Comprendere e non categorizzare

In terapia non si appiccicano etichette, non si cerca di categorizzare, di “schedare”. Tutto ciò andrebbe contro alcuni principi cardine della psicoterapia, come ad esempio il non giudizio, la profonda attenzione verso il singolo e la sua soggettività unica, irripetibile. In un contesto terapeutico si cerca di comprendere.

Non ci si affida a diagnosi categoriali, ma si cerca di ricostruire, insieme alla persona, come funziona nel suo quotidiano, all’interno dei suoi principali contesti di vita. Si mettono in luce i comportamenti che adotta, le strategie favorite, tentando di comprendere quando ha dovuto ricorrere a questi e per quali motivi.

Ecco perché in questo articolo cercheremo di calarci insieme, almeno un poco, nel funzionamento di chi ha sviluppato dei tratti narcisistici di tipo “fragile”, altrimenti definito covert, “vulnerabile” o “evitante” (Young et al, 2007; Carcione & Semerari, 2017).

Quando si parla di narcisismo pensiamo subito a chi  disprezza e svaluta gli altri, ritenendosi superiore; a chi adotta comportamenti arroganti, un narcisista il cui curriculum è costellato da successi, che è sicuro di sé, che utilizza gli altri senza alcuna remora al fine di raggiungere i propri scopi. Andiamo a esplorare insieme invece cosa si intende quando si parla di “narcisismo fragile o narcisismo covert”.
Per farlo proviamo a delineare il funzionamento di Marco (situazione ipotetica).

Marco, un possibile funzionamento narcisistico “fragile”?

Marco sperimenta forte ansia in ambito lavorativo. Ha da poco iniziato a lavorare per una nuova società e sente che i suoi colleghi non riconoscono il valore e l’importanza dei suoi progetti.

Riporta forte rabbia soprattutto verso il suo capo, che descrive come spocchioso e inadeguato nei modi, soprattutto quando muove delle critiche o suggerisce delle modifiche ai lavori che gli vengono presentati.

La situazione lavorativa attuale lo rende molto teso. Spesso lavora fino a tardi, totalmente assorto, al fine di riuscire ad accontentare i suoi superiori e non si capacita di come la sua ragazza possa lamentarsi del fatto che si dimentichi dei loro appuntamenti.
Sente che nemmeno la sua partner sia in grado di comprendere i suoi bisogni. Racconta, inoltre, di come non si senta valorizzato e accolto da lei, poiché è poco propensa ad esternare il suo apprezzamento lodandolo. Tutto questo lo indispettisce molto, vorrebbe da lei più dimostrazioni di approvazione, così da potersi sentire amato.

Marco è sempre stato un bambino molto indipendente. Appare cresciuto nella convinzione di dover celare i propri stati interni spiacevoli e di doversi mostrare autonomo, al fine di non gravare sulle sue figure di riferimento e salvaguardare la relazione con loro: “Vedevo i miei tornare la sera stanchi, con le facce tristi, dovevo renderli felici almeno io”.

Dai 5 anni ha cominciato a studiare pianoforte. Non si ricorda se l’idea fosse stata sua, ma è certo che suo papà fosse molto orgoglioso di questo.
Fin da piccolo è stato molto bravo a scuola, ottenere risultati eccellenti è stato sempre considerato il suo dovere, sia in ambito scolastico che nelle attività del tempo libero.
In famiglia erano poche le dimostrazioni d’affetto sul piano fisico, ma questo gli ha insegnato a cavarsela di fronte ad ogni difficoltà senza perdersi in cose di poco conto.

Dopo una brillante carriera scolastica si è iscritto a medicina, senza interrogarsi circa ciò che desiderasse realmente: “Ero bravo e quindi era scontato prendessi quella strada”. All’università Marco ha cominciato a incappare in alcune difficoltà nella preparazione degli esami. In questo periodo ha iniziato a fare uso di cannabis la sera per “stemperare la tensione” e a distrarsi con giochi fantasy online. Ha scelto, infine, di lasciare medicina, determinando una frattura importante nel rapporto con i genitori, e di iscriversi alla triennale in scienze biologiche, percorso che ha portato a termine brillantemente.

Per quanto riguarda le amicizie Marco racconta di avere tante conoscenze, ma pochi amici, poiché non ha ancora trovato qualcuno in grado di capirlo.

Quali aspetti del narcisismo, così come descritto dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali – DSM 5 (APA, 2013) sono riscontrabili in Marco?

  • Marco presenta un’autostima fragile, perlopiù basata sui feedback esterni, e una spiccata sensibilità alle critiche.
  • Mostra pertanto un bisogno eccessivo di attenzioni, approvazione ed ammirazione, sia all’interno delle relazioni interpersonali (amicizie, partner…) sia in ambito lavorativo/ scolastico
  • Ritiene di possedere capacità e qualità superiori rispetto alla maggior parte delle altre persone
  • Pretende che gli altri soddisfino i suoi bisogni di riconoscimento e validazione. Si aspetta che le persone riconoscano ed elogino apertamente le sue capacità. Ciò porta a difficoltà relazionali
  • Crede di poter essere adeguatamente compreso solo da persone intelligenti e simili a lui

Ma queste caratteristiche che scopo hanno?

