Al giorno d’oggi essere genitori di ragazzi adolescenti e preadolescenti implica una sfida educativa ancor maggiore che nel passato anche quello recente, a causa del fatto che il mondo in cui i ragazzi sono immersi è a fortissima connotazione digitale.

Il boom tecnologico, infatti ha permesso all’essere umano di interfacciarsi con una realtà virtuale altrettanto potente di quella reale, ricca di possibilità ma anche di contenuti inappropriati, disturbanti, confusivi e persino pericolosi se non adeguatamente riconosciuti e gestiti.

Per mondo virtuale si vuole significare un campo molto vasto, che si estende oltre i social network e le chat, ma comprende anche i videogiochi, che supportati dalla rete consentono il crearsi di infinite dimensioni nelle quali impersonare chi si desidera, in compagnia di chi si vuole e senza muoversi dalla propria stanza.

I NATIVI DIGITALI

Risulta doverosa una premessa: il mondo tecnologico è qualcosa che, a meno di possedere competenze specifiche, costituisce un terreno ove l’adulto non ha grosse capacità: le nuove generazioni, infatti, sono definite dei “nativi digitali”, veri e propri indigeni della rete, nella quale si muovono con naturale destrezza, innata competenza.

Se nel mondo reale i genitori possono parlare ai figli “per esperienza”, con la saggezza di chi ci è già passato da lì, sentendoci sicuri e percependo padronanza su ciò che stiamo trattando, nel virtuale cambia tutto. Per questo motivo, strategie educative orientate al controllo dei device si rivela inutile o addirittura dannosa, alimentando un logico vissuto di impotenza ed inefficacia da parte dell’adulto.

QUALI SONO GLI ATTEGGIAMENTI GENITORIALI PIU’ UTILI?

– Evitare i divieti assoluti: ovviamente il digitale fa e sempre farà parte della vita dei nostri figli, che a noi piaccia o meno. Per questo motivo ci si può facilmente rendere conto di come sia impossibile tenerli lontani da questa dimensione, ma anzi il divieto assoluto possa solo alimentare il gusto del proibito e la curiosità verso tutto ciò che viene precluso.
La reazione brusca come il togliere la spina alla consolle spesso non è una buona soluzione, soprattutto perché si basa su un senso di frustrazione e impotenza del genitore più che sull’idea di un’efficacia a lungo termine di quanto compiuto. Di solito, infatti, questi gesti generano sentimenti di rabbia ed escalation conflittuali del tutto inconcludenti.

Analogamente, anche i sequestri del dispositivo non danno nessun particolare vantaggio, soprattutto a lungo termine: si tratta di punizioni emotivamente pesanti perché eliminano dalla vita quotidiana del minore uno strumento che spesso ha grosse funzioni regolatorie, sia sul piano sociale (è uno strumento di socializzazione a tutti gli effetti) che emotivo (funge da canale di scarico delle tensioni).

Quindi, prima di prendere una decisione così drastica che va a ledere il rapporto, è bene valutare se sia realmente il caso di agire in tale maniera. In virtù della fiducia e della collaborazione reciproca, sono soluzioni da non adottare con leggerezza!

A rivelarsi efficacie nel tentativo di ridurre una tendenza all’uso eccessivo dei dispositivi digitali da parte del/della ragazzo/a è invece il tentativo di aiutare il figlio a diversificare le proprie attività di svago e divenire maggiormente consapevole del valore del tempo che ha a disposizione, incoraggiandolo a comprendere come il mondo reale e virtuale possano coesistere, senza annullarsi l’uno nell’altro; in tale maniera l’uno può addirittura diventare un arricchimento per l’altro.

– Non demonizzare, ma conoscere: un altro atteggiamento ormai anacronistico ma ampiamente diffuso fra i genitori è quello di mantenere una distanza critica nei confronti dei contenuti digitali fruiti dai figli, senza alcun desiderio di conoscenza e condivisione. Se però non è possibile talvolta acquisire determinate competenze specifiche per un adulto, la cosa più utile da fare sembra essere quella di porsi nella condizione di esplorare ciò che non si conosce, unica via per renderlo noto e familiare: non tutti i videogiochi sono uguali, e non è tanto lo strumento in sé ad essere nocivo bensì un suo utilizzo incondizionato e compulsivo.

