CHE COS’E’ L’IMPULSIVITA’?

L’impulsività può essere definita come la tendenza a mettere in atto azioni che sono espressione di un impulso, non mediato dai sistemi di controllo e inibizione del nostro funzionamento. In altre parole, un comportamento impulsivo è frutto di una elaborazione cognitiva ridotta, rapida, come se non ci fosse un filtro tra il desiderio di fare qualcosa e l’agire.

L’impulsività, al contrario di quello che è comune credere, non è una caratteristica che si ha del tutto o non si ha per niente, del tipo on/off. E’ un costrutto dimensionale, cioè che ognuno ha in diversa misura.

Dunque chiunque nella propria vita ha messo in atto almeno un comportamento impulsivo, e c’è una differenza tra diversi individui rispetto a quanti comportamenti impulsivi si è soliti mettere in atto. 

AGIRE SENZA PENSARE A VOLTE SERVE?

E’ diffusa l’idea secondo cui l’impulsività sia esclusivamente un aspetto negativo e disadattivo, un difetto da correggere. In realtà questa visione è riduttiva: immaginiamo una qualsiasi situazione di emergenza, in cui ad esempio ci accorgiamo che una pentola sta bruciando sui fornelli, oppure che veniamo aggrediti per strada, o che una macchina sta per investirci mentre attraversiamo la strada. In queste situazioni sarebbe davvero poco utile e addirittura pericoloso spendere del tempo a riflettere su quale potrebbe essere l’azione più appropriata, e infatti spesso viene istintivo emettere automaticamente un comportamento, che sia di fuga o di risoluzione del problema.

Infatti, nelle situazioni di pericolo o in cui per fronteggiarle è richiesta una risposta rapida, le parti più arcaiche e interne del nostro cervello elaborano delle risposte automatiche e rapide, che hanno la funzione di salvarci la vita e ci permettono di agire senza aver bisogno di pensare.

Quando invece siamo chiamati a risolvere un problema in situazioni più tranquille e senza la presenza di pericoli imminenti, più probabilmente si attiveranno aree cerebrali più superficiali, evolute e sofisticate, che ci consentono di riflettere, ragionare, confrontare più alternative di azione, fino ad arrivare alla decisione consapevole di mettere in atto un comportamento.

Questa modalità di pensiero, che porta il nome di problem-solving, ha il vantaggio di permettere di giungere a decisioni più elaborate  e funzionali, se applicato nelle situazioni in cui la persona ha a disposizione il tempo e l’energia necessari per metterlo in atto.

Per queste ragioni non ha senso parlare di impulsività totalmente negativa, o impulsività tutto o nulla: un comportamento non mediato dai processi di pensiero diventa funzionale se messo in atto nelle situazioni in cui non si ha modo o tempo di riflettere, e diventa fondamentale fare qualcosa in tempi rapidi.

QUANDO L’IMPULSIVITA’ DIVENTA DISFUNZIONALE

Come spesso accade, sono la frequenza e l’intensità dei comportamenti impulsivi e l’effetto che questi hanno sulla vita della persona, che determinano quanto l’impulsività sia funzionale o sia un ostacolo nel mantenimento di un equilibrio e nel raggiungimento degli obiettivi.

Infatti, se in maniera indiscriminata si agisce senza il filtro del pensiero, il rischio è quello di perdere la bussola che orienta la nostra azione, facendoci guidare esclusivamente dall’impulso del momento, che può essere di natura fisica, come fame, sonno, dolore, desiderio sessuale, o emotiva, cioè la possibile presenza di un’emozione, come la rabbia, troppo intensa per essere gestita.

Lasciando le redini in mano all’impulso, si perde la possibilità di ragionare e prevedere le conseguenze di un comportamento piuttosto di un altro, anticipando quindi possibili esiti avversi.

