Da giugno del 2018 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha annoverato tra le psicopatologie la dipendenza da videogiochi o “Gaming Disorder”, patologia inserita anche all’interno dell’undicesima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11, capitolo V – Mental and behavioural disorders  – F00-F99 – Mental disorder, not otherwise specified).

Negli ultimi anni il gioco online è aumentato notevolmente di popolarità, con conseguenze non marginali. Indagini nazionali hanno mostrato percentuali di prevalenza di dipendenza da videogiochi del 10% -15% tra i giovani in diversi paesi asiatici e dell’1% -10% in alcuni paesi occidentali (Saunders et al., 2017). Il gaming disorder condivide molte caratteristiche con le dipendenze da sostanze psicoattive e da gioco d’azzardo, è stato infatti dimostrato che vengono coinvolte e attivate le stesse aree cerebrali (McBride e Derevensky, 2016). 

I videogiochi online sono più preoccupanti di quelli offline poiché possono coinvolgere più persone contemporaneamente. Rilevante è il fenomeno dei cosiddetti  MMORPG (Massive(ly) Multiplayer Online Role-Playing Game): si tratta di giochi di ruolo per computer o per console che vengono svolti in internet contemporaneamente da più persone reali, perciò si chiamano giochi “online”. Migliaia di giocatori possono interagire interpretando personaggi che si evolvono insieme al mondo persistente in cui vivono.

A questa categoria di giochi appartiene il celeberrimo Fortnite, un videogioco del 2017 svipuppato da Epic Games il cui obiettivo è sopravvivere fino alla fine in una modalità “tutti contro tutti”. Possiamo affermare che questo gioco è diventato virale: se ne sente parlare in continuazione, i bambini ballano le mosse di Fortnite (quelle che i personaggi fanno per festeggiare dopo aver vinto un nemico) e in tanti ci giocano. È gratuito, basta crearsi un account e giocare. Inoltre sul web si legge che è “giocabile”, cioè semplice per i principianti ma allo stesso tempo avvincente per i più esperti, allegro e colorato (il che lo rende affascinante anche per i più piccoli), bello da guardare (migliaia di persone si collegano a varie piattaforme per assistere in diretta alle partite). 

L’altra faccia della medaglia è che girano anche terribili numeri e storie di dipendenza da questo gioco: ci giocano 150 milioni di adolescenti maschi, registra 200 milioni di utenze, attorno all’azienda produttrice orbita un giro di business di circa un miliardo di dollari, nel Regno Unito pare che Fortnite sia stato citato in più di 200 cause di divorzi, si parla di gente che passa più di 12 ore al giorno davanti allo schermo per giocare a Fortnite, gente che ha dovuto lasciare la scuola o il lavoro a causa della dipendenza sviluppata; è stato addirittura definito un’ossessione generazionale.

Vediamo dunque più da vicino come funziona la dipendenza da videogiochi.

I sintomi del Gaming DIsorder sono i seguenti:

  • Totale perdita di controllo su tale attività, tanto da non rendersi più conto di quanto tempo e con quale frequenza ci si dedica ad essa;
  • Dare priorità ai videogiochi rispetto a qualsiasi altro interesse, con conseguente isolamento sociale e peggioramento del rendimento scolastico;
  • Estrema difficoltà ad abbandonare il gioco quando si è invitati a fare altro, con conseguente irritabilità e nervosismo;
  •  Necessità di impegnarsi in giochi per periodi di tempo progressivamente più lunghi e in giochi più impegnativi, in quanto i giochi precedenti non producono più il coinvolgimento e gli effetti desiderati (tolleranza);
  • Difficoltà nello svolgimento di qualsiasi altra attività che esuli dal contesto videoludico;
  • Bisogno compulsivo di giocare (craving);
  • Iperattività, irritabilità e sbalzi d’umore;
  • Sonno disturbato o difficoltà a prendere sonno;
  • Difficoltà a rispettare le regole, reagendo in modo impulsivo di fronte ad esse;
  • Protrarre tale comportamento nonostante le conseguenze negative.

