Il termine Bullismo deriva da “bullying”, parola inglese usata per caratterizzare il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo.

Il bullismo è sempre esistito come eccesso dell’esuberanza giovanile.

Tuttavia, oggi, ha passato paurosamente il limite, al punto da generare nei genitori angoscia, negli insegnanti impotenza e nella società disorientamento.

Le ragioni vanno ricercate nell’eredità del passato, nella cultura del presente e nell’incertezza del futuro.

Il bullismo, benché spesso percepito come un fenomeno strettamente contemporaneo legato alle dinamiche sociali odierne, ha radici profonde che risalgono alla letteratura antica.

Fedro, con le sue favole, in particolare nella favola “Il lupo e l’agnello” dove il più forte prevale in un quadro che non lascia spazio alla speranza, ne è un esempio emblematico, rivelando come il desiderio di dominare sugli altri e il piacere di esercitare potere siano costanti umane che trascendono i confini temporali.

A partire dal Sessantotto c’è stato il passaggio da una “società della disciplina” alla “società dell’efficienza e della performance” in cui ci si dibatte tra il possibile e l’impossibile senza alcuna percezione del concetto di “limite”.

In quel periodo la parola d’ordine, dell’intero universo giovanile, era “emancipazione” nel senso del “tutto è possibile” per cui la famiglia era restrizione e la scuola era una caserma.

Oggi ci si domanda: qual è il limite tra un atto di esuberanza e una vera e propria aggressione, tra un atto di insubordinazione e il misconoscimento di ogni gerarchia?

Le frontiere della persona e quelle interpersonali sono saltate, determinando uno stato d’allarme da non sapere chi è ,chi.

Per questa ragione i giovani non si sentono mai sufficientemente se stessi, mai sufficientemente attivi, se non quando superano se stessi, senza mai essere se stessi ma solo una risposta a modelli e alle performances che la società, la televisione, internet richiedono con conseguente inaridimento della vita interiore, desertificazione della vita emozionale.

Nel 1887 Nietzsche annunciava” l’avvento dell’individuo sovrano riscattato dall’eticità dei costumi”.

Oggi l’emancipazione ha, forse, affrancato i giovani dai drammi del senso di colpa e dallo spirito d’obbedienza, ma li ha condannati inevitabilmente al parossismo dell’eccesso e all’oltrepassare il limite.

Pertanto genitori e insegnanti non sanno più come far fronte all’indolenza dei loro figli e dei loro alunni, ai processi di demotivazione che li isolano nelle loro stanze; nell’adolescente non si verifica più quel passaggio naturale dalla “libido narcisistica” (che investe sull’amore di sé) alla libido oggettuale (che investe sugli altri e sul mondo).

E così i giovani hanno smesso di usare il “NOI” e si sono rifugiati in quella dimensione solitaria che dice “IO”.

Oggi, solo con gli amici, molti ragazzi hanno l’impressione di poter dire “noi” e di riconfermarlo in quelle pratiche di bullismo che sempre più caratterizzano i loro comportamenti nei diversi contesti sociali.

I giovani si trovano ad avere un’emotività carica e sovraeccitata che li sposta dove vuole, anche a loro insaputa, senza che un briciolo di riflessione sia in grado di raffreddare l’emozione e di non confondere il desiderio con la pratica, anche violenta.

E allora come si interviene?

Di fronte ai ragazzi che avvertono l’incertezza del futuro che li induce ad attardarsi in un’adolescenza infinita, resta solo da dire a genitori e insegnanti: non interrompete mai la comunicazione, buona o cattiva che sia, qualunque cosa essi facciano.

A interromperla ci pensano già loro e a volte anche in maniera distruttiva.

La Realtà Odierna

All’oggi sono tanti gli interrogativi su questo fenomeno : ci si chiede se il fenomeno sia in aumento, quali siano le cause e le responsabilità, come intervenire.

Il bullismo è anche frutto di una carenza educativa da parte delle famiglie, con genitori che accontentano i figli in tutto e non pongono loro limiti pensando di fare il loro bene.

Ciò porta all’incapacità dei giovani di gestire conflitti e normali dinamiche relazionali con i coetanei.

Ad aggravare il problema le tecnologie digitali messe impropriamente in mano ai giovanissimi, non in grado di usarli.

Il bullismo è un comportamento aggressivo, intenzionale, condotto da uno o più individui, ripetutamente nel tempo contro una vittima.

Le caratteristiche di questo fenomeno sono:

  • l’intenzionalità cioè le azioni sono finalizzate ad arrecare danno alla vittima
  • la ripetizione nel tempo
  • l’asimmetria della relazione: vi è uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce

Dall’avvento di Internet e dei nuovi mezzi di comunicazione, subentra un altro tipo di violenza, più meschina, il cyberbullismo.