Esempi

Situazione Risposta
Impulso fisico Ieri sera ho fatto tardi, suona la sveglia presto perché devo andare al lavoro. Sono stanchissimo/a Azione impulsiva: spengo la sveglia e resto a letto
Azione mediata dal pensiero: se mi presento in ritardo al lavoro riceverò una lettera di richiamo, quindi stringo i denti e mi alzo dal letto
Impulso emotivo Sto litigando con mio marito, sono molto arrabbiata/o con lui Azione impulsiva: sfogo la mia rabbia contro di lui, con insulti e urla. Arrivo anche a scagliare un bicchiere per terra.
Azione mediata dal pensiero: se mi lascio andare completamente alla rabbia anche lui lo farà , il conflitto peggiorerà e questo non è un bene per nessuno dei due. Cerco quindi di esprimermi tendendo la rabbia sotto  controllo.
 
 

La difficoltà a regolare i propri impulsi e le proprie emozioni ed a non rispondervi automaticamente con agiti impulsivi possono contribuire ad esacerbare diversi disturbi psicologici: l’impulsività e la disregolazione emotiva sono aspetti centrali nel funzionamento del disturbo di personalità Borderline, mentre altri disturbi si fondano sulla grande difficoltà a regolare un impulso, come i disturbi da uso di sostanze, i disturbi del comportamento alimentare e alcuni disturbi dell’umore. 

L’impulsività sembra essere quindi una caratteristica trasversale a diverse sofferenze di natura psicologica e rischia di impattare sulla vita in modo importante e significativo.

TRATTAMENTO

A causa del suo impatto  sul funzionamento sociale, familiare e lavorativo, è possibile e auspicabile lavorare sull’impulsività in sede di terapia. Rispetto all’approccio cognitivo comportamentale, è possibile inserire il trattamento sull’impulsività nel piano terapeutico del paziente, costruito insieme a lui sulla base dell’interezza e della complessità della sua persona e del suo quadro sintomatologico. In generale, gli obiettivi terapeutici con cui si interviene sull’impulsività possono essere:

  • Individuare i propri comportamenti impulsivi, saperli riconoscere e individuare il loro impatto negativo sulla propria vita. Una domanda che in seduta può stimolare tali riflessioni può essere: “Quali possibilità/opportunità ho perso a causa del mio comportamento impulsivo?”
  • Riconoscere la mancanza del filtro del pensiero in determinate situazioni, e identificare la causa di tale mancanza. Es: “Le mie amicizie finiscono presto perchè ho spesso reazioni rabbiose nei confronti dei miei amici”. In questo caso, la causa può essere una difficoltà di regolazione dell’emozione di rabbia.
  • Intervenire sulla causa trovata nel punto precedente, e sul comportamento impulsivo, con il fine di ripristinare quello spazio tra impulso e azione che può essere destinato al pensiero. 

Tali obiettivi in terapia vengono perseguiti attraverso i colloqui terapeutici e l’utilizzo di diverse tecniche e strategie specifiche, che il paziente sperimenta in seduta e mette in pratica nella sua vita tra un incontro e l’altro. Tale modalità fornisce al paziente la possibilità di riconoscere il ruolo dell’impulsività nel proprio quadro e di essere il principale artefice del proprio cambiamento, sperimentando diversi strumenti che, una volta padroneggiati, gli permettono di riconoscere i benefici di scegliere in modo consapevole e ragionato nelle situazioni che vive. Nel caso in cui l’intensità e la frequenza delle condotte impulsive siano molto alte e rappresentino un rischio per la salute del paziente, è possibile combinare il percorso psicoterapeutico con una terapia psicofarmacologica.

Se ci si rende conto o si sospetta di agire spesso impulsivamente, e spesso in un modo che non aiuta, affrontare un percorso di psicoterapia permette di inquadrare meglio la situazione e di liberare se stessi dalla gabbia dei nostri impulsi, che a volte purtroppo governano la nostra vita.

BIBLIOGRAFIA

Linhean, M. (2011). Trattamento cognitivo comportamentale del disturbo borderline. Raffaello Cortina Editore.

Articolo a Cura di Sara Angelicchio Psicologa e Psicoterapeuta presso la Sede di Saronno

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