Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, o ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder) delinea un quadro sintomatologico che negli ultimi anni i clinici riscontrano sempre più frequentemente nell’età evolutiva e nell’adolescenza: ha un’incidenza del 3-5% tra bambini e ragazzi in età scolare, e, all’interno del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) è inserito tra i disturbi del neuro sviluppo ad esordio infantile. Nel presente articolo si mettono in luce le caratteristiche che tale disturbo assume in età adulta, le peculiarità, le difficoltà diagnostiche e il trattamento consigliato.

L’ADHD nei bambini

È stato osservato come i soggetti con ADHD abbiano caratteristiche neurobiologiche peculiari: si riscontra un ridotto spessore corticale, una ridotta densità della sostanza grigia, un ridotto volume cerebrale e, nello specifico, una ridotta dimensione di alcune strutture corticali e sottocorticali (corpo calloso, caudato, aree frontali destre) (Proal et al Gen Psichiatry 2011, Vaòera et al 2007). Tali modificazioni sono la base neurobiologica dei sintomi che caratterizzano il comportamento dei bambini con tale diagnosi, che sono spesso segnalati in ambito familiare o scolastico per i problemi comportamentali che ne derivano. È quindi fuorviante e disfunzionale la credenza comune che l’esordio di tale disturbo dipenda in qualche modo dall’ambiente sociale e familiare in cui il bambino vive, e che sia responsabilità o colpa dei genitori.

Criteri diagnostici dell’ADHD negli adulti

 I criteri diagnostici delineati dal DSM 5 infatti raggruppa due tipi di sintomi: quelli legati alla disattenzione e quelli legati all’iperattività/impulsività.

DISATTENZIONEIPERATTIVITA’/IMPULSIVITA’
Esempi: Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione Spesso non sembra ascoltare quando gli si parlaEsempi: spesso lascia il proprio posto in situazioni in cui si dovrebbe rimanere seduti Fatica a rispettare il proprio turno

Tali caratteristiche possono essere entrambe presenti in modo significativo nella vita del bambino, oppure solo una delle due può essere presente in modo predominante. Tale aspetto viene indagato e specificato in sede diagnostica. La diagnosi di ADHD in età evolutiva permette di attivare per tempo le terapie psicologiche, psicofarmacologiche e riabilitative, e gli adattamenti in ambito scolastico e negli ambiti di vita che il bambino frequenta, al fine di creare intorno a lui le condizioni ottimali per far sì che i sintomi non siano impattanti.

Adulto con ADHD

ADHD negli adulti

Solitamente la manifestazione clinica del disturbo cambia drasticamente a seconda dell’età del soggetto: l’adhd, se in età evolutiva spesso comporta comportamenti di irrequietezza, impulsività e iperattività, e questi si rivelano le difficoltà maggiore di adattamento all’ambiente scolastico e familiare, tali aspetti in età adulta si attenuano, mentre si acuiscono le difficoltà legate alla disattenzione. Tali aspetti si delineano con sintomi nuovi: procrastinazione, distraibilità, agitazione interna, impazienza, tendenza ad agire senza pensare, perdersi nei dettagli etc.

Questi sintomi possono aumentare a seguito di cambiamenti di vita potenzialmente stressanti e mentalmente impegnativi che il soggetto compie: dopo un cambio lavorativo, o con l’inizio di un percorso universitario impegnativo, o con un trasloco, è probabile che le difficoltà attentive e di controllo degli impulsi fino a quel momento silenti si manifestino.

Diagnosi in età adulta

La diagnosi in età adulta porta con sé alcune complessità a livello diagnostico: infatti tale quadro clinico è in parte sovrapponibile a tanti altri disturbi psicologici, molti dei quali spesso si trovano in comorbidità con l’ADHD in età adulta (ad esempio i disturbi dell’umore, disturbi della personalità, disturbi d’ansia, disturbi da uso di sostanze, schizofrenia. Diventa quindi fondamentale una valutazione psicodiagnostica accurata e, se possibile, multidisciplinare.

Caratteristiche dell’ADHD negli adulti

Si delineano tre caratteristiche tipiche dell’ADHD nell’adulto:

  • Mind Wandering, che letteralmente significa “mente che vaga”. E’ la condizione per cui la mente si allontana dal compito che si sta svolgendo e si concentra su immagini e attività ad esso non correlate. Solitamente, mentre un individuo con sviluppo tipico passa un terzo della propria vita in tale modalità, un individuo con ADHD presenta tale stile di pensiero in modo spontaneo con una frequenza maggiore, e con ripercussioni negative sulla sua vita.
  • Sluggish Cognitive Tempo (SCT): tale denominazione racchiude dei sintomi di disattenzione che sono frequentemente presenti in soggetti con ADHD con disattenzione prevalente, benché possano delineare un profilo diagnostico indipendente. Tali sintomi racchiudono lentezza nell’esecuzione di compiti, distraibilità interna, sognare spesso ad occhi aperti, ipoattività. I soggetti che presentano SCT hanno maggiori probabilità di contrarre disturbi depressivi.
  • Difficoltà nella percezione del senso del tempo: tale aspetto ha ricadute in diversi ambiti: nella difficoltà di essere puntuali, nelle difficoltà organizzative e di pianificazione, nel ritmo sonno veglia che talvolta è distorto, causando disturbi del sonno.

Terapia

Dopo la diagnosi, per L’ADHD in età adulta la terapia di elezione è la psicoterapia cognitivo comportamentale, che agisce sulle difficoltà attentive, impulsive e di pianificazione della persona, attraverso diversi approcci e modalità, tra cui lo Skills Training. In alcuni casi può essere necessario un invio psichiatrico per l’impostazione di una terapia farmacologica di supporto.

Sara-Angelicchio

Articolo scritto dalla dott.ssa Sara Angelicchio Psicologa e Psicoterapeuta a Saronno

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Bibliografia

Proal, E., Reiss, P. T., Klein, R. G., Mannuzza, S., Gotimer, K., Ramos-Olazagasti, M. A., … & Castellanos, F. X. (2011). Brain gray matter deficits at 33-year follow-up in adults with attention-deficit/hyperactivity disorder established in childhood. Archives of general psychiatry68(11), 1122-1134.

Valera, E. M., Faraone, S. V., Murray, K. E., & Seidman, L. J. (2007). Meta-analysis of structural imaging findings in attention-deficit/hyperactivity disorder. Biological psychiatry61(12), 1361-1369.

Diagnóstico, M., & de Transtornos Mentais, E. (2014). DSM-5. AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION–APA.-5ª. ed. Porto Alegre: Artmed.

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