Nei casi più gravi, in cui si trascorrono più di dieci ore al giorno davanti ai videogiochi, le conseguenze sono più significative: privazione di sonno, inversione diurna, disidratazione, malnutrizione, convulsioni e piaghe da decubito, irritabilità, aggressività fisica, depressione e una serie di problemi sociali, scolastici e professionali (Mihara et al., 2016).

Tra i possibili fattori di rischio, riconosciamo invece il ruolo dell’influenza genetica, divorzi dei genitori nel corso della prima infanzia, abusi e traumi, uno stile educativo eccessivamente permissivo, genitori portatori di psicopatologia (Reinherz et al., 2000), oppure la presenza di disturbi dello sviluppo, disturbi comportamentali, fobia sociale, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), disturbi dello spettro autistico, depressione, predisposizione a sviluppare disturbi di personalità, alta impulsività, presenza di disturbo della condotta (Zadra et al., 2016).

Frequentemente il gaming disorder è associato ad altre forme di dipendenza (uso di sostanze, alcol, dipendenza da internet in generale), sviluppatesi anche precocemente sin dalla preadolescenza (Van Rooij et al., 2014).

Cosa si può fare per prevenire lo sviluppo di questa patologia?

È opportuno che i genitori seguano sin da subito le seguenti indicazioni:

  • Evitare di lasciare il bambino frequentemente o per lungo tempo davanti a dispositivi elettronici (smartphone, tablet, tv), proponendo alternative quali giochi manuali o di creatività;
  • Dare regole precise rispetto all’utilizzo dei videogiochi (per esempio solo dopo aver fatto i compiti, non oltre un’ora consecutiva);
  • Stimolare interesse allo studio o ad altre attività (sport o musica);
  • Fare in modo che il bambino non passi molto tempo isolato ma che abbia sin da subito degli amici con cui passare il tempo;
  • Essere di buon esempio e non trascorrere a propria volta troppo tempo tra tv, smartphone o videogiochi.

Se invece ci si rende conto di avere una dipendenza da videogiochi, è opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta o ad un centro specializzato nel trattamento di tale patologia, al fine di comprendere le cause che hanno portato a tale comportamento e ridurre il disagio che ne deriva.

Bibliografia

McBride J., Derevensky J. (2016). Gambling and video game playing among youth. Journal of Gambling Issues, 34, 156–178. 

Mihara S., Nakayama H., Osaki Y., Higuchi S. (2016). Report from Japan. Background paper prepared for the WHO Hong-Kong Meeting on Policy and Program Responses to Mental and Behavioral Disorders Associated with Excessive Use of the Internet and Other Communication and Gaming Platforms. Available through Department of Mental Health and Substance Abuse, World Health Organization, Geneva, Switzerland.

Reinherz H. Z., Giaconia R. M., Carmola Hauf A. M., Wasserman M. S., Paradis A. G. (2000). General and specific childhood risk factors for depression and drug disorders by early adulthood. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 39, 223–231.

Saunders J. B., Hao W., Long J., King D. L., Mann K., Fauth-Bühler M. , Rumpf H.J., Bowden-Jones H. , Rahimi-Movaghar A., Chung T., Chan E., Bahar N., Achab S., Lee H.K., Potenza M., Petry N., Spritzer D., Ambekar A., Derevensky J., Griffiths M.D., Pontes H.M., Kuss D., Higuchi S., Mihara S., Assangangkornchai S., Sharma M., Kashef A.E., Ip P., Farrell M., Scafato E., Carragher N., Poznyak V. (2017). Gaming disorder: Its delineation as an important condition for diagnosis, management, and prevention. Journal of Behavioral Addictions, 1; 6(3), 271-279.

Van Rooij A. J., Kuss D. J., Griffiths M. D., Shorter G. W., Schoenmakers T. M., Van de Mheen D. (2014). The co-occurrence of problematic video gaming, substance use, and psychosocial problems in adolescents. Journal of Behavioral Addictions, 3(3), 157–165.

Zadra S., Bischof G., Besser B., Bischof A., Meyer C., John U., Rumpf H. J. (2016). The association between Internet addiction and personality disorders in a general population-based sample. Journal of Behavioral Addictions, 5, 691–699.

Articolo scritto dalla dr.ssa Annarita Scarola Psicologa Psicoterapeuta

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