Le separazioni legali rappresentano ad oggi in Italia il fenomeno più rappresentativo dell’instabilità matrimoniali: la promessa di una relazione stabile si proietta in un futuro a lungo termine, sulla base delle aumentate aspettative di vita.
Per questo è plausibile che molte coppie entrino in crisi; questo può succedere subito (un picco delle separazioni si registrano già nel primo anno) oppure più tardi, quando l’emancipazione dei figli porta la coppia a fare i conti con il cosiddetto “nido vuoto”, in quel passaggio in cui vede esaurirsi la funzione di coppia genitoriale per fare spazio nuovamente a quello della coppia coniugale.
Il Momento della separazione
In funzione delle situazioni in cui la coppia viene a trovarsi è auspicabile e doveroso che i genitori si interroghino sulle conseguenze che la separazione potrà avere sui propri figli, soprattutto se ancora piccoli. Se da una parte la separazione può essere vissuta con un profondo senso di fallimento per il progetto in cui ciascuno aveva creduto e investito, dall’altra può essere vista anche come una risoluzione offrendo a sé stessi e ai propri figli un nuovo legame, privo delle caratteristiche negative di quello attuale.
Ogni separazione ha in sè una componente più o meno intensa di aggressività, che come un carburante alimenta il difficile processo separativo. Tuttavia, soprattutto in presenza di figli, è bene allargare l’orizzonte ricordando anche i momenti positivi che hanno caratterizzato la relazione. Ad esempio, riguardare con i bambini le fotografie dei momenti felici vissuti insieme per ricordare a loro che sono frutto di questi momenti e soprattutto non aver paura che i bambini piangano, siano tristi e arrabbiati: è una tappa che devono attraversare. Devono elaborare il lutto della famiglia unita per poterla lasciare andare.
Quando dirlo?
L’annuncio della separazione deve essere accuratamente ponderato dai genitori. Infatti, non si può agire pensando di poter tornare sui propri passi o farlo per valutare la reazione dei propri figli. Dopo aver dato la comunicazione, occorre comportarsi di conseguenza evitando oscillazioni destabilizzanti. Pertanto, se la coppia sta ancora tentando di gestire la crisi, è bene mantenere la discrezione per non coinvolgere i figli nel conflitto.
Molti genitori tendono a procrastinare la comunicazione in vista delle condizioni adatte, pensando che i figli non si accorgano della situazione in atto. Al contrario, i bambini vivono la quotidianità familiare e, dunque, si rendono conto se qualcosa sta cambiando. Sono abili osservatori e percepiscono i mutamenti nel clima familiare e nei comportamenti non verbali.
Prima di comunicare la separazione, è fondamentale che i genitori si accordino su come farlo, mettendo da parte rancore e tristezza individuali per concentrarsi sul bene dei propri figli.
Quando i genitori sono sicuri di volersi separare, è importante parlarne con i propri bambini, con lo scopo di chiarire la situazione prendendosi tutto il tempo necessario: i figli avranno bisogno di tempo per elaborare la notizia.
Come dirlo?
Una delle prime preoccupazioni delle coppie che hanno deciso di separarsi è in che modo comunicarlo ai figli. I genitori si sentono inevitabilmente in colpa nell’infliggere una sofferenza al proprio figlio e cercano in tutti i modi di trovare le giuste parole per cercare di attutire l’impatto di questo tipo di comunicazione. Purtroppo ciò è impossibile, ricorrere a bugie o mezze verità renderebbe ancor più dolorosa la situazione: per quanto dolorosa, la verità andrebbe sempre detta. La separazione dovrebbe essere comunicata con chiarezza e coerenza, in termini comprensibili per l’età dei bambini e possibilmente con i genitori insieme. Questa scelta di parlare insieme rassicura implicitamente i figli che potranno contare su entrambi i genitori, i quali appaiono ai loro occhi come una squadra unita da un compito comune. Allo stesso modo anche i genitori si rafforzeranno in un’immagine positiva della loro capacità di collaborare. Non sempre però è possibile comunicare insieme la decisione di separarsi, spesso accade che la separazione è subita da uno dei due partner a seguito di comportamenti inaccettabili dell’altro, in tal caso è impensabile che il discorso ai figli venga fatto di comune accordo: è meglio che ciascuno per conto proprio comunichi la decisione presa con la consapevolezza che i figli hanno bisogno di conservare un’immagine sufficientemente positiva di entrambi i genitori, evitando così di creare possibili schieramenti. Se analizziamo un certo numero di famiglie separate, è possibile rintracciare con una certa regolarità la seguente dinamica:
- il genitore che è andato via, aveva un rapporto più debole con il figlio già prima della separazione;
- il genitore che resta ha vissuto la separazione come un vero e proprio torto;
- il bambino si assume il compito di riparare le ingiustizie proteggendo il genitore abbandonato o castigando l’altro.