Il bisogno costante di dimostrare il proprio valore e di essere all’altezza, la continua spinta a superarsi, al raggiungimento della perfezione sembrano dei tentativi per evitare il senso di vuoto e l’umiliazione.

In Marco è presente un forte timore del fallimento, del deludere le aspettative, poiché questo lo esporrebbe a sentimenti di inadeguatezza e vergogna.

Il funzionamento nel narcisismo vulnerabile o covert

Ognuno di noi sviluppa nel corso della sua storia, a partire dai primissimi anni di vita, delle credenze profonde circa sé, gli altri, il mondo e le relazioni.

Queste credenze sono ricavate da ciò che ci accade, si basano dunque sull’esperienza diretta o indiretta (ciò che osserviamo, che vediamo accadere ad altri). Tali convinzioni vengono immagazzinate nelle nostre reti neurali insieme ai ricordi, alle emozioni e alle sensazioni somatiche e vanno a formare i cosiddetti schemi di base.

Gli schemi  possono essere intesi come dei “filtri” che utilizziamo per interpretare il mondo circostante, ciò che accade e le reazioni degli altri.

In altre parole, gli schemi vengono utilizzati per leggere e darci una spiegazione circa la realtà, orientando di conseguenza i nostri comportamenti, le nostre reazioni. Anche Marco, come tutti noi, ha quindi sviluppato, a partire dall’infanzia determinati schemi di base, che ora fungono da griglie interpretative per ciò che accade intorno a lui.

Young e colleghi (2007) hanno elaborato anche il concetto di mode, quest’ultimo risulta particolarmente utile per calarsi nei panni di chi presenta un funzionamento narcisistico di tipo fragile/evitante. I mode possono essere intesi come parti del sé e comprendono determinati schemi, le emozioni ad essi associati e le risposte di coping (fronteggiamento) messe in atto dal soggetto per farvi fronte.

Ma quali sono i principali mode nel narcisismo di tipo vulnerabile?

Secondo Young e colleghi (2007), nel narcisismo vulnerabile possiamo individuare tre principali mode, o parti del sé, che si alternano, a seconda delle situazioni, determinando le reazioni emotive e comportamentali della persona:

  1. Mode bambino solo
  2. Mode presuntuoso o auto-esaltatore
  3. Mode consolatore distaccato o auto-consolatore

Andiamo a conoscere meglio questi  mode aiutandoci anche con storia di Marco

Mode bambino solo

Forse non è la prima cosa che balza in mente pensando al narcisismo, ma quanto è più grande la maschera tanto più fragile è la parte bambina che si cela al di sotto. Il mode bambino corrisponde alla parte ferita del sé.

Spesso, chi ha sviluppato tratti narcisistici di tipo vulnerabile non ha potuto godere di vicinanza, calore e amore incondizionato durante l’infanzia. Sperimentare amore incondizionato significa sentirsi accettati e amati per come si è. Sembra un concetto banale, ma è qui che affonda le radici la nostra autostima, la sensazione di essere importanti così come siamo, senza bisogno di reprimere dei lati di noi. Se ci si sente amati in maniera incondizionata, si sa che si possono commettere degli errori, senza che ciò comprometta il proprio valore e il rapporto con le figure di riferimento, ovvero senza perdere il legame.

Questo sembra essere un aspetto sacrificato all’interno della storia di vita di Marco, che pare aver interiorizzato l’idea che l’amore sia qualcosa da guadagnarsi mostrandosi all’altezza delle aspettative degli altri. La performance diventa mezzo di scambio per ottenere quello che di più simile all’amore si può ottenere: apprezzamento ed ammirazione.
Ci si sente speciali ed amati solo se e quando ci si dimostra all’altezza.

Il mode bambino solo, in genere,  comprende spesso l’idea di “non essere all’altezza”, “non essere abbastanza”, “essere inadeguato e deludente”. Questa parte del sé si sente pertanto non meritevole di amore e d’affetto. Le sensazioni prevalenti sono quelle di solitudine, vuoto, umiliazione e profonda vergogna.

Mode presuntuoso o auto-esaltatore

narcisista covert

Non si può vivere sotto la minaccia costante della rottura del legame perché “non adeguati”, non è possibile vivere nel terrore di perdere le attenzioni di chi dovrebbe amarci. Vergogna, vuoto e paura non permettono di poter vivere nel quotidiano, di interagire con gli altri, di apprendere  e veicolare l’attenzione sul mondo esterno continuando il proprio percorso di sviluppo.

Ecco che allora il bambino ha la necessità di sviluppare delle strategie, in quel momento assolutamente efficaci, che gli permettano di andare avanti. L’iper-compensazione è una strategia di coping attuata nel tentativo di non sperimentare più le emozioni disturbanti e il vissuto doloroso appartenente al passato. Nel narcisismo fragile, l’iper-compensazione si attiva soprattutto in presenza di altre persone, per evitare che si palesi il mode bambino solo.

