La Dipendenza Affettiva è una condizione che può svilupparsi quando si incontra una persona che tende ad attuare comportamenti manipolatori.

In tali circostanze, il partner dipendente può sentirsi intrappolato in una prigione dolorosa da cui è difficile uscire, compromettendo gradualmente la propria autostima e autonomia.

Tuttavia, è possibile liberarsi da questa condizione, seguendo alcuni passaggi intermedi, che permettono di recuperare la serenità, superando la paura dell’abbandono e accrescendo la propria autostima.

Lo sviluppo di nuove competenze personali permette il superamento dell’ostacolo della dipendenza affettiva e l’instaurazione di relazioni sane, basate sulla reciprocità e sulla libertà.

Cos’è la Dipendenza Affettiva

La Dipendenza Affettiva, sebbene non sia ufficialmente inserita nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-V), viene considerata a tutti gli effetti una “dipendenza comportamentale”.

La Dipendenza Affettiva è caratterizzata da pattern disfunzionali e compulsivi di comportamenti, pensieri, sensazioni ed emozioni nell’ambito delle relazioni sentimentali e presenta le caratteristiche principali della dipendenza, ovvero:

  • Il piacere, derivante dalla relazione con la persona oggetto della dipendenza;
  • la tolleranza, che si può notare dal bisogno di passare sempre più tempo con la persona da cui si è dipendenti;
  • l’astinenza, in quanto si prova sofferenza (ad esempio tristezza, ansia e depressione) quando la persona che crea dipendenza è distante fisicamente o sentimentalmente;
  • l’incapacità di interrompere la relazione pur essendo consapevoli degli effetti negativi che essa comporta;
  • l’interruzione o riduzione delle attività sociali e lavorative.

Possiamo quindi definire la Dipendenza Affettiva come una modalità patologica e disfunzionale di vivere una relazione affettiva, in cui il soggetto dipendente è incapace di costruire una propria vita e individualità al di fuori del legame con la persona in questione.

Questo tipo di relazione si basa su dinamiche di controllo, possesso e continue ricerche di rassicurazione che portano la persona dipendente ad una completa perdita della propria autonomia e libertà pur di non perdere il proprio partner, comportando di conseguenza diversi danni al benessere emotivo e psicologico della persona stessa. Per questo motivo, vengono anche denominate “relazioni tossiche”.

Questo legame morboso lo si può vivere in qualsiasi tipo di relazione significativa; perciò, oltre che nel rapporto con il proprio partner, lo si può trovare anche nella relazione tra genitori e figli o nei rapporti amicali.

Come si manifesta

La Dipendenza Affettiva si può manifestare in modalità differenti e solitamente presenta una manipolazione affettiva da parte della persona da cui si è dipendenti. La manipolazione è generalmente esercitata a livello verbale o con azioni simboliche che hanno il fine di rendere l’altro sempre più insicuro e dipendente.

Di seguito riportiamo alcuni elementi principali che caratterizzano tale disturbo:

  • Bisogno compulsivo della presenza dell’altra persona, da cui dipende la propria felicità.
  • Investimento totale del proprio tempo (sia in termini comportamentali che di pensiero) nella relazione tossica, a discapito di altre relazioni affettive e talvolta anche dei propri impegni lavorativi.
  • Tendenza a giustificare la persona da cui si è dipendenti, sia con se stessi che con le altre persone; anche quando quest’ultima diventa maltrattante.
  • Perdita della capacità di critica sul rapporto, negando anche aspetti chiaramente patologici.
  • Assenza di autostima e autoefficacia personali. La propria autostima dipende esclusivamente dall’approvazione dell’altra persona.
  • Incapacità di dire “no”. Si diventa accondiscendenti verso i desideri e i bisogni dell’altro, per timore del suo abbandono e della rottura della relazione. Tale accondiscendenza può diventare estrema, ad esempio nei casi in cui la persona dipendente accetta i comportamenti violenti nei propri confronti o in quelli dei propri figli.
  • Continua ricerca di conferme e rassicurazioni, spesso vivendo forti sentimenti di insicurezza e gelosia per paura della rottura di questo legame tossico.
  • Annullamento della propria individualità e indipendenza, le attività svolte senza l’altro perdono di importanza e vengono vissute con sentimenti di tristezza, ansia e con un senso di vuoto.
  • Mancanza di energia per i propri progetti, a causa dell’investimento totale di tempo e forze nel mantenimento della relazione.
  • La relazione non evolve, non c’è un progetto comune, non ci sono desideri e sogni comuni da realizzare assieme, ma si soddisfano solo i bisogni dell’altro. I cambiamenti all’interno del rapporto vengono percepiti come minacce.
  • Assenza di reciprocità e parità nella relazione.
  • Incapacità di interrompere la relazione nonostante essa crei molta sofferenza.
  • Si temono molto l’abbandono, il rifiuto o la separazione.