In generale, il genitore ferito potrebbe trasmettere tutto il suo dolore al figlio creando così un’alleanza, ma con la conseguenza ultima di avere accanto a sua volta un figlio amareggiato e irrimediabilmente ferito dalla convinzione di avere un padre irresponsabile e disinteressato. I figli non solo devono essere tenuti fuori, ma desiderano rimanere fuori dalla sfera privata dei genitori e il confine tra le generazioni va attentamente presidiato.
Accettare le emozioni negative
Precipitarsi a rassicurare il figlio che per lui non cambierà niente e che i genitori continueranno a volergli bene significa omettere che invece il cambiamento ci sarà.
E’ importante riconoscere e accettare le emozioni negative: rabbia, tristezza e paura del bambino e allo stesso tempo rassicurarlo spiegandogli chiaramente che i genitori gli resteranno accanto per aiutarlo prima a sopportare e poi, piano piano, a superare le emozioni e le difficoltà che incontrerà, senza mai minimizzare il dispiacere che sta provando in quel momento poiché la sua visione di sé inserito in una famiglia unita viene sconvolta.
Alcuni bambini possono attribuirsi la colpa delle liti tra i genitori e della separazione.
E’ quindi importante che la spiegazione sia concreta e chiara, per evitare che elaborino autonomamente un racconto.
Altri possono manifestare la paura dell’abbandono per cui diventano più insicuri quando sono soli, faticano nei distacchi dai genitori e chiedono continue rassicurazioni, altri ancora possono mostrarsi indifferenti alla separazione: in questi casi è bene interrogarsi sull’autenticità dei sentimenti apparenti. Può capitare che alcuni figli mostrino disturbi nell’alimentazione, nel sonno e comportamentali, a volte compiendo delle regressioni come chiedere di dormire nel lettone.
Questi comportamenti possono essere comprensibili in funzione del periodo che stanno vivendo, ma non devono essere sottovalutati se si protraggono a lungo.
Spesso gli adulti sono convinti che le informazioni comunicate una volta vengano subito comprese e interiorizzate, ma non è così, poiché ciascuno di noi rielabora a modo proprio le informazioni che riceve. Sulla base di ciò possiamo quindi immaginarci quanto faticano i bambini a fare propria un’informazione inattesa come quella della separazione dei propri genitori.
Qual è il contesto migliore per parlarne?
Spesso capita che i genitori decidano di comunicare la loro decisione in un ambiente neutro e gratificante come può essere per esempio andare a mangiare una pizza un gelato o fare una passeggiata al parco, con l’obiettivo di trasmettere serenità e quasi sminuendo quel momento specifico. Invece, il luogo migliore per questa comunicazione è casa propria, in quanto è un posto sicuro in cui i figli possono reagire spontaneamente e non sono inibiti dalla presenza di estranei e situazioni nuove. La casa, inoltre, garantisce loro la possibilità di allontanarsi e chiudersi in camera propria se ne sentiranno il bisogno.
L’ago della bilancia
I genitori spesso si illudono che il bambino non senta (“Di solito discutiamo dopo cena, quando lui è a letto”) o comunque non capisca (“è troppo piccolo per capire”): in realtà i bambini sono attentissimi a cogliere i segnali di malessere di mamma e papà per la propria sopravvivenza: è di vitale importanza che i genitori stiano bene per potersi occupare efficacemente di loro (Cirillo, 1989).
Quando i figli si muovono su un terreno minato, la prima precauzione che imparano a prendere è quella di non raccontare mai a un genitore quello che fanno a casa dell’altro. Inoltre fino ad una certa età, i bambini si correggono se i grandi non sono contenti della loro risposta, poiché per loro non c’è una risposta vera e una falsa, ma una giusta e una sbagliata, se una non va bene provano con l’altra (CAM, 2006).
Il contesto scolastico
Il sentimento negativo a cui sono maggiormente esposte le nuove generazioni è la vergogna, poiché una delle cose cui i bambini aspirano maggiormente a essere come gli altri, uniformarsi ai coetanei. Il genitore può fornire al proprio figlio una risposta semplice e chiara che possa soddisfare la curiosità dei suoi compagni, evitando il sentimento di vergogna (Omer, 2016). La condizione di figlio di genitori separati non è che una delle numerose varianti della famiglia umana e non una differenza che implica un giudizio di valore.
