Sebbene i conflitti familiari siano un fenomeno normativo all’interno di tutte le fasi del ciclo di vita di una famiglia, secondo l’esperienza comune quando si ha un figlio adolescente tendono a subire un importante incremento, sia in termini di frequenza che in termini di intensità. Con il presente articolo si intende esplorare le caratteristiche e le cause di tale processo, oltre a discriminare le situazioni in cui il conflitto è funzionale e sano da quelle in cui diventa patologico e rischioso per la salute dell’adolescente e della sua famiglia.

Conflitti in famiglia: perché proprio in adolescenza?

L’adolescenza è la fase della vita dell’individuo che segue la fanciullezza e precede la fase del giovane adulto. È la fase di transizione per antonomasia: il soggetto si trova a vivere numerosi cambiamenti che portano con sé una grande fatica accostata ad una sensazione di smarrimento e disorientamento.

L’adolescente infatti sente di non essere più il bambino che conosceva ma allo stesso tempo non è neanche un adulto: tale consapevolezza genera un disagio che, se gestito e risolto, aiuta a raggiungere l’obiettivo evolutivo di questa fase, ossia lo sviluppo dell’identità e della personalità. I cambiamenti che avvengono appartengono alla sfera dello sviluppo fisico, di quello sessuale, di quello cognitivo, emotivo e, a cascata, tali aspetti hanno delle ripercussioni significative sull’ambito sociale e familiare.

Cambiamenti in un adolescente

Tali cambiamenti sono orchestrati da un cambiamento decisivo dello sviluppo cerebrale: durante l’adolescenza, infatti, si verificano modifiche strutturali e funzionali a carico di aree cerebrali corticali e sottocorticali tramite due fenomeni: pruning sinaptico o potatura sinaptica e mielinizzazione. Il primo riguarda una drastica riduzione delle connessioni neuronali: circa il 50% delle connessioni presenti in infanzia vengono eliminate, mantenendo invece quelle più efficienti ed efficaci. Processi migliorano l’efficienza di elaborazione delle informazioni e la velocità di comunicazione dei neuroni. La mielinizzazione è l’aumento importante della quantità di mielina in alcune regioni cerebrali. La mielina è una guaina isolante che ricopre gli assoni dei neuroni e che migliora l’efficienza della conduttività neurale rendendo la trasmissione dei messaggi più rapida.

Tali cambiamenti cerebrali rendono l’adolescenza un periodo florido, in cui la mente è altamente flessibile ed adattabile, e allo stesso tempo la rendono un periodo ad alto rischio: infatti lo sviluppo di arre cerebrali deputate ad esperienze emotive complesse avviene in modo asincrono allo sviluppo di altre aree deputate alla gestione di tali emozioni. Dunque, spesso gli adolescenti provano emozioni nuove, complesse, sconosciute, senza avere gli strumenti per poterle gestire. Inoltre, la presenza di traumi o esperienze negative importanti in tale fase può influenzare o compromettere lo sviluppo dell’individuo in modo definitivo.

La rabbia e i conflitti in famiglia

La rabbia è una delle emozioni di base, cioè un’emozione universale che tutti possediamo a prescindere dall’età o dalla cultura di appartenenza. 

È accompagnata da un’elevata attivazione del sistema nervoso autonomo che determina le peculiari reazioni fisiologiche che accompagnano questa emozione (per esempio aggrottare le sopracciglia, arrossire, digrignare i denti o contrarre i muscoli delle spalle).

Ciò che solitamente fa sorgere la rabbia è la percezione di una minaccia esterna o di un ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi, di una minaccia all’autostima e alla nostra immagine sociale, o di un’ingiustizia.

Le modificazioni cerebrali illustrate in precedenza, assieme ai cambiamenti che accompagnano tale fase, inducono l’adolescente a vivere le emozioni in modo molto intenso: tra queste, la rabbia è esperita in modo esplosivo e questo, all’interno delle dinamiche familiari, alimenta spesso e volentieri episodi conflittuali. D’altronde, un ulteriore compito evolutivo dell’adolescenza è quello di negoziare i confini e il proprio ruolo gerarchico all’interno del sistema familiare, ed il conflitto ne è lo strumento principale.

Quando la rabbia sfocia in comportamenti violenti?

E’ utile discriminare uno stile conflittuale funzionale all’interno dalla famiglia da uno disfunzionale che può sfociare in agiti violenti.Tra i fattori di rischio più comuni che influenzano lo sviluppo di comportamenti violenti nell’adolescenza si individuano:

  • educazione basata sulle punizioni corporee, sensi di colpa, denigrazione, derisione ed esasperata coercizione
  • frequenti litigi tra i genitori, soprattutto se violenti
  • violenza assistita
  • disregolazione emozionale
  • basso status socioeconomico della famiglia
  • vulnerabilità, ossia predisposizione temperamentale all’affettività negativa
  • disturbi della condotta presenti durante l’infanzia
  • sesso: i maschi hanno una tendenza maggiore a sviluppare disturbi esternalizzanti
  • l’appartenenza a bande criminali
  • crescere senza genitori o con un genitore la cui autorità non è riconosciuta
  • difficoltà a inibire gli impulsi

Secondo alcuni studi longitudinali, nessuno di questi fattori di rischio preso singolarmente è responsabile dello sviluppo di comportamenti violenti, quanto una loro combinazione. L’individuazione precoce di alcuni tra questi fattori di rischio (ad esempio nell’infanzia o nella pre-adolescenza) può essere utile nel proteggere gli adolescenti dallo sviluppo di un disturbo antisociale di personalità.

Prevenire per curare i conflitti in famiglia

Per poter gestire al meglio la gestione emotiva dell’adolescente nelle relazioni sociali e, nello specifico, in quelle familiari è utile affrontare un percorso di psicoterapia, che permetta di individuare i processi alla base dei sintomi e delle difficoltà riportate e implementare le abilità emotive per migliorarne la gestione, oltre a sviluppare delle abilità comunicative assertive ed efficaci. Tale intervento, oltre ad accompagnare l’adolescente in una fase critica del ciclo di vita, può individuare precocemente ed intervenire sui fattori di rischio che perturbano la formazione di una personalità sana.

Articolo a cura della dott.ssa Sara Angelicchio Psicologa e Psicoterapeuta presso la sede di Saronno del Centro InTerapia.

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