La Dipendenza Affettiva può diventare estremamente preoccupante quando è talmente grave da causare atti violenti nei propri confronti o in quelli dell’altro.

In questi casi, un eventuale tradimento dell’altro o la sua decisione unilaterale di interrompere la relazione possono scatenare l’insorgenza di disturbi psichiatrici nel soggetto dipendente, come un disturbo alimentare o una grave depressione, che lo può portare persino a tentare il suicidio, oppure comportamenti persecutori e/o violenti nei confronti dell’altro, come lo stalking e le aggressioni verbali e fisiche.

In sintesi, le persone con una Dipendenza Affettiva sono tormentate da sentimenti di paura, apprensione e insicurezza, hanno una bassa autostima e una scarsa fiducia nelle loro capacità di suscitare amore nell’altro. Queste persone temono la solitudine e il senso di vuoto, la rottura del rapporto morboso, l’abbandono e il rifiuto da parte dell’altro. Esse desiderano e aspettano ardentemente quell’amore totalizzante e accudente che probabilmente non hanno mai ricevuto dalla famiglia di origine.

Perché si instaura

La Dipendenza Affettiva è una condizione attualmente molto diffusa nella società. Solitamente ne soffrono maggiormente le donne adulte, ma il disturbo può svilupparsi anche negli uomini e può interessare persone di ogni età, inclusi gli adolescenti.

Le condizioni che possono portare ad instaurare una Dipendenza Affettiva sono differenti e sono legate da una parte alla presenza di vulnerabilità personali e dall’altra all’incontro con una persona che tende ad attuare comportamenti manipolatori nelle relazioni.

L’instaurazione della Dipendenza Affettiva non è dovuta ad una causa diretta, ma ad un insieme di fattori (biologici, famigliari, di personalità…) che interagiscono tra loro.

Fattori biologici

Come altre forme di dipendenza, anche quella affettiva dipende dalla compromissione del circuito neuronale della dopamina, ovvero il neurotrasmettitore coinvolto nei processi di gratificazione e motivazione. Nella Dipendenza Affettiva il cervello “impara” a rilasciare la dopamina in risposta a particolari situazioni e comportamenti, come la vicinanza dell’altro.

Fattori famigliari

La Dipendenza Affettiva può essere favorita da relazioni primarie non soddisfacenti con le figure di attaccamento, come i genitori. Questo stile di attaccamento insicuro viene poi riprodotto anche nelle relazioni significative instaurate nell’età adulta e queste persone si ritrovano a percepirsi come non degne d’amore, inadeguate e a ricercare continuamente rassicurazioni.

In alcuni casi, l’instaurazione della relazione tossica può dipendere anche da esperienze traumatiche vissute in passato, come abusi e maltrattamenti che hanno causato un elevato livello di sofferenza. Queste esperienze sono ulteriormente impattanti se vissute nell’infanzia, come nel caso di abbandono o separazione conflittuale dei genitori.

