Nonostante il termine ipnosi faccia sorgere, a volte, dubbi e perplessità, con tale termine si fa riferimento ad uno stato naturale della mente.

La trance ipnotica è infatti  è una condizione naturale che “ci concediamo” spontaneamente durante l’arco della giornata.

L’esempio più frequente è dato dal sonno… o meglio ancora, da quel momento che di poco precede il  lieto addormentarsi. Quando i pensieri si fanno leggeri ed è come se scorressero via. 

L’impiego dell’ipnosi è valutato come metodo ideale per accompagnare la puerpera al parto in quanto risulta essere una valida terapia analgesica senza dover somministrare preparati chimici e dunque non vi sono controindicazioni e sgradevoli effetti collaterali.

Durante il parto, la donna che segue la preparazione avvenuta durante il training ipnotico, ha un ruolo attivo::concentrando la propria attenzione sul compito o su un’idea, si interrompono i processi di difesa legati alla coscienza e si lasciano emergere contenuti, pensieri e associazioni che permettono al paziente di essere guidato e di muoversi nella direzione che corrisponde ai suoi bisogni di quel momento per trovare le soluzioni adatte. Si nota dunque che la partoriente in ipnosi è sempre consapevole di tutto ciò che viene fatto e che succede attorno a lei.

Il training e la spiegazione minuziosa di tutti i diversi passaggi fisiologici delle fasi prodromica, dilatante, espulsiva e del secondamento mettono la gravida in grado di imparare ad ascoltare il proprio corpo come se vivesse, seduta per seduta, l’esperienza reale del  parto.

Durante il travaglio, grazie a questa maggiore consapevolezza, le contrazioni non vengono più contrastate, ma favorite e c’è una minor interferenza nella dilatazione della muscolatura uterina. In recenti studi emerge come il dolore venga modulato (non annullato) dall’ipnosi in modo tale da essere percepito meno intensamente e quindi reso tollerabile. 

La preparazione al parto, intesa come psicoprofilassi ostetrica ed attuata secondo la metodica conosciuta del Training Ipnotico, ha quindi come fine ultimo quello di permettere alla partoriente di contenere le sensazioni dolorose entro i limiti fisiologici.

Il dolore legato all’espletamento del parto spontaneo fisiologico è caratterizzato da tre diverse componenti: quella prettamente fisiologica, quella sociale e quella ansiosa. 

  • Il dolore fisiologico è la percezione del segnale periferico generato dalle modificazioni corporee che interessano le diverse strutture, ossee e muscolari adibite al parto,  che la corteccia cerebrale avverte . 
  • Il dolore sociale è quello che arriva dalle diverse culture di appartenenza della persona e tiene conto della storia di una popolazione, della sua religione, della considerazione che la donna ha all’interno della scala sociale. 
  • l dolore ansioso, quello di tipo anticipatorio, che impedisce di vivere le sensazioni corporee per quel che sono nel qui ed ora proiettando nell’ignoto, immediato e futuro, l’attenzione della donna che si trova così a far fronte a qualcosa che non conosce mai perché è sempre in divenire

Il protagonismo della partoriente è contemporaneo a quello del nascituro. La donna resta sempre orientata nel qui ed ora, predisposta all’ascolto  dei segnali che il corpo le invia. Passo dopo passo si libera da ogni errata precognizione, capace di conoscere il corpo in modo attento così da poterlo aiutare e assecondare. 

La mente razionale si alleggerisce sino a liberarsi delle componenti sociali e ansiose del dolore e si afferma, rafforzandosi, la mente emozionale così da far emergere l’imprinting di quelle conoscenze innate che assecondano fisiologicamente l’espletamento del parto. 

La preparazione al parto con queste tecniche si sviluppa nel corso di almeno 8 sedute, della durata di 45-50 minuti, con cadenza settimanale ed hanno inizio tra la trentesima, trentunesima settimana di gravidanza e proseguono fino a termine.

Dato che il presupposto di questo tipo di preparazione e’ che la donna partorisca senza la presenza del terapeuta, il parto può avvenire in qualsiasi struttura e non implica specifici e/o diversi comportamenti per il personale che assisterà al parto.

Bibliografia:

Giacosa S.; Partorire mediante ipnosi (2017)

Mosconi G.; Training ipnotico. Istruzioni per l’uso nella preparazione al parto (1987)

Articolo a Cura della dott.ssa Laura Lamponi psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Monza

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