Il cyberbullismo è una forma di bullismo che sfrutta le insicurezze personali e le vulnerabilità delle vittime per causare umiliazioni e danni psicologici mentre i responsabili si celano dietro avatar virtuali.

Il cyberbullo è più pervasivo e irrefrenabile poiché i confini sono molto più estesi, trattandosi appunto di una prevaricazione che viaggia attraverso internet e social media.

Per questo tipo di persecuzione, vengono usati i più moderni strumenti utilizzati dai ragazzi, il computer e gli smartphone, attraverso i quali i bulli spaventano e umiliano i coetanei.

Oggi tutti i ragazzi hanno un profilo Facebook e Whatsapp, ed è su queste piattaforme che prendono forma questo tipo di violenze.

La rapidità dell’evoluzione tecnologica e la mancanza di piena consapevolezza personale rispetto al proprio modo di entrare in relazione con gli altri attraverso i nuovi mezzi comunicativi ha aggravato la situazione.

Spesso, durante le loro aggressioni virtuali, i cyberbulli nascondono la propria identità, il proprio volto, il proprio nome, dietro lo schermo di un pc.

Se in parte è dovuto al timore di essere scoperti e puniti, questo comportamento è però anche frequentemente sintomo di un loro stesso forte disagio: sono i bulli infatti spesso i veri deboli, perché lasciati soli da famiglie assenti o poco interessate ai figli oppure in balia di una società che richiede loro standard troppo elevati, non di rado è un modo per attirare su di sé l’attenzione degli adulti.

Si tratta di ragazzi che non hanno regole, sono soli e esprimono il loro disagio sfogandosi sui più deboli.

Quando i bulli o cyberbulli vengono posti di fronte alle proprie responsabilità, tendono a negarle, accampando una serie di scuse che, seguendo la classificazione dello psicologo A.Bandura sul disimpegno morale, possono essere classificate nelle seguenti:

  • giustificazione morale (es. è giusto picchiare qualcuno per difendere gli amici)
  • etichettamento eufemistico (es. chiamare qualcuno attribuendogli un “nomignolo” è solo uno scherzo bonario)
  • disumanizzazione della vittima (es. la vittima si merita quanto subisce)
  • dislocamento della responsabilità
  • confronto vantaggioso (prendere in giro non qualcuno non è grave)
  • distorsione delle conseguenze (La vittima non soffre, sta al gioco)
  • -colpevolizzazione della vittima

Cosa si può fare per arginare questo fenomeno?

Bella domanda!

In primo luogo, è necessario che le famiglie vigilino e seguano i propri figli, educandoli a incanalare la propria rabbia in modo costruttivo, insegnando loro il corretto uso dei supporti informatici e soprattutto il rispetto per gli altri.

Spetta, poi, in secondo luogo agli educatori nella scuola cogliere nei ragazzi situazioni di disagio e intervenire in modo adeguato.

Tuttavia sta a tutti i soggetti che compongono una società operare affinché questi atteggiamenti non si verifichino, denunciando gli abusi, sensibilizzando e formando i giovani in modo che possano essere dei futuri adulti responsabili.

Solo così si potrà migliorare la società in cui viviamo.

Le conseguenze del bullismo

L’aspetto più preoccupante di questi fenomeni riguarda poi le conseguenze.

Si spazia dalla vergogna all’imbarazzo, all’isolamento sociale della vittima, senza tralasciare varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come i tentativi di suicidio.

Secondo quanto dicono gli esperti il cyberbullismo è ancora più devastante del bullismo.

Nella dimensione virtuale, infatti, gli atti di bullismo (immagini, commenti) spesso non possono essere cancellati o, se vengono eliminati, hanno comunque già raggiunto una diffusione capillare incontrollabile.

Il cyberbullismo genera, quindi, ferite inguaribili proprio perché il fenomeno si autoalimenta ed è impossibile da controllare per il singolo.

Accade che questi comportamenti aggressivi, virtuali e non, creino nei ragazzi problemi che possono persistere anche nella vita adulta; ad esempio la compromissione dei processi di socializzazione può incidere sulla costruzione di una rete sociale adeguata per superare le difficoltà della vita e ripercuotersi negli anni, limitando ulteriormente le potenzialità di realizzazione personale, sociale e lavorativa della persona.

Tra le problematiche psicologiche che più emergono in chi è oggetto di bullismo ci sono: disturbi d’ansia, disturbi depressivi e disturbi psicosomatici.

Oggi il cyberbullismo viene presentato anche nei suoi effetti più immediati tra cui troviamo:

  • -improvviso e drastico cambiamento dell’umore verso il versante negativo
  • -abbandono della scuola
  • -abbandono della vita sociale
  • -in alcuni casi auto-reclusione

Spesso i bulli hanno difficoltà a gestire le emozioni e a risolvere i conflitti in modo pacifico, hanno scarsa empatia verso le vittime e un alto livello di aggressività.

