Home » Articoli di Psicologia » La bussola verso una buona qualità della vita: L’intelligenza emotiva e la sua utilità

Lo scorso mese, nell’approfondimento sull’intelligenza emotiva, si è proceduto alla definizione della stessa e alla caratterizzazione delle persone che sono contraddistinte da questa qualità. 

A fronte di quanto presentato, può emergere spontanea la domanda sul perché possa essere interessante parlare della tematica e quale utilità essa abbia.

Perché è utile l’intelligenza emotiva? A cosa serve?

  1. Bussola nel mondo per comportamenti adeguati 

l’autoconsapevolezza dei pensieri ed il controllo delle emozioni, componenti fondamentali dell’intelligenza emotiva, permettono una grande autonomia e libertà: consentono in primo luogo di decidere di agire in modo pensato e non sulla base di un impulso e, in secondo luogo, di trovare soddisfazione ai bisogni. 

Ciò che permette quindi di indirizzare il nostro agire nel mondo in modo non caotico ma regolato è la capacità di mettersi in ascolto di se stessi.

  1. Strumento di realizzazione dei propri obiettivi – come?
  • la capacità di motivare se stessi, altra componente fondamentale dell’intelligenza emotiva, che passa dalla capacità di riflettere, fare progetti e risolvere problemi, è ciò che permette al soggetto di essere costante e persistente nei confronti dei propri propositi. 

Favorisce sentimenti di entusiasmo e di piacere che spingono verso la realizzazione dei propri obiettivi ma anche il prendersi cura di sé nei momenti di arresto o malessere per poi riuscire a tornare ad una condizione di equilibrio, salute e floridezza, favorevole all’allineamento nei confronti di ciò che è considerato importante per il sé. 

  • Un ruolo altrettanto fondamentale è riservato alla speranza e al pensiero positivo, che nell’ambito dell’intelligenza emotiva, permettono al soggetto di essere fiducioso di avere sia la volontà che la capacità per farcela e di non cadere in ansia eccessiva o profonda tristezza davanti alle imprese difficili, ma di riorganizzarsi per risolvere le avversità.
  • L’intelligenza emotiva, nella sua massima espressione, consente il flusso, ovvero quella condizione in cui la persona ha la sensazione di aver eguagliato se non superato i propri limiti personali in quanto è riuscito ad organizzare in modo funzionale l’attenzione sul compito e sulle emozioni, in modo che siano benzina per l’apprendimento e/o il lavoro che sta intraprendendo. È la situazione in cui il soggetto è completamente assorbito dal compito, perde la cognizione dello spazio e del tempo in quanto l’attenzione è rivolta agli stimoli che interessano l’attività e non a rimuginio o preoccupazione.
  1. Ingrediente per la creazione ed il mantenimento di buone relazioni sociali 

Una componente centrale dell’intelligenza emotiva è l’empatia, intesa come la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di percepirne le emozioni e di comprenderne il punto di vista. Questo consente di capire che gli altri hanno la loro modalità di vedere la realtà e di attribuirne significato, hanno dei pensieri differenti dai propri, anche nella stessa situazione, e questo determina un vissuto emotivo differente. 

Avvicinarsi all’altro con tale consapevolezza permette a quest’ultimo di sentirsi compreso e riconosciuto nella propria specificità e questo favorirà apertura e fiducia reciproca.

Come si può declinare questa utilità nella vita quotidiana? Qualche esemplificazione 

  • Gestione della rabbia

Pensiamo ad una situazione in cui in macchina un automobilista ci taglia la strada e ci espone ad una situazione di potenziale rischio. Si potrebbe provare rabbia che potrebbe generare l’impulso di inseguire l’automobilista per “fargliela pagare” oppure di prendersela con tutti gli altri automobilisti per la loro andatura. Questo comportamento non risulta orientato dall’intelligenza emotiva in quanto non vi è una riflessione sull’emozione esperita e su quanto sia adeguato e sicuro mettere in atto un comportamento potenzialmente più rischioso. 

L’intelligenza emotiva, invece, consentirebbe di rendersi conto dei pensieri che determinano la rabbia (es. “l’ha fatto apposta” “mi voleva fare del male”), di sostituirli, mitigandoli (es. “non è un comportamento corretto” “non era indirizzato a me”) e, di conseguenza, di scegliere un comportamento più adeguato (es. continuare a guidare con prudenza e lucidità). 

  • Piani di studio e/o allenamento

Benché sia spesso difficile sottoporsi, per uno studente o uno sportivo, a programmi di studio/allenamento intenso, ricerche dimostrano che coloro che sono in grado di auto-motivarsi, sono abituati a farlo dalla prima infanzia e hanno speranza, hanno più probabilità di riuscire nei loro obiettivi. Soprattutto quando si pongono degli scopi e si confrontano con compiti che sono leggermente al di sopra delle loro capacità in quanto questa condizione permette di entrare nel flusso.

  • L’analfabeta emozionale 

Pensiamo ad un lavoro di gruppo a scuola, in università o ad una collaborazione nel contesto lavorativo; a tutti potrà essere capitato di non riuscire ad interagire con una persona, che si mostra rigida, egocentrata, con modalità poco educate (di cui magari non è neanche consapevole) e poco disposta all’ascolto degli altri. Questa mancanza di intelligenza emotiva non consente o rende davvero problematico riuscire a stabilire un rapporto aperto e positivo perché non è favorita la comunicazione, la gestione delle differenze e la collaborazione.

BIBLIOGRAFIA 

Baldacci, M. (2009) “ I profili emozionali nei modelli didattici” Franco angeli, Milano

Goleman, D. (1995). Intelligenza emotiva: cos’è e come può renderci felici. BestBUR

Articolo a cura della dott.ssa Chiara Mariani

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