Chat…bla bla bla! Una strada per dissolvere la reciprocità

Articolo di Giulia Fusè

7 Dic 20

Da diversi anni assistiamo a un fenomeno unico nel suo genere, l’avvento delle chat. 

La comunicazione, un tempo fondata sulla trasmissione orale, è stata in gran parte sostituita da quella scritta, sintetica, rapita e scarna delle chat. Le chat sono modalità comunicative nate con l’intento di agevolare e velocizzare lo scambio di informazioni. 

Con l’andare del tempo e della pratica si sono evolute, assumendo caratteristiche e ruoli ben diversi. Il loro utilizzo massivo da parte dell’uomo, ha alterato le capacità relazionali interpersonali, che sono state relegate a confini sempre più ristretti, fino ad occupare uno spazio minimale ed essere messe all’angolo. La diretta conseguenza è stata la riduzione della capacità comunicativa attiva e interattiva del soggetto. Infatti la comunicazione diretta tra due persone prevede una relazione dove non c’è solo il significato scritto di una parola, ma molto di più.

È presente lo sguardo, il doppio registro dove le parole vengono confermate dalla gestualità e dalla mimica facciale e corporea o trasformate dallo sguardo dell’altro, in una rimodulazione continua e immediata tra due o più interlocutori.

Il mezzo comunicativo della chat incentiva il senso di onnipotenza della persona per la sua modalità di presentare l’interlocutore celato, spazialmente distante ed emotivamente schermato. L’onnipotenza è espressa attraverso molteplici forme di libertà: 

  • la libertà di usare i tempi del dialogo senza limiti spazio-temporali, confini oltrepassati senza più rispetto dell’altro. Infatti le conversazioni avvengono a tutte le ore, con persone vicine e lontane. 
  • la libertà di usare il linguaggio scritto senza selezione dei contenuti, permettendosi l’espressione di ogni pensiero. I contenuti infatti sono dettati per lo più da un pensiero impulsivo, superficiale, nella convinzione che abbiano una valenza effettiva, veritiera e generalizzabile, ovvero scontata e valida per tutti. Non è attivato un processo approfondito di analisi e ragionamento scaturito anche da una propria attività di pensiero.
  • la libertà nella scelta lessicale e in quella grammaticale. Il lessico è ridotto a parole di uso comune, poco ricercate e appropriate. Prevale l’utilizzo di neologismi e frasi fatte. La grammatica presenta errori di composizione della parola e ricorrenti abbreviazioni o sostituzioni.

Nello scambio comunicativo attraverso l’utilizzo delle chat viene impoverito anche il coinvolgimento emotivo, che generalmente si basa sulla risposta interattiva immediata e modulata. 

chatDalla compromissione di questi processi, legati alla comunicazione tramite chat, deriva un’alterazione della propria modalità di gestire anche la comunicazione diretta in presenza dell’altro. Infatti quando il soggetto si troverà a comunicare con un’altra persona faccia a faccia, inconsapevolmente utilizzerà un codice comunicativo fortemente influenzato da quello della chat, in quanto prevalente. Mancheranno le componenti empatiche ed emotive e la comunicazione sostanzierà nel dare una buona impressione.

In termini clinici si potrà assistere ad un crescendo di difficoltà, che potranno giungere a forme di evitamento e/o ritiro sociale dettato dal disagio e dall’ansia di affrontare le comunicazioni personali vis a vis. Pessimismo, ansia, bassa autostima e ostilità potrebbero essere esiti di questo meccanismo che, a lungo termine, porterà a rinforzare l’isolamento e il malessere. 

Bibliografia

  • G.P.Charmet (2000) “I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida” Raffaello Cortina Editore
  • R. D’Angelo n° 2/2020 “Il tempo della distanza: percorsi di solitudine e ritiro sociale” La notte stellata. Rivista di psicologia e psicoterapia 
  • -U. Galimerti (2004) “La lampada di psiche” Edizioni Casagrande
  • U. Galimberi (2019) “La parola ai giovani. Dialoghi con la generazione del nichilismo attivo” Edizioni Feltrinelli
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