Tecniche

Le tecniche espositive rappresentano uno degli strumenti terapeutici principali della terapia comportamentale.

Esse si basano sui principi dell’apprendimento classico e dell’apprendimento operante e sono state originariamente sviluppate per il trattamento degli stati d’ansia legati, in particolar modo, alla presenza di disturbi fobici.

Obiettivi

Il loro obiettivo è quello di ridurre l’associazione tra uno stimolo neutro e la risposta emotiva negativa che ne consegue. Tale risposta, infatti, deriverebbe da un “errato apprendimento”: ’individuo, avendo provato un’emozione spiacevole (per esempio la paura) di fronte a uno stimolo oggettivamente innocuo, assocerebbe tale stimolo alla risposta emotiva negativa.

L’associazione tra lo stimolo e la risposta emotiva, che spesso origina in modo del tutto casuale, si mantiene e si rinforza nel tempo a causa di alcuni specifici comportamenti, primo tra tutti l’evitamento dello stimolo che la persona mette in atto con lo scopo di ridurre la paura nel breve termine (Mowrer, 1956).

Il ricorso a tali comportamenti, sebbene diminuisca l’emozione spiacevole nel breve termine, sulle lunghe distanze non permette all’individuo di sperimentare la non pericolosità dello stimolo evitato, rinforzando al contrario le sue risposte d’ansia. In questo senso, le tecniche espositive hanno lo scopo di produrre un contro-apprendimento e spezzare il legame tra stimolo e risposta d’ansia attraverso una graduale esposizione allo stimolo temuto. Tale esposizione permetterà all’individuo di sperimentare che esso non è oggettivamente pericoloso e, di conseguenza, le risposte emotive negative ad esso associate tenderanno a diminuire progressivamente, fino a scomparire.

Principali tecniche

Tra le principali tecniche espositive troviamo:

  • l’esposizione graduata,
  • la desensibilizzazione sistematica,
  • l’esposizione enterocettiva,
  • il flooding e,
  • per quanto riguarda in particolare il disturbo ossessivo- compulsivo e infine l’esposizione con prevenzione della risposta (Exposure and Response Prevention – ERP), particolare tipo di tecnica espositiva introdotta negli anni 60 (Meyer, 1966).

Ad oggi l’ERP rappresenta uno dei trattamenti di prima scelta per questo disturbo. Nel corso della psicoterapia Cognitivo Comportamentale con Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP) si ridurranno progressivamente le compulsioni o i rituali messi in atto dalla persona e gli evitamenti di situazioni, luoghi e persone, permettendo alla persona di accrescere la propria libertà e il proprio benessere.

La riduzione delle compulsioni permessa dall’Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP) si accompagna al miglioramento dello stato emotivo (con riduzione delle sensazioni d’ ansia e di disagio) e al graduale cambiamento e diminuzione di pensieri, idee, immagini e sensazioni ossessive.

La procedura E/RP generalmente è accompagnata dall’utilizzo del modeling: il terapeuta mostra infatti alla persona con disturbo ossessivo-compulsivo il comportamento da eseguire. Ad esempio, il terapeuta tocca un oggetto temuto, come la base di una borsa o le scarpe, si passa le mani sui capelli o sui vestiti e chiede al paziente di ripetere tali azioni. Il terapeuta non forzerà nessun esercizio che non sia stato prima concordato; il soggetto si renderà conto, così, che l’ansia si placa anche senza eseguire i rituali, solo più lentamente.

L’idea sottostante è che i comportamenti di neutralizzazione sono il risultato di una storia di apprendimento sfortunata e che si possono disimparare e sostituire con altri comportamenti.

Questo cambierà gradualmente la valutazione del pericolo e attenuerà l’ansia. La prima regola del trattamento è quindi quella di “evitare di evitare”: questo principio è alla base degli esercizi di esposizione graduata e di prevenzione della risposta.

Sarà necessario, inoltre, interrompere gradualmente qualunque forma richiesta di rassicurazione, imparando a gestire la momentanea ansia associata ai pensieri ossessivi. Attraverso l’esposizione diretta alla minaccia, il paziente impara ad accettare un livello di rischio maggiore che comporta un minore investimento nell’attività preventiva (rituali) e una minore resistenza al cambiamento delle assunzioni di minaccia.

Un altro esempio tipico è chiedere al paziente di esercitarsi nell’uscire di casa riducendo e poi eliminando alcuni o tutti i controlli legati al pensiero ossessivo (ad esempio, smettere di controllare gli interruttori della luce, la chiusura dei rubinetti dell’acqua o la verifica dello spegnimento degli elettrodomestici).

Fino agli anni ’60 la prognosi dei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo era tendenzialmente negativa. L’introduzione dell’ERP ha modificato drasticamente tale prospettiva rendendo questo disturbo maggiormente responsivo alla psicoterapia; infatti, nel corso del tempo numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia di questa tecnica evidenziando significativi miglioramenti nella sintomatologia ossessiva.

Efficacia

In uno studio della fine degli anni 90, ad esempio, il tasso di guarigione riportato variava tra il 50% e l’85%. Sempre lo stesso studio ha inoltre evidenziato come i risultati ottenuti con l’esposizione con prevenzione delle risposte rimangano stabili nel tempo in circa il 70% dei pazienti trattati (Marks, 1997).

Articolo a cura della dott.ssa Elisa Bezze

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