Tale strategia corrisponde all’attivarsi del mode presuntuoso o auto-esaltatore, ovvero di quella parte del sé che ostenta superiorità, che critica o svaluta gli altri, che fa di tutto per ottenere apprezzamenti e riconoscimenti esterni. Talvolta, questo mode può accompagnarsi ad atteggiamenti aggressivi ed ostili, quando gli altri non soddisfano i bisogni, attivando potenzialmente la parte del sé ferita.

Marco, quando attiva questo mode, mostra un elevato perfezionismo, volto ad ottenere lodi e approvazione. Si rivela, inoltre, critico verso i colleghi e il capo, oltre che verso la sua compagna. Chi non risponde ai suoi bisogni viene svalutato, giudicato non in grado di comprendere.

Marco dà molta importanza alla posizione lavorativa e alle competenze che possiede o che acquisisce come mezzo per sottolineare la sua adeguatezza e non rischiare di entrare in contatto con il suo mode bambino solo.

Mode consolatore distaccato o auto-consolatore

Tale mode si attiva soprattutto quando chi presenta tratti narcisistici di tipo vulnerabile si trova da solo e ha sempre la funzione di non attivare gli schemi riconducibili al mode bambino solo, incorrendo in sentimenti di vuoto e solitudine.

Tale mode può presentarsi sotto forme differenti (gioco d’azzardo, sport estremi o eccessiva dedizione allo sport, droghe o alcool, sesso con partner occasionali…) che rappresentano in ogni caso modalità di evitamento.
Marco ad esempio si dedica in maniera eccessiva al lavoro (iper-lavoro), gioca al computer e fa uso di cannabis. Si tratta di attività che lo distraggono e non lo fanno entrare in contatto con sentimenti di vuoto e di inadeguatezza. 
Quando si attiva questa parte del sé il tentativo è quello di distrarsi, spegnere i vissuti dolorosi, anestetizzarsi.

Cosa si fa in terapia?

In terapia si individuano i mode, le parti del sé, che si attivano nel corso della quotidianità della persona, mettendo in luce i vissuti emotivi, le cognizioni e le strategie ad essi associati, così che le proprie reazioni divengano via via più comprensibili. Passo dopo passo, si ricostruisce la funzione protettiva dei mode auto-esaltatore e consolatore distaccato, andando ad esplorare le esperienze all’interno delle quali tali parti si sono originate.  Ciò permette di valutare se queste strategie, che come “guardie del corpo” si sono rivelate indispensabili in passato per non essere sopraffatti dal dolore, risultano essere funzionali nel presente.

Gradualmente si cerca di trovare strategie più efficaci nell’oggi per soddisfare i bisogni primari e contenere il vissuto doloroso. Ciò permette anche lo svilupparsi di relazioni positive e supportive, all’interno delle quali è possibile dare e ricevere affetto sincero; tali rapporti sono fondamentali in quanto grado di contrastare la pervasività delle credenze di base circa sé e gli altri.

È normale che l’idea di  entrare in contatto con i propri lati più vulnerabili, con le parti di sé più fragili, che conservano i vissuti più dolorosi (mode bambino solo) risulti come qualcosa di spaventoso. La sensazione di vuoto e di vergogna sono soverchianti e difficilmente tollerabili. Eppure, il riconoscere quella parte di sé, il prendersene cura, è fondamentale per avviarsi verso la possibilità di allentare le strategie rigide ed estenuanti dei sistemi di difesa, che oltre a perpetuare la sofferenza, impediscono la costruzioni di rapporti interpersonali appaganti.

Se invece avete riconosciuto in questo caso una persona a voi vicina è importante ricordarsi che non potrete farvi carico da soli della sue ferite e dei suoi bisogni insoddisfatti.

Le sue reazioni (come l’attacco, l’ostilità, la critica o l’evitamento) sono tentativi estremi di proteggere la sua parte bambina, ma è necessario che  la persona con tale funzionamento in primis scelga di mettersi in ascolto di questa sofferenza, affinché insieme si possa trovare una soluzione.

Bibliografia Essenziale

APA, American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fifth Edition). Washington, D.C.: American Psychiatric Association (DSM5)

Carcinone, A.; Semerari, A. (2017). Il narcisismo e i suoi disturbi. La Terapia Metacognitiva Interpersonale. Firenze: Eclipsi

Dimaggio, G. (2016). L’illusione del narcisista. La malattia nella grande vita. Milano: Baldini & Castoldi

Young, E.J., Klosko, J.S. & Weishaar, M.E. (2007). Schema Therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Firenze: Eclipsi

Contatta il nostro Centro

Articolo scritto dalla dott.ssa Verdiana Valagussa  psicologa e Psicoterapeuta presso la sede a Saronno dei centri Interapia, per chi volesse approfondire le tematiche relative al narcisismo può contattare la segreteria del centro per prenotare una consulto.

Sulla tematica del narcisismo puoi anche guarda il video presente nel nostro canale di youtube è stato aggiunto una nuova parte dell’articolo con un approfondimento ulteriore.

 

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