Da diversi anni assistiamo a un fenomeno unico nel suo genere, l’avvento delle chat. 

La comunicazione, un tempo fondata sulla trasmissione orale, è stata in gran parte sostituita da quella scritta, sintetica, rapita e scarna delle chat. Le chat sono modalità comunicative nate con l’intento di agevolare e velocizzare lo scambio di informazioni. 

Con l’andare del tempo e della pratica si sono evolute, assumendo caratteristiche e ruoli ben diversi. Il loro utilizzo massivo da parte dell’uomo, ha alterato le capacità relazionali interpersonali, che sono state relegate a confini sempre più ristretti, fino ad occupare uno spazio minimale ed essere messe all’angolo. La diretta conseguenza è stata la riduzione della capacità comunicativa attiva e interattiva del soggetto. Infatti la comunicazione diretta tra due persone prevede una relazione dove non c’è solo il significato scritto di una parola, ma molto di più.

È presente lo sguardo, il doppio registro dove le parole vengono confermate dalla gestualità e dalla mimica facciale e corporea o trasformate dallo sguardo dell’altro, in una rimodulazione continua e immediata tra due o più interlocutori.

Il mezzo comunicativo della chat incentiva il senso di onnipotenza della persona per la sua modalità di presentare l’interlocutore celato, spazialmente distante ed emotivamente schermato. L’onnipotenza è espressa attraverso molteplici forme di libertà: 

  • la libertà di usare i tempi del dialogo senza limiti spazio-temporali, confini oltrepassati senza più rispetto dell’altro. Infatti le conversazioni avvengono a tutte le ore, con persone vicine e lontane. 
  • la libertà di usare il linguaggio scritto senza selezione dei contenuti, permettendosi l’espressione di ogni pensiero. I contenuti infatti sono dettati per lo più da un pensiero impulsivo, superficiale, nella convinzione che abbiano una valenza effettiva, veritiera e generalizzabile, ovvero scontata e valida per tutti. Non è attivato un processo approfondito di analisi e ragionamento scaturito anche da una propria attività di pensiero.
  • la libertà nella scelta lessicale e in quella grammaticale. Il lessico è ridotto a parole di uso comune, poco ricercate e appropriate. Prevale l’utilizzo di neologismi e frasi fatte. La grammatica presenta errori di composizione della parola e ricorrenti abbreviazioni o sostituzioni.

Nello scambio comunicativo attraverso l’utilizzo delle chat viene impoverito anche il coinvolgimento emotivo, che generalmente si basa sulla risposta interattiva immediata e modulata. 

chat

Dalla compromissione di questi processi, legati alla comunicazione tramite chat, deriva un’alterazione della propria modalità di gestire anche la comunicazione diretta in presenza dell’altro. Infatti quando il soggetto si troverà a comunicare con un’altra persona faccia a faccia, inconsapevolmente utilizzerà un codice comunicativo fortemente influenzato da quello della chat, in quanto prevalente. Mancheranno le componenti empatiche ed emotive e la comunicazione sostanzierà nel dare una buona impressione.

In termini clinici si potrà assistere ad un crescendo di difficoltà, che potranno giungere a forme di evitamento e/o ritiro sociale dettato dal disagio e dall’ansia di affrontare le comunicazioni personali vis a vis. Pessimismo, ansia, bassa autostima e ostilità potrebbero essere esiti di questo meccanismo che, a lungo termine, porterà a rinforzare l’isolamento e il malessere. 

Bibliografia

  • G.P.Charmet (2000) “I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida” Raffaello Cortina Editore
  • R. D’Angelo n° 2/2020 “Il tempo della distanza: percorsi di solitudine e ritiro sociale” La notte stellata. Rivista di psicologia e psicoterapia 
  • -U. Galimerti (2004) “La lampada di psiche” Edizioni Casagrande
  • U. Galimberi (2019) “La parola ai giovani. Dialoghi con la generazione del nichilismo attivo” Edizioni Feltrinelli
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