Le emozioni sono fondamentali nella nostra vita, anche quelle che consideriamo meno piacevoli. La rabbia, ad esempio, viene spesso considerata inutile o dannosa, soprattutto per le nostre relazioni. 

Come facciamo a riconoscere la rabbia?

Per riferirci a tale emozione usiamo spesso numerose etichette come collera, esasperazione, fastidio, furia, ira, indignazione, irritabilità, oltraggio, etc. Come per altre emozioni, vi è una componente fisiologica e comportamentale. Quando siamo arrabbiati possiamo esperire fisicamente tensione muscolare, arrossamento, la sensazione di esplodere o di non trattenere le lacrime. Oppure, ancora,  tendiamo a serrare i pugni e i denti o a sfogare fisicamente l’attivazione. Infatti spesso si tende ad aggredire l’altro sia verbalmente che fisicamente, lanciando oggetti, alzando il tono di voce oppure semplicemente andandosene.

A cosa ci serve la rabbia?

E’ molto importante comprendere che le emozioni ci comunicano qualcosa sui nostri bisogni e i nostri diritti, ci aiutano a superare situazioni faticose, a raggiungere i nostri obiettivi e a capire quando siamo soddisfatti. In particolare, la rabbia è l’emozione che ci segnala quando stiamo percependo un’ingiustizia o quando qualcosa/qualcuno si interpone tra noi e l’obiettivo che stiamo perseguendo. 

La rabbia assume un ruolo fondamentale all’interno delle relazioni in quanto ci permette di metterci in relazione con l’altro e con il mondo facendo rispettare i nostri diritti. 

Perchè a volte invece diventa un problema nelle relazioni?

Il problema non è tanto provare rabbia ma l’intensità con cui la esperiamo. Come per tutte le  altre emozioni, l’obiettivo non è eliminare quello che sentiamo ma imparare a gestirlo riducendone l’intensità.

Le emozioni si muovono lungo dei continuum: nel caso della rabbia ad un polo troviamo irritazione, dall’altro rabbia patologica.

Essere irritati o, al contrario, provare una rabbia esplosiva porta sicuramente ad esiti e conseguenze diverse. 

Le conseguenze di una rabbia troppo intensa possono essere una diminuzione dell’attenzione, un pensiero costante a quella situazione, depersonalizzazione, fantasticare su situazioni future che ci faranno arrabbiare, conseguenze relazionali a seguito di liti, aggressioni, silenzi o comportamenti oppositivi e provocatori verso l’altro.

Ad esempio, siamo al supermercato e un signore ci supera alla fila per la cassa. Tale evento può essere percepito come un’ingiustizia e l’emozione di rabbia è congrua rispetto alla situazione. La vera domanda riguarda l’intensità che stiamo provando: se il “termometro” dell’emozione indica una temperatura troppo alta potrebbe portarci a conseguenze negative – ad esempio potremmo aggredire il signore, urlare, rinunciare a fare la spesa.

Una rabbia troppo intensa non sarebbe assolutamente funzionale rispetto al nostro obiettivo. Al contrario, una temperatura più bassa dell’emozione ci permetterebbe di relazionarci con il signore in maniera efficace facendo rispettare i nostri diritti.

E’ importante comprendere che la gestione delle emozioni negative con il raggiungimento di una maggiore autoconsapevolezza può permetterci di instaurare una vita più soddisfacente senza compromettere la relazione sociali.

Evitando quindi azioni dannose contro gli altri e contro noi stessi e diventando capaci di instaurare un rapporto migliore nel nostro ambiente attivando una strategia più utile per sopravvivere nell’ambiente complesso e stressante come quello selle società moderne.

Quindi un uso adeguato della rabbia ci permette di esprimere i nostri pensieri e bisogni rispetto al nostro vissuto di ingiustizia in modo efficace, senza offendere o aggredire l’altro. 

