Il termine mobbing viene spesso utilizzato nell’ambito lavorativo in modo generico ed improprio; non si tratta di un singolo episodio di critica, di uno sporadico conflitto con un collega o di un rimprovero del capo.

Mobbing deriva dal verbo inglese “to mob” che significa assalire, accerchiare, attaccare. Sotto questa dicitura vengono riunite quelle azioni ripetute sul posto di lavoro da parte di una o più persone ai danni di uno o più lavoratori, con l’obiettivo di ridurli ad una situazione di isolamento ed emarginazione. Gli elementi che lo caratterizzano sono: aggressione e persecuzione di carattere psicologico, sistematicità e durata nel tempo, andamento progressivo, conseguenze patologiche a livello psico-fisico.

Il mobbing può essere verticale nei casi in cui l’autore sia un superiore, orizzontale in caso sia un pari grado. Esiste poi una forma di mobbing dal basso verso l’alto in cui il superiore viene sistematicamente boicottato o scavalcato, per trasmettergli il messaggio di non essere più gradito o legittimato.

GLI ATTORI DEL MOBBING 

Nel mobbing possiamo individuare tre attori: mobber, mobbizzato e co-mobber.

come riconoscere quando si tratta di Mobbing

Il mobber è l’autore, colui che attua le azioni di mobbing ai danni di qualcuno. Il mobbizzato è la vittima, che vive una prima fase caratterizzata da ansia reattiva nel tentativo di impostare una strategia difensiva.

Qualora questa risultasse infruttuosa l’ansia reattiva lascia il posto ad una sensazione di inadeguatezza ed alla tendenza all’autoisolamento, fino ad arrivare alla franca depressione. I co-mobber sono le persone che assistono da spettatori all’azione psicosociale in modo attivo o passivo.

LE AZIONI MOBBIZZANTI

Il mobber agisce attraverso diverse azioni: calunnie, insulti, umiliazioni, cambio di mansioni, esclusione, minacce, pettegolezzi. Ege (1997) le riunisce sotto 5 categorie:

  • Attacchi ai contatti umani
  • Violenza e minacce
  • Isolamento sistematico
  • Cambiamenti di mansioni
  • Attacchi alla reputazione

LE CONSEGUENZE PERSONALI DEL MOBBING

Problemi di ansia. Possono manifestarsi in modo generico episodi ansiosi, oppure in casi più gravi sintomi ossessivo-compulsivi o fobici. L’ansia è pervasiva, spesso invalidante, tanto da portare il mobbizzato ad allontanarsi sempre di più dal posto di lavoro.

Disturbi post-traumatici da stress. Quando le azioni di mobbing vengono vissute come traumi ripetuti può accadere che si sviluppino ideazioni intrusive e somatizzazioni.

Disturbi del comportamento. Quando il soggetto è sopraffatto dalle emozioni negative e fallisce quindi nel controllo di esse può accadere che assuma sostanze nocive come alcol, fumo, farmaci. Oppure che intraprenda condotte alimentari inappropriate o comportamenti violenti e aggressivi.

Alterazioni dell’equilibrio emotivo. Il mobbizzato può avere difficoltà a controllare le proprie reazioni emotive. Messo a dura prova dalla situazione, utilizza tutte le sue risorse per fronteggiarla andando così incontro ad un “esaurimento di risorse” che si manifesta con pianti incontrollati, senso di solitudine, disperazione e depressione.

Articolo Scritto dalla dott.ssa Federica Ferrai psicologa e psicoterapeuta riceve nella città di Monza

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