L’attività ludica è stata da lunghi anni studiata dagli psicologi infantili e dai pedagogisti in quanto è il palcoscenico su cui si svolge la vita infantile e risulta uno strumento fondamentale per lo sviluppo del neonato e del bambino. 

Il gioco si configura come una delle modalità principe attraverso la quale i bambini possono imparare: tramite lo stesso, infatti, si attiva il processo di esplorazione di sé e del mondo che favorisce la scoperta e l’apprendimento, con il risultato di restituire un senso di autonomia ed efficacia al bambino, che si sentirà capace di confrontarsi con e imparare dal “nuovo”. 

Il gioco è uguale per tutte le fasce di età?

Piaget (1945) ritiene che esistano 3 tipologie principali di gioco, che corrispondono a diverse fasi di sviluppo cognitivo (Santrock et al., 2021):

  • Gioco d’esercizio o sensomotorio: il neonato prima ed il bambino fino all’anno di vita poi mette alla prova, con diversi movimenti e vocalizzi, il proprio corpo, la propria voce e gli oggetti. Ripete schemi motori e vocali dell’adulto e così inizia a scoprire sé e gli strumenti che gli vengono direttamente presentati. Fondamentali sono quindi il movimento, la manipolazione e la stimolazione sensoriale.
  • Gioco simbolico: i bambini fino ai 6 anni mettono alla prova l’immaginazione e l’imitazione, fanno “finta di”, inscenano una realtà di cui non hanno fatto ancora diretta esperienza, utilizzando oggetti impropri, ma che permette loro di sviluppare comportamenti che sarebbero corretti per l’oggetto/la realtà che intendono rappresentare;
  • Gioco con regole: i bambini e i preadolescenti fino agli 11 anni utilizzano le competenze precedentemente acquisite per giocare con i pari, rispettando regole e norme imposte dall’esterno. Impara così la negoziazione, il confronto con gli altri, la competizione e la collaborazione.

Il gioco è benefico?

Il gioco può quindi essere considerato fondamentale per il benessere psicofisico del bambino: favorisce lo sviluppo fisico, emotivo, cognitivo e sociale.

Attraverso il gioco si diventa curiosi, si analizza, si risolvono problemi, si raccontano storie, si incrementa l’immaginazione e la creatività, ci si rapporta con gli altri, si migliorano le competenze comunicative, si organizza il proprio tempo ed il proprio spazio. 

Da un punto di vista fisico si migliora il tono muscolare, la coordinazione, la forza, la flessibilità e da un punto di vista emotivo si sperimentano differenti emozioni (principalmente gioia ma anche rabbia e tristezza) e si impara a gestirle e a controllarle.

Si scopre che il mondo è interessante e questo contribuisce a creare un circolo virtuoso in cui più scopro, più apprendo e più incrementa la volontà di scoprire ancora. 

Questo perché l’apprendimento è favorito nel momento in cui il soggetto si muove attivamente, è ingaggiato e stimolato piuttosto che quando assume una posizione passiva rispetto ai contenuti che gli vengono proposti (Hirsh-Pasek, 2023). Il gioco è una delle modalità attraverso le quali attivamente si vive il sé del bambino nel mondo.

Inoltre, grazie al gioco, i bambini possono apprendere valori, regole e convenzioni sociali, favorendo così lo sviluppo etico-sociale. 

il gioco e le sue relazione con il benessere

Qual è il ruolo dell’adulto nel gioco? 

Gioco attivo e libero non è sinonimo di caotico e solitario. 

Anzi, il gioco può essere pensato come uno spazio in cui il bambino si mette alla prova rispetto a competenze cognitive e comportamentali non ancora acquisite, ma che possono essere sviluppate attraverso l’aiuto ed il supporto di un adulto che condivide lo spazio ed il momento del gioco, un adulto che quindi sostiene e facilita e non che impone (Vygotskij, 1966). La partecipazione dell’adulto può essere sia “attiva”, con condivisione effettiva del momento di gioco a due, sia “passiva”, ovvero strutturando l’ambiente di gioco con strumenti ed attività che aiutino il bambino a scoprire sé ed il mondo (Montessori, 2017).

Non è da dimenticare il fatto che dai primi momenti di vita, il gioco con il caregiver contribuisce alla strutturazione della relazione intima, di fiducia e amore. Il bambino si sente visto e quindi riconosciuto nel momento di gioco e percepisce di essere importante per l’altro.

Tuttavia, vi è un aspetto da attenzionare: legato alla tendenza della cultura occidentale di iper-performare in qualsiasi attività, inclusa quella genitoriale, vi è il rischio di iper-stimolare i bambini con qualsiasi tipo di attività e gioco, passando da un contenuto ad un altro in tempi ridotti. Il rischio è che i bambini non abbiano il tempo e la modalità di percepire il significato di ciò che gli viene proposto e che quindi non possa ingaggiare la propria mente e le proprie risorse sullo stesso. Questo determina una posizione passiva del bambino rispetto al gioco/contenuto presentato e non favorisce pertanto l’attivazione di tutti quegli aspetti elencati precedentemente che permettono l’apprendimento e lo sviluppo di autonomia ed efficacia (Hirsh-Pasek, 2023).

Bibliografia

Hirsh-Pasek, K. (2023). Speaking of Psychology: Why we learn best through play. 

Montessori, M. (2017). Il segreto dell’infanzia. Garzanti. 

Santrock, J.W., Deater-Deckard, K., Lansford, J., Rollo, D. (2021). Psicologia dello sviluppo. Mc Graw Hill. 

Vygotskij, L.S. (1966), “Play and its role in the mental development of the child”, in 

Vosproy Psikhologii, 12, pp. 62-76 

Autore

Articolo scrivo dalla dott.ssa Chiara Mariani psicologa presso la sede del centro di Legnano.

Scegliere il giusto terapeuta è sempre un percorso difficile, assicurati sempre che lo psicologo o lo psicoterapeuta a cui ti rivolgi sia iscritto al rispettivo albo di appartenenza.

Per verificare se uno psicologo è iscritto regolarmente all’albo professionale in Italia, è possibile consultare l’albo online dell’Ordine degli Psicologi della regione di appartenenza del professionista. È anche possibile verificare se uno psicologo è qualificato come psicoterapeuta.

La scheda di un professionista nell’albo online generalmente include i seguenti dati:

  • Dati anagrafici: cognome, nome, luogo e data di nascita.
  • Indirizzo Albo: indirizzo, comune, CAP, e provincia.
  • Dati di iscrizione: numero di iscrizione, articolo di iscrizione, e data di iscrizione.
  • Esercizio dell’attività psicoterapeutica (se applicabile).
  • Situazione professionale, incluso se lo psicologo è un dipendente pubblico e se è autorizzato a svolgere attività libero-professionale.

Per ulteriori dettagli, puoi consultare l’albo online dell’Ordine degli Psicologi della regione di interesse, ad esempio, l’Ordine degli Psicologi della Lombardia i professionisti che collaborano con Interapia sono regolarmente iscritti ai rispettivi albi.

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