice ed aumenta la probabilità che si arrivi ad un’esplosione della violenza. 

Tutta la tensione che l’uomo ha accumulato nella fase precedente viene scaricata attraverso la messa in atto di aggressioni verbali, fisiche, sessuali.

La donna comincia a capire che l’uomo sta prendendo il sopravvento e cerca delle strategie di difesa.

Fase 3: Calm or Honeymoon Phase

Fase caratterizzata da assenza di tensioni e violenze e da una riappacificazione apparente. 

L’uomo per timore di poter perdere la donna, chiede il suo perdono e giustifica il suo comportamento attribuendolo a cause esterne. 

In tale fase la donna può cadere nella trappola: credere alle parole, alle promesse e ai propositivi positivi dell’uomo e alla possibilità di un suo eventuale cambiamento arrivando così a giustificarlo per la violenza subita in passato. 

Quando l’abuso fisico e lo stalking coincidono all’interno di una relazione intima, esiste una forte correlazione con la possibilità che la violenza continui e che l’omicidio sia un esito, purtroppo, quasi preannunciato. 

È stato riferito che il 76% delle donne uccise da un attuale o dall’ex partner intimo ha subito almeno un episodio di stalking nell’anno precedente all’omicidio. E, tra le donne uccise da un ex partner intimo che avevano subito abusi fisici, il 90% di quelle donne erano state perseguitate.

Uno studio sui registri delle forze dell’ordine ha rilevato che la violenza domestica era più grave quando era presente un comportamento di stalking. Chiaramente, qualsiasi comportamento di stalking da parte di un partner intimo attuale o precedente è motivo di preoccupazione e merita la tua seria attenzione.

Alcuni dei comportamenti di stalking più comunemente segnalati includono:

• Approccio indesiderato a casa, a scuola, sul posto di lavoro, ecc.

• Telefonate indesiderate, compresi i riattacchi

• Messaggi di testo o vocali indesiderati

• Osservare o seguire la vittima a distanza

• Spiare la vittima con un dispositivo di ascolto, una fotocamera o un sistema di posizionamento globale (GPS)

• E-mail, messaggi istantanei o messaggi indesiderati tramite siti Web di social media

• Lasciare oggetti strani o minacciosi affinché la vittima possa trovarli

• Inviare o lasciare cartoline, lettere, fiori o regali indesiderati

• Violazione o irruzione nell’auto o nella casa della vittima e poi fare qualcosa che possa allertare la vittima dell’intrusione

È fondamentale non confondere lo stalking con la comune gelosia. Le potenziali conseguenze dello stalking sono gravi e richiedono l’adozione di misure adeguate per proteggersi. Lo stalking può diventare pericoloso senza preavviso ed esporre te, la tua famiglia e anche le persone con cui ti rapporti a violenza o molestie.

Come la violenza domestica, lo stalking è un crimine che è più facile da dimostrare se si documenta il comportamento e si “costruisce il caso”. Se vieni perseguitato, mantieni un registro dello stalking per documentare ogni caso. 

Il registro dello stalking dovrebbe includere le seguenti informazioni:

• Data dell’incidente

• Ora dell’incidente

• Descrizione dettagliata dell’incidente

• Luogo dell’incidente

• Numero di denuncia della polizia (segnalare ogni incidente alle autorità)

• Conservare eventuali testi, e-mail, registri telefonici, lettere, ecc.

Purtroppo, anche a causa dei troppi e recenti fatti di cronaca, sappiamo bene che uscire da sole da queste situazioni è molto difficile.

Se sei vittima di violenza o di stalking denuncia subito i fatti, chiedi aiuto. Ma soprattutto, se abbiamo il presentimento che un amico/a o un/a famigliare, un/a conoscente… sia vittima di violenza o agisca violenza in ogni sua forma, interveniamo allertando le forze dell’ordine e i servizi presenti sul territorio.

La lotta alla violenza è una responsabilità di tutti.

Articolo a cura della dott. Laura lamponi psicologa e psicoterapeuta

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