Il cancro al seno è attualmente il più comune tipo di cancro tra le donne di tutto il mondo (OMS, 2016). Per le donne che sopravvivono al cancro, la fertilità e i problemi riproduttivi sono della massima importanza e quasi il 50% delle giovani donne desidera una gravidanza dopo la diagnosi di cancro al seno (Paluch-Shimon et al., 2017).

La gravidanza dopo il cancro al seno è correlata a sfide psicologiche e relazionali uniche e complesse con potenziali conseguenze a lungo termine per i pazienti e le loro famiglie. Le donne che hanno avuto una diagnosi oncologica in passato spesso affrontano incertezze sull’esito della malattia o sull’interruzione della terapia ormonale, che provoca sentimenti ambivalenti sulla gravidanza. In realtà, le esperienze più comuni comprendono il ritorno alla normalità e il recupero dalla malattia, ma anche la paura di una ricaduta  e di non vedere i propri figli crescere (Gorman et al., 2010). Un articolo di Schmidt et al. (2016) rivela infatti come le donne incinte con una storia di cancro al seno presentino preoccupazioni relative alla gravidanza in misura maggiore rispetto alle donne con altre diagnosi di cancro. Queste preoccupazioni sono principalmente associate alla paura della recidiva del cancro, alla progressione del tumore dovuta alla gravidanza e ai cambiamenti al seno che avrebbero potuto sperimentare.

In letteratura, alcuni studi hanno dimostrato che gli stati negativi provocati dalla malattia oncologica, come ansia, angoscia, rabbia e stanchezza, aumentano durante la gravidanza,  rilevando inoltre livelli significativamente più alti di sintomatologia da disturbo post – traumatico da stress (PTSD) e livelli di qualità della vita inferiori. Si può ipotizzare che la gravidanza per queste donne sia un momento di vulnerabilità ancora maggiore e come tale merita speciale attenzione dal punto di vista psicologico per garantire alle future madri di poter vivere al meglio il proprio ruolo genitoriale.

La gravidanza dopo una diagnosi di cancro al seno sembra rappresentare rinascita, speranza e riscatto sulla vita (Ferrari et al., 2018). Il cancro e il suo trattamento sono considerati elementi che interrompono la vita normale di una donna e ne distruggono l’equilibrio psico-sociale. Creare una famiglia per queste donne significa ricostruire una dimensione positiva con il loro partner, ripristinare un equilibrio e cogliere le loro possibilità di redenzione dalla malattia.

Confrontando le donne senza una storia oncologica con le donne che hanno avuto una diagnosi di cancro al seno, emerge che queste ultime percepiscono un supporto maggiore dal loro partner e li considerano figure che possono assumere un ruolo protettivo nei loro confronti .

La consulenza e gli interventi per ridurre la depressione e migliorare la qualità della vita dopo il parto dovrebbero concentrarsi sugli amici e sulla famiglia, non solo sulla madre. Idealmente, questi interventi dovrebbero essere intrapresi durante la gravidanza a seguito di un’attenta valutazione dei sistemi di supporto della donna (Webster et al., 2011) .

Secondo la letteratura e l’esperienza clinica, la consulenza psicologica dovrebbe anche concentrarsi sull’esplorazione delle emozioni ambivalenti e negative che possono svilupparsi riguardo alla gravidanza e che possono essere normali in queste circostanze. La valutazione e l’empowerment delle strategie di coping possono aiutare le donne ad affrontare funzionalmente situazioni difficili (Florsheim et al., 2012) .

Il supporto di un professionista della salute mentale può essere una risorsa importante perché , sebbene rilevante, anche il supporto sociale e familiare può avere un impatto negativo. I membri della famiglia sono spesso emotivamente più vicini alla paziente e hanno le loro paure e preoccupazioni, il che potrebbe rendere inefficace il loro supporto.

Articolo scritto dalla dott.ssa Federica Ferrari psicologa e psicoterapeuta lavora a Monza presso la sede di Interapia

 

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