QUALE COMPAGNO PREFERIRESTI?

Immagina che stai attraversando un periodo difficile, una delle prove più complicate che tu abbia mai dovuto affrontare nella vita.

È doloroso e stressante e non esiste una soluzione rapida o semplice. Ora, mentre stai attraversando tutto questo, che tipo di compagno vorresti al tuo fianco? Il tipo di compagno che dice con voce fredda e indifferente “Fattene una ragione. Di che cosa ti devi lamentare? Sei così debole, stai zitto, vai avanti”, oppure il tipo di compagno che dice con voce gentile e accogliente “Questo è davvero difficile e voglio che tu sappia che ti copro le spalle, ti aiuterò a superarlo, sono con te ad ogni passo”? È facile così vero? 

Tutti noi sceglieremo il secondo compagno rispetto al primo.

Questo dimostra una qualità chiamata compassione, che significa riconoscere la sofferenza degli altri e rispondere con gentilezza e cura.

Purtroppo la verità è che molti di noi sono molto più bravi ad essere compassionevoli con gli altri più di quanto non lo siano con loro stessi.

Quando soffriamo infatti spesso ci trattiamo molto più come il primo compagno piuttosto che il secondo. Oltretutto la sofferenza fa parte della natura umana, tutti soffrono, la vita porta a provare ripetutamente delusione e frustrazione, fallimento e rifiuto, malattia, conflitti, ostilità, dolore, paura, ansia, rabbia, tristezza, colpa…  Solo che sfortunatamente quando proviamo un grande dolore in aggiunta spesso non ci trattiamo bene. 

Auto-compassione significa imparare a trattarci come il secondo compagno, riconoscendo la nostra sofferenza e rispondendo a noi stessi con gentilezza e premura. In altre parole, autocompassione significa trattarci con lo stesso calore, cura e gentilezza che estenderemmo a qualcuno che amiamo e a cui teniamo molto. 

Per molti anni l’autocompassione ha avuto un ruolo centrale in molte pratiche religiose e spirituali, e ora sta diventando sempre più importante in molti modelli terapeutici. 

COME SVILUPPARE L’AUTOCOMPASSIONE?

Ci sono due passaggi fondamentali per l’autocompassione.

Step 1

Riconosci la sofferenza. Per la maggior parte di noi la modalità preferita quando si soffre e si prova dolore è quella di fuggire da esso il più velocemente possibile. Cerchiamo di sopprimerlo, evitarlo, negarlo, sfuggirci e distrarci da esso. E troppo spesso le cose che facciamo per sfuggire alla nostra sofferenza non sono gentili e premurosi. Quindi il nostro primo passo per essere compassionevoli con noi stessi è riconoscere con autentica gentilezza e cura la nostra sofferenza, la nostra difficoltà e le nostre sfide, riconoscendo quanto sia duro e doloroso. Una buona guida per questo è chiedersi “Cosa direi a qualcuno che amo se soffrisse in modo simile e io volessi accoglierlo con sincera gentilezza?”

Non esiste un modo giusto o sbagliato di farlo, purché provenga da una dimensione di autentica gentilezza. Quindi ad esempio potresti dire a te stesso “Questo è davvero doloroso” o “Questo è davvero molto difficile”. Molte persone trovano utile anche nominare l’emozione che provano: rabbia, tristezza, paura, solitudine o senso di colpa.

Questo processo svolge un primo passo essenziale nell’autocompassione: consapevolmente notiamo e riconosciamo il nostro dolore e la nostra sofferenza. Notiamo con apertura e curiosità i pensieri dolorosi, sentimenti, emozioni, immagini, sensazioni, impulsi, ricordi… che sono presenti dentro di noi in questo momento, e riconosciamo con una voce interiore gentile che ciò che stiamo attraversando è duro, doloroso, difficile.

Step 2

Rispondi con gentilezza. Il secondo passaggio è rispondere a te stesso in un modo che trasmetta premura e gentilezza.

Un semplice modo per farlo è attraverso lo sviluppo dell’abilità del dialogo interiore gentile. Molti di noi sanno fin troppo bene quanto siano veloci le nostre menti a giudicarci e criticarci. Le nostre menti sembrano apprezzare ogni opportunità per estrarre un grosso bastone e prenderci a legnate, puntare i nostri difetti e fallimenti, etichettarci come non abbastanza buono in cento modi.

Quindi un aspetto essenziale dell’auto compassione è imparare a togliere il potere a quel dialogo interiore così severo. Non possiamo smettere di pensarci in quel modo, ma possiamo imparare a sganciarci da quei giudizi così severi, dalle storie del “Non sei abbastanza” quando si presentano. Possiamo imparare a togliere loro il potere e lasciarli andare e venire, senza essere catturati o portati in giro da loro.  

Se volessi essere compassionevole con qualcuno che sta soffrendo, cosa diresti dopo aver riconosciuto quanto sia doloroso e difficile per loro? Presumibilmente qualcosa che comunica “Mi preoccupo per te”, “Sono qui per te”, “Voglio aiutarti”. Prova a dire qualcosa di simile a te stesso…

Le nostre menti spesso ci dicono che non dovremmo sentirci in un certo modo, dovremmo essere in grado di reagire meglio, dovremmo provare pensieri e sentimenti diversi. Spesso le nostre menti ci sminuiscono e ci raccontano che stiamo reagendo in modo eccessivo o che siamo deboli o che non abbiamo nulla di cui lamentarci, le nostre menti possono persino dirci di essere più forti e di farcene una ragione.  

Ovviamente questo tipo di atteggiamento aspro e critico è esattamente l’opposto della gentilezza: un dialogo interiore gentile implica fare esattamente il contrario ricordando a noi stessi in modo caldo e premuroso che è normale e naturale per l’uomo avere pensieri e sentimenti dolorosi quando la vita è difficile, quando commettiamo errori, quando veniamo respinti o quanto c’è un divario tra la realtà che desideri e la realtà che hai. Proviamo a rispondere a tutto questo con cura e gentilezza, che potere potrebbe avere?

Bibliografia

Harris, R. (2011). Fare “ACT”. Una guida pratica per professionisti dell’Acceptance and Commitment Therapy. Franco Angeli

Harris, R. (2008). La trappola della felicità. Feltrinelli 

Hayes, S.C., Strosahl, K.D., & Wilson, K.G. (1999). Acceptance and Commitment Therapy: An experiential approach to behavior change. New York: Guilford Press

Hayes S.C., Strosahl K.D., Wilson K.G. (2012). Acceptance and Commitment Therapy: the process and practice of mindful change. New York: Guilford Press.

Articolo a cura della dott.ssa Pamela Ciociola psicologa e psicoterapeuta presso la sede di Legnano, è possibile prenotare un consulto psicologico nella pagina dei contatti. Sullo stesso tema puoi leggere l’articolo sulla self-compassion.

Vota
Iscriviti alla newsletter di interapia

Iscriviti alla newsletter di interapia

Iscriviti alla newsletter del Centro Interapia per ricevere le ultime notizie di psicologia direttamente e in maniera gratuita nella tua casella di posta.

Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter