“La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.”

Omero

La rabbia è un’emozione primitiva che possiamo osservare presente già nei bambini molto piccoli e in specie animali diverse dall’uomo. Numerose ricerche hanno dimostrato che l’ira e i comportamenti che ne derivano sono determinati da ragioni legate, direttamente o indirettamente, alla sopravvivenza dell’individuo e della specie: gli animali attaccano perché qualcosa li spaventa oppure perché vengono aggrediti da predatori, per cacciare un intruso dal territorio o per difendere la propria prole.

Allo stesso modo, all’origine dell’umanità, l’espressione della collera era la modalità che garantiva all’uomo la conservazione della specie e, quindi, ancora oggi, si tratta di una reazione conservativa contro una reale minaccia: la parola aggressività deriva infatti dal latino adgredior = andare verso, affrontare la vita. (M.Morganti Gestire la rabbia)

Come si manifesta la rabbia? 

Quando la rabbia di manifesta, il sistema nervoso viene attivato e l’intero organismo vive uno stato di massima stimolazione. La tensione interna aumenta fino a sentire il bisogno di scaricarla rapidamente per ritrovare uno stato di quiete e benessere. Le sensazioni soggettive più frequenti possono essere la paura di perdere il controllo, l’irrigidimento muscolare, l’irrequietezza e il calore. 

La rabbia si attiva in ogni individuo quando si trova impossibilitato a soddisfare i propri bisogni fisici ed emotivi, che gli fanno sperimentare un pieno senso di benessere. 

Questa può tuttavia comportare conseguenze, più o meno gravi, a chi la sperimenta, sia a livello personale, sia in termini lavorativi e sociali.  

Quali sono le convinzioni che generano rabbia?

La rabbia viene generata da convinzioni irrazionali riguardo a comportamenti scorretti e ingiusti degli altri. Talvolta si pensa, inoltre, che la rabbia esperita nel presente sia il frutto di un qualche legame con avvenimenti del passato. 

Ciò è vero solo in parte! Infatti, seppur i traumi del passato possano aver avuto importanza, non sono, in genere, determinanti. Le avversità e le convinzioni attuali rivestono un ruolo molto più importante. Sono i pensieri che nel presente mantengono e rinforzano attraverso il comportamento lo stato emotivo. 

Per poter cambiare i sentimenti di rabbia e i comportamenti disturbanti, occorre molto impegno, consapevolezza ed esercizio. Non è sufficiente essere consapevoli che una convinzione sia irrazionale, è infatti necessario metterla in discussione vigorosamente. 

rabbia e controllo

Come affrontare la rabbia?

La terapia cognitivo comportamentale prende in considerazione aspetti emotivi e comportamentali in modo integrato. Ad esempio aiuta: 

  • ad esplorare le credenze che sottendono la rabbia, ad acquisire consapevolezza circa i segnali di allarme e i fattori di rischio che possono innescarla; 
  • ad interiorizzare strategie volte alla gestione (Mindfulness); 
  • a ricercare modalità più funzionali per esprimere questa emozione, evitando che diventi distruttiva o pervasiva.

Tale intervento ha l’obiettivo di insegnare alla persona sia a riconoscere che a disputare i pensieri che generano sofferenza psicologica.

Altri interventi si focalizzano sul processamento dell’informazione sociale quale elemento su cui dirigere il trattamento, in particolare in relazione all’abilità di assumere la prospettiva della vittima, decentrandosi dalla propria. 

Concludendo, la letteratura scientifica ha verificato che la terapia cognitivo comportamentale rappresenta l’approccio di elezione per la gestione e il trattamento dei disturbi connessi alla rabbia (Beck R. & Fernandez E. 1998). 

Bibiliografia 

  • Beck R. & Fernandez E. (1998) Cognitive behavioral therapy in the treatment of anger. A meta-analysis. Cognitive Therapy and Research, 22,63-74.
  • Ellis A. & R.C. Tafrate Che rabbia! Come controllarla prima che lei controlli te. Erickson 
  • Morganti M. Gestire la rabbia. Mindfulness e mandala per imparare a controllare e usare questa emozione travolgente. Le comete FrancoAngeli.

articolo scritto dalla dott.ssa Giulia Fusè psicologa e psicoterapeuta

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