Per definizione, inoltre, ogni attività condivisa dal minore con l’adulto di riferimento non può che essere edificante la relazione e benefico.

Alcune ricerche scientifiche (Dicheva D. et al., 2015; Deterding S. et al, 2011) mostrano infine come i videogiochi abbiano anche effetti positivi per l’apprendimento, lo sviluppo di abilità cognitive e di ragionamento: si parla ormai di “gamefication”, cioè della resa virtuale e ludica di alcuni strumenti clinici, didattici o valutativi, al fine di rendere al contempo utile, piacevole, attuale e in definitiva meglio fruibile, qualcosa che altrimenti sarebbe più difficile somministrare soprattutto ai più giovani.

E’ anche utile che il genitore dialoghi con il figlio per coglierne il punto di vista, che si interessi genuinamente a cosa lui trova di bello in quell’attività, magari a volte standogli vicino e proponendogli di giocare assieme, altre volte semplicemente incuriosendosi sul gioco.

– Presenza genitoriale: se a preoccupare è l’idea che le relazioni virtuali dei nostri figli arrivino a sostituire quelle reali, anche noi genitori dobbiamo prestare attenzione al nostro ruolo ed evitare di cadere nell’errore di usare, sin da quando sono piccoli, i device (televisione, cellulare, videogiochi) come nostri sostituti. Questa tentazione è spesso allettante, perché consente di guadagnare lunghi minuti di desiderata tranquillità, ma rinunciare alla presenza genitoriale non solo non ci permette di fungere da filtro rispetto ai contenuti che i minori possono incontrare, ma fa anche perdere credibilità e la possibilità di continuare a essere sentiti dai figli come punti di riferimento sicuri.

diario digitale genitori e figliAnalogamente risulta importante informare e mettere in guardia i ragazzi rispetto ai rischi connessi all’interagire digitalmente con degli estranei: spiegare che non vanno date mai informazioni personali o indicazioni specifiche, dire di non attivare la webcam per far vedere la casa e se stessi oltre al gioco, non inviare nessun tipo di materiale audio e video.
In definitiva, l’obiettivo è che i figli sentano di avere un margine di libertà soddisfacente, seppure all’interno di un “contenitore” dai confini chiari.

– Concordare il tempo di fruizione: nel costruire dei confini netti il tempo gioca un ruolo fondamentale: i ragazzi devono sapere che il tempo per i videogiochi c’è ma ha un limite. E’ utile concordare insieme questo limite, magari ricorrendo ad un orologio, aiuta a responsabilizzarsi e tenere un filo con la realtà. A tal proposito è importante far presente che l’uso notturno dei dispositivi digitali può interferire facilmente con la qualità e la quantità del sonno, inficiando la capacità di attenzione e di concentrazione, compromettendo il tono dell’umore, alterando il ritmo sonno-veglia e gravando così sul sistema immunitario.

COGLIERE I SEGNALI DI MALESSERE

La presenza genitoriale precedentemente descritta, l’interessamento e il dialogo possono consentire di cogliere eventuali segnali di malessere: ritrovarsi spesso ad utilizzare metodi coercitivi può rivelarsi un indice di un disagio celato nel figlio. Dietro ad un rapporto compulsivo con il digitale si cela spesso una sorta di attraente rifugio, una specie di luogo sicuro e confortevole seppure virtuale.

Qualora si abbiano dubbi in tal senso è bene provare ad aprire un dialogo con il proprio figlio, andando oltre la critica ed il facile rimprovero (spesso avvilente), ma che abbia il genuino intento di interessarsi a lui ed al suo mondo privato.


BIBLIOGRAFIA

  • Deterding S. et al, 2011, “Gamification. using game-design elements in non-gaming contexts”, Association for Computing Machinery, New York, NY, United States;
  • Dicheva D. et al., 2015, “Gamification in Education: A Systematic Mapping Study”, Journal of Educational Technology & Society, Vol. 18, N. 3, pag. 75 – 88.

Articolo scritto da Simone Sottocorno psicologo psicoterapeuta

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