Dalle indagini condotte da Goleman (1997) emerge che gli scambi relazionali dei bulli sono caratterizzati da deficit della cosiddetta “intelligenza emotiva” e, in particolar modo essi risentono negativamente di bassi livelli nello sviluppo dell’empatia.

Particolare importanza assume il significato di “neglect”, ossia di trascuratezza, ovvero la mancata attenzione ai bisogni primari di un bambino, il mancato “nutrimento emotivo”.

In alcuni casi i bulli possono essere vittime a loro volta e agiscono per sfogare la loro sofferenza o sentirsi più potenti.

Le conseguenze del bullismo per le vittime possono essere devastanti e durature nel tempo:

-danneggiamento autostima: le vittime possono sviluppare bassa autostima, ovvero scarsa fiducia in sé e nelle loro capacità.

Questo può portare a una dipendenza emotiva dagli altri, a una scarsa assertività o a una maggiore vulnerabilità alle pressioni esterne.

-Problemi di salute mentale:depressione, ansia, Disturbo post traumatico da stress (PTSD) o Disturbi del comportamento alimentare che interferiscono con la capacità di godersi la vita e relazionarsi con gli altri in modo positivo.

-Problemi di salute fisica: le vittime possono subire danni fisici diretti (lividi, ferite) o indiretti (mal di testa, mal di stomaco).

-Isolamento sociale:le vittime possono sentirsi escluse o emarginate, questo può portare a un senso di solitudine e di esclusione che può avere effetti duraturi sulla salute mentale e sulla qualità della vita.

-Difficoltà scolastiche: difficoltà a concentrarsi, ad apprendere a causa delle preoccupazioni o delle emozioni negative generate dall’esperienza del bullismo.

Ciò può portare a un calo nel rendimento scolastico o a una perdita di interesse per lo studio.

E’ tuttavia importante tener presente che le conseguenze del bullismo variano da persona a persona, a seconda della tipologia del bullismo, della frequenza, della durata dell’esposizione e delle caratteristiche personali della vittima.

E’ fondamentale intervenire tempestivamente per proteggere le vittime e prevenire i danni.

Per superare l’esperienza e riprendersi dai danni psicologici e fisici subiti è importante ricevere il supporto adeguato:

-Terapia individuale che può aiutare le vittime a elaborare le emozioni negative, a sviluppare strategie per gestire lo stress e il conflitto, e a rafforzare l’autostima e la resilienza.

-Terapia di gruppo che può offrire un ambiente sicuro e confortevole per condividere esperienze e sentimenti con persone che hanno vissuto situazioni simili.

La terapia di gruppo può aiutare a sentirsi meno soli e a sviluppare un senso di appartenenza e di solidarietà.

-Supporto familiare: la famiglia può essere una risorsa preziosa offrendo sostegno emotivo.

E’ importante che i genitori sappiano ascoltare e incoraggiare senza giudicare o minimizzare.

-Supporto scolastico: la scuola può offrire sostegno, tutoraggio, inclusione promuovendo un ambiente di apprendimento sano e sicuro

E’ fondamentale scegliere il supporto psicologico più adeguato alle esigenze individuali e se necessario rivolgersi a professionisti della salute mentale per un aiuto specializzato.

Non esiste una soluzione unica ma il supporto psicologico può aiutare a elaborare le emozioni e a ricostruire la fiducia in se stessi e negli altri.

Conclusioni

Per comprendere fenomeni così complessi come il bullismo e il cyberbullismo e per intervenire efficacemente con programmi di prevenzione o trattamento, è necessario considerare un insieme di variabili che si riferiscono all’individuo, vittima o bullo che sia, ma che sono correlati con i fattori familiari,relazionali, di comunità e sociali.

Le linee fondamentali dell’azione educativa sono:

  • PREVENZIONE che di fronte ad ogni problema è sempre una politica efficace; in questo caso prevenzione significa diffusione della cultura del rispetto della persona e delle diversità e sensibilizzazione rispetto alle conseguenze di tutte le forme di violenza e marginalizzazione.
  • MONITORAGGIO è essenziale accorgersi della presenza del problema, cosa difficile nel caso del cyberbullismo dove i segnali sono spesso sfuggenti.
  • INTERVENTO le vittime devono essere sottratte all’azione dei bulli e questi devono essere aiutati a maturare un’autentica consapevolezza della portata dei propri atti e delle conseguenze anche sanzionatorie cui vanno incontro.

BIBLIOGRAFIA

Articolo a cura della dott.ssa Viviana Orizzi psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Saronno in via Roma 85, per chi volesse è possibile chiedere ulteriori informazioni o prenotare un consulto presso la sede di Saronno attraverso la pagina dei contatti del nostro sito

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