Cos’è l’ansia e a cosa serve

Genitori ansiosi? L’ansia si caratterizza per essere un potentissimo campanello d’allarme di cui Natura ci ha disposto. È molto efficace, poiché prepara la nostra mente il nostro corpo a fronteggiare ciò che sentiamo come una minaccia imminente. Questa minaccia può essere parlare in pubblico, guidare, dare un esame in università, prendere i mezzi, preoccuparsi di cosa le altre persone pensano di noi etc… L’ansia può riferirsi a cose, persone e contesti in cui ravvisiamo delle problematiche o delle probabilità di insuccesso o totale fallimento.

Se non provassimo ansia, probabilmente non sopravvivremmo all’ambiente: se i nostri antenati non avessero avuto paura del fuoco, la nostra specie forse si sarebbe estinta. L’ansia è una sorta di forma “sofisticata” di paura ed è un dispositivo utilissimo per la sopravvivenza all’ambiente e alle difficoltà che immaginiamo possano presentarsi nella vita.

Tutte le emozioni sono contagiose: pensiamo a quando sorridiamo se la persona dinnanzi a noi ride di gusto oppure a quando ci commuoviamo nel vedere attori rattristati in una scena dolorosa di un film. Sentiamo quello che sentono le altre persone. Anche l’ansia non è da meno.

Come si manifesta l’ansia nei genitori

Naturalmente ci sono varie forme e modalità entro cui può manifestarsi l’ansia in una persona. Non è possibile quindi delineare delle “tipologie” di genitore ansioso. Poiché i genitori sono prima di tutto persone, vi sono piuttosto alcune modalità entro cui possiamo riconoscere delle manifestazioni ansiose. Per esempio è possibile che i genitori siano molto preoccupati per la salute dei propri figli/figlie, manifestando comportamenti di ipercuria e iperaccudimento; oppure possono temere che accada loro il peggio, attuando delle condotte di limitazioni e restrizioni; ancora, possono mostrarsi iperprotettivi o ipercontrollanti, riducendo opportunità e condizioni di vita entro le quali i figli/le figlie possono sviluppare abilità e competenze, ad esempio prendendo decisioni al posto loro.

In tal modo si creano relazioni familiari ove i figli/le figlie fanno qualcosa e i genitori li “monitorano” con l’intento di proteggerli, li ostacolano oppure li tutelano eccessivamente, a volte manifestando anche rabbia oltre che ansia e paura.

Abbiamo detto che le emozioni sono contagiose e anche l’ansia e la paura non sono da meno: generalmente notiamo come l’ansia sia “familiare”, ossia se vi sono genitori ansiosi, da qualche parte vi sono anche nonni/e ansiosi/e oppure figli/figlie ansiosi/e. Certamente non sempre è così, ma le ricerche in merito ci rimandano la presenza di questa tendenza generale.

Implicazioni di genitori ansiosi

Partiamo dal presupposto che un genitore che si attiva per tutelare e proteggere la prole è un genitore “sano”. Come spesso accade, sono gli eccessi generalmente a portare disfunzionalità: così come essere eccessivamente protettivi può a volte portare a un effetto boomerang, anche l’essere per nulla protettivi può generare grande dolore nei figli/nelle figlie.

Il punto è che l’essere eccessivamente ansiosi può provocare alcune difficoltà nel figlio/nella figlia, ad esempio l’impossibilità che questi ultimi si sperimentino nella vita, limitando le opportunità di sviluppare competenze ed esplorazione dell’ambiente: un’ansia genitoriale eccessiva può influenzare negativamente l’autostima dei figli/delle figlie, rendendoli insicuri, scoperti di strumenti per interagire efficacemente con sé e con le altre persone.

Inoltre consideriamo che non è assolutamente possibile controllare gli eventi: se proteggiamo nostro figlio o nostra figlia dal potersi ferire o dal poter stare male, non possiamo certamente controllare la possibilità che ciò si verifichi. La vita ci pone dinnanzi a una serie di situazioni e imprevisti che, proprio in quanto tali, non sono a volte né prevedibili né pienamente gestibili né tantomeno evitabili. Inoltre i nostri figli/le nostre figlie teoricamente dovranno fare a meno di noi, a un certo punto della loro vita: proteggerli eccessivamente quando sono molto giovani non li aiuterà a sviluppare capacità di gestione di imprevisti oppure abilità emotive per tollerare eventi negativi che la vita ci propone.

I genitori ansiosi vanno in allarme

In generale, quando sono molto piccoli, i figli/le figlie reagiscono agli eventi prendendo a modello i genitori: vanno in allarme se i genitori vanno in allarme, pertanto in caso di genitori molto ansiosi, il mondo verrà sperimentato come ansiogeno e spaventante e i figli/le figlie vedranno con i propri occhi la paura nelle loro figure di riferimento. Quest’ultimo aspetto a volte è molto sofferente per un bambino.

Altri casi di ansia in famiglia possono riguardare aspetti totalmente differenti da quelli sopra esemplificati: vi sono genitori che a volte sono preoccupati per sé più che per i figli/le figlie. Come possiamo immaginare, questo scenario prospetta una serie di implicazioni nel nucleo familiare notevolmente differenti. Per esempio, possono esservi genitori molto in ansia all’idea di poter restare soli prima o poi nella vita, pertanto potrebbero adottare delle condotte verso i figli/le figlie conformi a questa paura, come ostacolarli nella costruzione di una propria famiglia una volta divenuti adulti, avendo nei loro confronti delle pretese di accudimento “invertito”.

Cosa fare?

È evidente che, a fronte di difficoltà di gestione emotiva, chiedere un aiuto professionale in ambito psicologico è fondamentale. L’obiettivo è far sì che la mia paura e la mia ansia non siano trasferite ai miei figli/alle mie figlie; un altro obiettivo è far sì che io stesso/a, sia come genitore sia come persona, abbia la possibilità di sperimentare ansia a livelli adeguati per gestire efficacemente la mia vita.

In un percorso di supporto psicologico/psicoterapico la finalità non è mai eliminare un’emozione: per quanto intensa e spiacevole sia, non possiamo fare a meno di un’emozione. Come abbiamo visto nell’incipit di questo articolo, non possiamo vivere senza ansia. La finalità è quella di ridurla, di renderla meno intensa, di percepirla come tollerabile, di far sì che essa svolga esattamente la funzione per cui esiste: metterci in allarme per segnalarci che potrebbe succedere qualcosa di spiacevole a noi o ai nostri cari.

Articolo a cura della Dott.ssa Silvia Bosio Psicologa

BIBLIOGRAFIA

 

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