Ogni persona dovrebbe essere libera di apparire per come preferisce. 

Tuttavia, nonostante siano stati fatti grandi passi in avanti, l’influenza di certi standard di bellezza del momento è ancora molto presente e può condizionare profondamente i giudizi verso il proprio corpo e quello altrui. 

Commenti come “questo vestito ti sta male” oppure “hai perso peso, stai molto meglio” sono opinioni (non richieste) che vengono spesso espresse senza mettersi a sufficienza nei panni degli altri. Questo fenomeno ha un nome preciso, ovvero body shaming, cioè la critica fatta ai corpi che non corrispondono a certi canoni.

‍Difficile sapere quando questo fenomeno, così per come lo conosciamo, abbia avuto origine. Possiamo dire che il body shaming e il concetto di bellezza sono legati da sempre, ma è importante sottolineare che ogni epoca della storia ha stabilito diversi canoni di bellezza, spesso anche molto differenti.

Il ruolo dei Social Network

Ma chi decide cosa è bello e cosa è brutto? E perché non riuscire a soddisfare gli standard stabiliti può condizionarci così tanto? Per l’essere umano,

il bisogno di accettazione è uno dei motivi principali. In questo senso i social network comportano indubbiamente degli aspetti positivi, ma in questo articolo ci si concentrerà soprattutto sul loro lato più oscuro, quello in cui dilaga il body shaming: questo si verifica perché i social media spesso espongono le persone a una varietà di immagini corporee ideali o ritoccate, creando un ambiente in cui le persone sono inclini a confrontare i propri corpi con standard irrealistici.

Ogni giorno, su un qualsiasi social network, possiamo imbatterci di fronte a immagini di corpi “perfetti”, anche se in realtà molti sono passati attraverso ritocchi fotografici e filtri, così come le fotografie sono state scattate con pose strategiche per nascondere tutto ciò che è considerato un difetto secondo certi criteri di bellezza stereotipati.

Anche il contesto culturale e sociale contribuisce profondamente a incrementare questo processo: se a questo aggiungiamo quei personaggi che parlano di presunti cibi che fanno dimagrire e di diete magiche, possiamo comprendere perché sono tante le persone che, faticando a riconoscersi in immagini di corpi così irrealistiche, finiscono per avere paura di non essere all’altezza e che il proprio corpo non vada bene così com’è.

Aggiungiamo che sui social, dietro uno schermo, può essere più facile commentare i corpi altrui: l’anonimato in questo senso funge da schermo e la distanza fisica può rendere più disinibito e feroce il commento nei confronti di corpi altrui senza dover affrontare le conseguenze dirette delle proprie parole. 

In ogni caso, non sono i social network ad aver creato questo fenomeno: queste piattaforme hanno semplicemente esasperato e diffuso una realtà già esistente. Ciò che viene comunicato attraverso i social network e la pubblicità (veicolo altrettanto di impatto nella diffusione di certi standard di bellezza) può provocare grandi sofferenze in quelle persone che hanno un rapporto difficile con il proprio corpo.

E’ importante sapere che il fenomeno del body shaming riguarda sia uomini che donne, e che anche questi ultimi non ne sono immuni. In particolare, negli ultimi anni, si è verificato infatti un aumento delle aspettative riguardo all’aspetto fisico maschile, con l’idealizzazione di corpi muscolosi e tonici (la paura di non avere un corpo abbastanza muscoloso è centrale nel fenomeno della vigoressia). 

Le conseguenze del Body Shaming

Il body shaming è dannoso per chi lo subisce perché ha conseguenze psicologiche che possono andare oltre l’insoddisfazione e la frustrazione.

Le principali conseguenze psicologiche del body shaming, che possiamo considerare come un vero e proprio atto di bullismo o cyberbullismo nei confronti di chi non rispecchia i modelli di bellezza della società possono essere la vergogna, l’ansia e insicurezza nelle relazioni interpersonali. 

In quanto atto di bullismo, il body shaming può impattare sull’autostima ed essere un fattore di rischio per l’insorgenza di diverse problematiche di salute mentale come problemi nella sfera della sessualità, disturbi del comportamento alimentare, depressione e altri disturbi dell’umore. 

Ecco qualche consiglio per imparare a gestire il fenomeno del body shaming: 

  • praticare un uso sano dei social network: aderire a determinati standard di bellezza non dimostra il nostro valore; 
  • essere gentile con sé stessi: accettare e amare sé stessi può essere una sfida complessa, che richiede un lavoro di autocura e la pratica della self-compassion; 
  • usare l’assertivitàrispondere con assertività a un amico o a qualcuno che, anche in buona fede, scherza sul corpo, può servire a far riflettere e sensibilizzare sul problema;
  • creare una rete di supporto: condividere i propri sentimenti con amici, familiari o con un professionista: avere una rete di supporto può aiutare nei momenti difficili;
  • creare consapevolezza: riconoscere quando il body shaming si verifica, sia che provenga da te stesso o dagli altri.
  • Chiedere aiuto a un professionista per gestire ed elaborare vissuti ed emozioni legati alla propria corporeità, al rapporto con il cibo e a tutto quello che concerne la propria emotività.

Una rivoluzione Culturale

Il body shaming può essere contrastato in tanti modi da tutti, non necessariamente solo se ne siamo vittime.

Ci sono anche cose che possiamo fare concretamente, a partire dalle azioni che scegliamo di intraprendere e dalle parole che decidiamo di usare; tutti possono lavorare sulla conoscenza di sé, sul modo di esprimersi, sullo sforzo di entrare in empatia con gli altri e sulla pratica del rispetto reciproco.

In questo senso è importante diffondere il messaggio della body positivity, movimento che nasce da un lato con l’obiettivo di trasmettere il messaggio che tutti i corpi meritano cura e rispetto, a prescindere dai canoni di bellezza imposti, dall’altro con lo scopo di favorire l’accettazione della propria immagine corporea così com’è.

Articolo a cura della dott.ssa Elisa Bezze Psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Saronno di

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