Rabbia e psicopatologia

Alcune persone presentano una disregolazione emotiva, cioè difficoltà o incapacità di gestire e elaborare in maniera efficace le emozioni, in questo caso la rabbia. Possono derivare comportamenti e reazioni disfunzionali che possono influire  negativamente sul funzionamento sociale, lavorativo o scolastico. 

imparare a gestire la rabbia

Come gestire la rabbia?

Da quanto detto risulta importante imparare a riconoscere le finalità, la funzione e i processi di attivazione della rabbia al fine di imparare strategie di regolazione. Esistono diversi interventi psicologici che possono essere impiegati.

I trattamenti psicologici per la regolazione della rabbia possono essere diretti a singoli aspetti o al processo emotivo nel suo complesso.

La psicoterapia cognitivo comportamentale è un trattamento molto utile per riconoscere l’attivazione dell’emozione e trovare insieme al terapeuta strategie funzionali di gestione. La terapia individuale può essere anche affiancata da gruppi psicoeducativi e/o training di gruppo sull’assertività

Cosa si Nasconde dietro la Rabbia?

La rabbia è come abbiamo più volte detto un’emozione che può essere attivata da un evento esterno. La reazione a questo evento può essere consapevole o inconsapevole. E’ la reazione del soggetto all’evento a determinare lo scatenamento di questa emozione.

La rabbia si manifesta sul volto attraverso le sopracciglia abbassate e ravvicinate, rughe verticali tra le sopracciglia, palpebra inferiore tesa ma non necessariamente sollevata, sguardo fisso e occhi che possono sembrare sporgenti, le labbra serrate con gli angoli diritti o abbassati o aperte e tese e le radici possono essere dilatate. Tecnicamente la rabbia è indicata come uno stato psichico alterato, suscitato da elementi percepiti come minacce o provocazioni capaci di rimuovere i freni inibitori che normalmente stemperano le scelte del soggetto coinvolto. Il Soggetto prova una profonda avversione verso qualcosa o qualcuno e, in alcuni casi, anche verso se stesso.

Spesso chi è soggetto a questi stati emotivi è poco consapevole del proprie emozioni e delle cause scatenanti questi stati di collera, soffre sia dell’incapacità di controllo sia degli effetti che questi stati provacano all’ambiente e alle persone che lo circondano. Inoltre dopo questi sfoghi emotivi il soggetto è spesso pentito della reazione stessa o delle conseguenze delle sue azioni delle sue parole.

La predisposizione alla rabbia può nascondere l’incapacità da parte del soggetto di gestire il rifiuto o il disinteresse da parte di una persona significativa prosando quindi un sensazione di frustrazione, che si può esprimere con rabbia agita o manifestazioni verbali.

 

Aspetti su cui è possibile ragionare individualmente

  1. Non incolpare le altre persone : quando pensiamo “sei tu che mi fai arrabbiare”, stiamo attribuendo ad una gente esterno la responsabilità di un nostro stato emotivo. Siamo noi chepensiamo che sia una causa esterna a procurarci l’emozione della rabbia, in realtà è la nostra reazione consapevole o inconsapevole a farci attivare generando l’emozione della rabbia.
  2. Imparare ad ascoltarsi: per quale motivo ho avuto quella reazione, quali sono le situazione che mi provocano quello stato. Anche senza la volontà di risolvere il problema la riflessione e l’imparare a comprendersi può essere un utile esercizio per la gestione di quello specifico stato d’animo.
  3. Assertività nella comunicazione: provare a comunicare in maniera assertiva i propri stati di animo può facilitare la relazione con le altre persone e miticare le situazioni potenzialmente scatenanti

Così facendo, non solo esprimerai all’altro come ti senti e quale comportamento ti fa soffrire, ma avrai la concreta opportunità di poter soddisfare il tuo bisogno.

Bibliografia

Linehan M. (2001). Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline. Il Modello Dialettico. Raffaello Cortina Editore, Milano.

Articolo scritto dalla dott.ssa Giada Sera psicologa e psicoterapeuta svolge attività clinica presso il centro di psicologia di Saronno è possibile prenotare una visita in presenza o online.

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