Avete mai sperimentato quella sensazione di “pensiero ossessivo” verso un’altra persona? Allora avete provato la limerence.

L’attaccamento ossessivo verso una particolare persona (o “oggetto di limerenza” -OL) che interferisce con il funzionamento quotidiano e la formazione e il mantenimento di relazioni sane.

Il termine è stato coniato dalla psicologa Dorothy Tennov che agli inizi degli anni 70, dopo aver condotto oltre 300 interviste sull’amore romantico, conclude che “essere innamorati” sia un desiderio involontario e travolgente per l’attenzione e la considerazione positiva da parte di un’altra persona.

Questo attaccamento, tuttavia, sembra essere specificatamente non corrisposto, si sviluppa quindi per qualcuno non disposto a ricambiare i nostri sentimenti.

Caratteristiche e meccanismi di mantenimento

Elemento centrale implicato nello sviluppo e nel mantenimento della limerence sembra essere la condizione di instabilità, l’attrazione verso un particolare oggetto è infatti rivolta a qualcuno la cui reciprocità di sentimenti risulta incerta.

Maggiore è il grado di incertezza, più intensamente l’individuo rimugina sull’oggetto di limerenza e maggiore è il desiderio di essere ricambiato. Il vissuto descritto è quello di un bisogno cronico e debilitante di idealizzare, rimuginare e connettersi all’oggetto di limerenza attraverso rituali e compulsioni (come fissarne le foto o leggerne continuamente i messaggi).

Spesso, si ripercorrono mentalmente le interazioni passate con l’oggetto di limerenza per cercare informazioni su come questo potrebbe sentirsi nei suoi confronti. Quando l’oggetto di limerenza mostra affetto o approvazione, migliora l’umore, diversamente la disapprovazione reale o percepita porta una deflessione dello stesso.

Concettualizzazioni cliniche della limerence

La limerence può essere concettualizzata in analogia sia con il disturbo ossessivo-compulsivo che con il disturbo da uso di sostanze.

Sono presenti infatti sia pensieri intrusivi che rituali compulsivi, che possono causare disagio e compromissione significativa nel funzionamento. La separazione dall’oggetto di limerenza provoca poi sintomi di astinenza, tra cui dolore al petto o all’addome, irritabilità, depressione e disturbi del sonno. Inoltre, come nel disturbo da uso di sostanze, ingente è la quantità di tempo che viene spesa per pianificare e ottenere l’accesso all’oggetto di limerenza, anche in caso di consapevolezza degli effetti negativi di questo comportamento.  

In considerazione di una scarsa letteratura e di una mancanza di categorizzazione clinica, le indicazioni per il trattamento partono dalla sopra descritta sovrapponibilità diagnostica con il disturbo ossessivo-compulsivo e indicano il trattamento di psicoterapia cognitivo comportamentale (CBT). Dai primi risultati, a fine del trattamento, si evidenzia una diminuzione sia delle compulsioni che delle distorsioni cognitive, ma non una full recovery. Questo suggerisce la necessità di una maggior definizione, anche categoriale, del fenomeno.

Uno sguardo ai processi: limerence e desire thinking

Analizzando ulteriormente il fenomeno, sembra comunque emergere un quadro sintomatologico caratterizzato da pensiero ripetitivo vissuto come assolutamente involontario, quindi incontrollabile, egosintonico, caratterizzato da iperfocalizzazione attentiva nei confronti di stimoli, reali o rappresentati nella mente del paziente, a valenza emotiva positiva, cioè desiderati attraverso processi di pensiero in forma di immagini.

Quanto sopra sembra corrispondere, praticamente del tutto, alla definizione di rimuginio desiderante, come nei disturbi da abuso di sostanze ed addiction, ossia quel pensiero ripetitivo, consapevole e volontario su un oggetto o attività piacevoli.

Questa descrizione spiegherebbe quelle che, per la limerence, possono essere definite come “compulsioni”, poiché il rimuginio desiderante spinge ad agire, in condizioni di incertezza aumenta la focalizzazione attentiva rispetto alla soddisfazione di quel bisogno, ed impatta anche dal punto di vista neurobiologico sui circuiti cerebrali della ricompensa. 

Questo porta ovviamente alla necessità di ulteriori studi ed approfondimenti che possano dare più precise indicazioni cliniche sia per la comprensione del fenomeno che per le strategie di intervento. 

BIBLIOGRAFIA

APA. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, Tex Revision (DSM-5 TR); 2013, Raffaello Cortina Editore. 

Caselli, G., Spada, MM. (2015). Desire thinking: what is it and what drives it ? Addict Behav.,44:71-9.

Tennov, D. Love and Limerence: the experience of being in Love. NY: Stein and Day; 1979

Wells, A. (2009). Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione. New York: The Guilford Press.

Autore

Articolo a cura della dott.ssa Pamela Ciociola psicologa e psicoterapeuta in formazione, è possibile richiedere un appuntamento presso la sede di Legnano

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