Un’altra questione importante è “se” e “come” parlarne con gli insegnanti: se la separazione avviene durante un ciclo o nell’anno scolastico è importante parlarne con gli insegnanti per evitare di esporre il bambino a commenti fuori luogo, ma allo stesso tempo è necessaria una comunicazione di tipo neutro che si limiti ad esporre il fatto senza caricarlo di una nota drammatica che accentuerà il senso di vergogna. In ultimo, evitate di offrire una spiegazione stereotipata per qualunque difficoltà di vostro figlio: “è distratto perché ci siamo separati”, è aggressivo con i compagni perché ci siamo separati”.
Dalla famiglia originaria a quella allargata: un fenomeno nuovo e sempre più diffuso
Negli ultimi tempi a seguito di una separazione o divorzio, si assiste sempre di più al fenomeno sociale della famiglia allargata in cui sono presenti anche i nuovi partner dei genitori, con le loro relative famiglie, e eventualmente i figli delle nuove coppie. In altre parole, al nucleo familiare precedente si aggiungono altri membri: inevitabilmente questo porta alla formazione di relazione interpersonali inedite che non riguardano più solo genitori e figli, ma anche altre figure, come genitori e fratelli acquisiti. Vivere in una famiglia allargata pone dunque molte criticità e questioni da affrontare. Costruire una famiglia allargata è un processo delicato, fondato su momenti importanti e che richiede tempo. Cercare di venire incontro ai bisogni di ciascuno, e avere predisposizione all’ascolto e alla pazienza sono i primi passi per creare un nuovo equilibrio. È di fondamentale importanza, quindi, che i genitori:
- Abbiano un rapporto sereno e di fiducia tra di loro e con i bambini
- Continuino a essere un punto di riferimento per i propri figli
- Rispettino i tempi di adattamento dei propri figli.
Inoltre, per gestire una famiglia allargata è importante che nessuno dei componenti si senta escluso. Il rispetto reciproco, e il rispetto del proprio ruolo all’interno della nuova formazione familiare permettono di costruire rapporti sani e sereni e costruttivi.
Viene utilizzato il termine “dissincronia” per spiegare come nelle famiglie allargate i cicli di vita familiari, coniugali e individuali siano spesso in conflitto tra di loro.
In una “prima” famiglia, i partner arrivano quasi sempre insieme alla convivenza, insieme diventano genitori e insieme affrontano le sfide dell’educazione dei figli: al contrario, in una famiglia allargata, i figli sono già presenti quando la coppia si forma e la neo coppia senza aver avuto la possibilità di consolidare il loro rapporto, si trova subito a dover fare delle scelte educative. Un’altra caratteristica è che spesso i due partner hanno età differenti e che si trovino dunque in una tappa differente della propria evoluzione personale, per esempio l’aver avuto figli riguarda quasi sempre uno solo dei due per cui la genitorialità non solo precede la formazione della coppia ma spesso non è neanche un’esperienza condivisa. In presenza di figli provenienti da legami precedenti, le nuove unioni si muovono su equilibrio delicatissimo, tra la capacità del nuovo arrivato di saper stare al proprio posto, rispettando il ruolo del genitore “vero” e il desiderio di stabilire una relazione affettiva con il figlio del partner, trovando la giusta misura di coinvolgimento, né troppo né troppo poco.
L’esperienza mostra come le donne si lascino coinvolgere di più nella relazione con il figlio del partner, quasi volendosi sostituire alla mamma in una specie di competizione tra donne; gli uomini, invece, sono più inclini a mantenere una certa distanza e indifferenza. In questi casi, è possibile assistere a crisi di gelosia dell’uomo nei confronti del legame che la compagna mantiene con il figlio. Per questo è fondamentale in presenza di figli, scegliere un compagno che abbia il desiderio di svolgere un ruolo genitoriale.
Una famiglia allargata necessita di confini flessibili che tengano conto di tutti i membri e della nuova costituzione ma che allo stesso tempo quando è necessario sappia riconoscere e rispettare l’identità dei due nuclei originari: solo questa flessibilità potrà legittimare l’esistenza della famiglia allargata che si è andata a formare.
Autore
Articolo scritto dalla dott.ssa Elisa Bezze psicologa e psicoterapeuta presso il centro di Saronno.
Scegliere il giusto terapeuta è sempre un percorso difficile, assicurati sempre che lo psicologo o lo psicoterapeuta a cui ti rivolgi sia iscritto al rispettivo albo di appartenenza.
Per verificare se uno psicologo è iscritto regolarmente all’albo professionale in Italia, è possibile consultare l’albo online dell’Ordine degli Psicologi della regione di appartenenza del professionista. È anche possibile verificare se uno psicologo è qualificato come psicoterapeuta.
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- Esercizio dell’attività psicoterapeutica (se applicabile).
- Situazione professionale, incluso se lo psicologo è un dipendente pubblico e se è autorizzato a svolgere attività libero-professionale.
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