Relazioni difficili: come funzionano i meccanismi della dipendenza relazionale

Fattori individuali

Una persona può essere maggiormente predisposta a sviluppare una Dipendenza Affettiva. La persona dipendente spesso può presentare comportamenti riferibili allo spettro impulsivo-compulsivo e altre condizioni di sofferenza psicologica, come bassa autostima, ansia, disturbo post-traumatico da stress e depressione.

Il legame di attaccamento che si instaura con l’altro, attenua il timore di essere abbandonato, illudendo il soggetto dipendente di riuscire a risolvere la propria carenza di autostima.

Come uscire dalla Dipendenza Affettiva

La relazione di Dipendenza Affettiva diventa nel tempo una prigione dolorosa per il soggetto dipendente dalla quale è molto difficile uscire: la relazione morbosa provoca scarsa autostima e insicurezza nella persona dipendente, la quale cercherà rassicurazioni e approvazione nell’altro, entrando così in un circolo vizioso.

Nonostante non sia facile, è possibile uscire dalle grinfie della relazione tossica se la persona dipendente è disposta a lavorare su stessa e sulle sue fragilità, recuperando la sua stabilità interiore, il suo senso di autoefficacie ed autonomia e, soprattutto, sconfiggendo la paura dell’abbandono.

Quali sono le tappe da raggiungere per poter uscire da una Dipendenza Affettiva e poter costruire finalmente relazioni sane basate sulla reciprocità e la libertà individuale?

  1. Riconoscere e accettare il proprio stato di Dipendenza Affettiva, non bisogna più negarlo a se stessi e agli altri.
  2. Analizzare e comprendere le cause e le dinamiche che hanno instaurato la relazione morbosa. Oltre a riconoscere le caratteristiche disfunzionali del partner e del legame, è necessario analizzare la propria storia e il proprio funzionamento per comprendere le proprie vulnerabilità e l’origine delle proprie dinamiche disfunzionali. Per questo è importante anche analizzare lo stile di attaccamento primario instaurato con le figure di riferimento. Uno strumento utile per trattare eventuali esperienze traumatiche è il metodo EMDR.
  3. Sviluppare la motivazione ad interrompere la relazione dipendente, sbarazzandosi della paura dell’abbandono e imparando a dire “no”.
  4. Correggere le credenze disfunzionali negative su di sè (come il pensiero di non valere niente, di non essere importante e di non essere degno di amore) imparando ad amare se stessi e accrescendo l’autostima. Amare se stessi significa conoscere ed accettare i propri pregi e difetti, le proprie potenzialità e i propri limiti, perdonarsi per gli errori commessi, sentirsi degni di amore e rispetto, in quanto persone umane e non perché si è disposti a dare qualcosa in cambio. Bisogna essere il migliore amico di se stessi, consolandosi nel dolore e nella tristezza e dandosi ciò di cui si ha bisogno, senza aspettarsi che siano gli altri a darcelo.
  5. Imparare ad autoregolarsi e a tollerare le frustrazioni.
  6. Accogliere i momenti di solitudine, imparando ad apprezzarli come occasione per ascoltarsi e riflettere su se stessi.
  7. Dare meno importanza al giudizio altrui.
  8. Diventare autonomi e accrescere l’autodeterminazione. Imparare a non dipendere dall’altro per la propria sopravvivenza, non solo affettiva, ma anche materiale.
  9. Imparare ad instaurare relazioni affettive paritarie e soddisfacenti.
  10. Sviluppare la fiducia in se stessi e negli altri.
  11. Esprimere i propri bisogni in modo assertivo.
  12. Valorizzare la rete di supporto sociale e amicale, la quale può aiutare il soggetto a non ricascare nel circolo vizioso della relazione tossica.

Conclusione

Per intraprendere questa crescita personale è sempre consigliabile rivolgersi ad un professionista della salute mentale capace di indirizzare e supportare la persona con una Dipendenza Affettiva in questo percorso.

Risorse:

Parliamo di dipendenza affettiva con la dott.ssa Annarita Scarola dal nostro canale YouTube

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